"The screen door slams, Mary's dress waves. Like a vision she dances across the porch as the radio plays"
Sono questi i versi che inaugurano Born to Run, disco epocale pubblicato da Bruce Springsteen nel 1975 che torna più volte in questa classifica 10 migliori film con le canzoni di Bruce Springsteen. Basta chiudere gli occhi e ascoltare le note del pianoforte, dapprima lente, poi sempre più rapide, per figurarsi Mary che danza leggiadra sul portico con l'abito che le svolazza intorno. E non importa se Mary non è una gran bellezza perché "è giusta". La scrittura di Bruce Springsteen ha avuto fin da subito una forte componente cinematografica. La rappresentazione del quotidiano, l'urlo di rabbia della working class, il sogno americano che si frantuma, ma anche la speranza di rinascita, nei suoi brani, passano attraverso immagini vivide, fotografiche, accompagnate dal sound ruvido e corposo della Telecaster. Non ci stupirà, dunque, apprendere che in versione embrionale Thunder Road si intitolava Wings for Wheels e che ha raggiunto la sua forma compiuta dopo che il Boss ha visto per la strada un poster del crime drama Thunder Road (Il contrabbandiere) con Robert Mitchum, anche se il musicista ha confessato di aver visto il film solo in seguito.
Bruce Springsteen è il primo a riconoscere la qualità cinematografica dei suoi testi. "Un giorno stavo suonando la mia chitarra seduto sul letto, e le parole 'born to run' sono venute da me. All'inizio pensavo che fosse il titolo di un film o qualcosa che avevo visto dalla macchina. Mi piaceva la frase perché suggeriva un dramma cinematografico...". E non sembra forse la trama di un film la storia della diciassettenne Mary e del suo giovane marito costruttore edile che attraversano la valle per consumare il loro amore sulla riva del fiume di The River? Bruce Springsteen ha dichiarato più volte la sua passione per i noir anni '40 e per i B movie. Tra i suoi titoli preferiti vi sono Il postino suona sempre due volte, Furore (all'opera di John Steinbeck, nel 1995, il Boss dedicherà l'album The Ghost of Tom Joad), La fiamma del peccato, Strada a doppia corsia, Rolling Thunder e Cockfighter.
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Giunto alla soglia dei 70 anni, il rocker ha deciso di regalarsi la prima regia dirigendo a quattro mani il film-concerto Western Stars, che segue l'uscita dell'album omonimo. L'amore di Springsteen per la settima arte è stato ricambiato con una pioggia di omaggi. Registi più o meno noti hanno saccheggiato la sua vasta produzione costruendo intorno ai suoi brani sequenze epocali o semplicemente arricchendo la colonna sonora con canzoni che, dopo poche note, sono in grado di creare il mood giusto. Vediamo insieme quali sono, a nostro parere, i dieci migliori film che contengono al loro interno brani di Bruce Springsteen.
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Alta Fedeltà
Fuori classifica il cult di Stephen Frears che adatta l'altrettanto indimenticabile romanzo di Nick Hornby, ma solo perché il film, infarcito di musica dal primo all'ultimo minuto, non contiene brani di Bruce Springsteen. C'è di meglio, però. In Alta fedeltà il Boss in persona appare a John Cusack in una conversazione nella sua testa mentre il suo protagonista rimugina sull'idea di andare a far visita alle sue ex per comprendere le ragioni della sua recente rottura con la fidanzata. Proprio come nel brano di Springsteen Bobby Jean. Prima apparizione del cantante in un film di finzione, il cameo venne girato il 2 luglio 1999 nei Disney Soundstage Studios di New York City e Stephen Frears chiede di ripetere per numerosi ciak perché voleva passare più tempo insieme al Boss. Alla fine John Cusack fu costretto a dirgli "Steve, adesso basta!"
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10. Warm Bodies (Hungry Heart)
Dopo un'apocalisse lo zombie R (Nicholas Hoult), sconsolato morto vivente, vaga nei paraggi di un aeroporto abbandonato infestato dai morti viventi. Come i suoi simili, R passa il tempo nutrendosi di carne umana, ove possibile cervello, e si esprime a grugniti. All'improvviso l'apparizione della bionda Julie (Teresa Palmer) torna a fargli battere il cuore. R salva Julie dagli altri zombie e la porta in salvo con sé su un aereo dove i due, per ingannare il tempo, guardano vecchie foto o fanno giochi di destrezza sulle note di Hungry Heart del Boss. In questo caso, però, in Warm Bodies di "affamato" non c'è soltanto il cuore.
9. Blinded by the Light
Il film che prende il titolo dal primo singolo di Bruce Springsteen tratto dal suo album d'esordio, Greetings from Ashbury Park, N.J., non vede il Boss protagonista solo della colonna sonora. Blinded by the Light è un'incredibile omaggio all'opera di Springsteen filtrato attraverso lo sguardo di un adolescente pachistano cresciuto a Luton, nella periferia profonda di Londra, negli anni '80. La scoperta della musica di Bruce Springsteen sarà una scossa che gli insegnerà ad aprire gli occhi, a ribellarsi alle imposizioni familiari e a imparare a lottare per realizzare i suoi sogni. Il film di Gurinder Chada (qui la recensione di Blinded by the Light) è ispirato alle memorie del giornalista del Guardian Sarfraz Manzoor, Greetings from Bury Park: Race, Religion and Rock'N'Roll. Manzoor, neanche a dirlo, è un superfan del Boss che ha visto 160 volte dal vivo e lo stesso Springsteen ha gradito molto il film a cui ha dato la sua benedizione.
8. Cop Land (Stolen Car)
La musica di Bruce Springsteen ha il potere di raccontare drammi, dolori e frustrazioni del ceto medio con irresistibile potenza. Ne sa qualcosa Sylvester Stallone in Cop Land, solido dramma di James Mangold del 1997 che lo vede nei panni di uno sceriffo di una cittadina del New Jersey circondato da poliziotti corrotti. L'aspirazione di Freddy Heflin di diventare un ufficiale di polizia del NYPD si è infranta quando ha perso l'udito da un orecchio dopo aver salvato una donna che stava affogando. Ferito nel corpo e nello spirito, in una dolente scena lo sceriffo fa ritorno a casa, va dritto al suo giradischi e mette Stolen Car di Bruce Springsteen, brano che racconta il suo stato d'animo più di mille parole. Galeotta fu la canzone, visto che questo è anche il momento in cui il personaggio di Stallone e quello di Annabella Sciorra, la donna che lui ha salvato, confessano i propri sentimenti reciproci.
7. Risky Business (Hungry Heart)
Scatenato cult generazione, Risky Business consacra Tom Cruise al rango di star. Rimasto solo a casa dopo la partenza dei ricchi genitori, il diciassettenne Joel Goodson ne combina di tutti i colori, balla in mutande per casa, ingaggia avvenenti prostitute, distrugge la costosa Porsche 928 del padre e mette su un bordello improvvisato per guadagnare il denaro necessario alla riparazione. Esplosivo l'uso di Hungry Heart nella scena in cui Tom Cruise prende la Porsche del padre per una nottata di follie con l'amico e due prostitute. Nel momento in cui l'auto si spegne sulla soglia del garage mentre viene estratta in retromarcia anche la canzone si ferma in un ammicco allo spettatore, per poi ripartire non appena il motore si riaccende.
6. Dead Man Walking (Dead Man Walking)
Struggente pamphlet contro la pena di morte e il sistema carcerario a stelle e strisce, Dead Man Walking è la seconda regia di Tim Robbins. Il film è un pugno nello stomaco per la sua scelta di raccontare senza sconti la realtà del braccio della morte. Sean Penn interpreta un uomo colpevole senza ombra di dubbio, un criminale che ha ucciso una coppia di fidanzati dopo aver violentato la ragazza. Impossibile empatizzare col personaggio, eppure nel momento in cui gli viene comunicata la sentenza ci troviamo di fronte a un essere umano chiamato ad accettare la fine della propria vita e a dire addio alla sua famiglia e alla suora scelta come consigliera spirituale, Suor Helen Prejean, personaggio esistente interpretato da una straordinaria Susan Sarandon, giustamente premiata con l'Oscar. Nomination per la regia asciutta ed equilibrata di Tim Robbins e nomination per la canzone di Bruce Springsteen, Dead Man Walking, piazzata sui titoli di coda a darci il colpo di grazia.
La colonna sonora di Dead Man Walking
5. Jerry Maguire (Secret Garden)
Le strade di Tom Cruise e Bruce Springsteen tornano a incrociarsi in Jerry Maguire, parabola di Cameron Crowe che parla d'amore, di successo, convenienza e capacità seduttiva. Il seduttore in questione è l'arguto Jerry Maguire, agente sportivo in difficoltà finanziarie che decide di avviare il proprio studio, seguito con entusiasmo solo dalla 26enne Dorothy Boyd (Renée Zellweger), madre single. Mentre cerca di far funzionare le cose sul lavoro, Jerry propone a Dorothy di sposarlo in virtù del fatto che si è affezionato al bambino di lei, ma dopo qualche tempo la donna si rende conto della mancanza di reale trasporto da parte del marito. Cameron Crowe è uno che di musica se ne intende, la sua capacità di piazzare il brano giusto al momento giusto è indiscussa e ce ne fornisce un saggio con Secret Garden, colonna sonora dello struggente confronto tra Jerry Maguire e la moglie, momento in cui Renée Zellweger realizza che lui non la ama come lei vorrebbe.
4. Palombella rossa (I'm on Fire)
Anche Nanni Moretti cede al fascino del Boss per la sua riflessione sulla crisi dei valori della Sinistra. L'espediente narrativo di Palombella rossa è la perdita di memoria di Michele Apicella, alter ego storico del regista, funzionario del PCI smarrito di fronte alla frammentazione della sinistra. La terapia di Michele, in Palombella rossa, passa attraverso una lunga partita di pallanuoto, sport praticato da Moretti, in cui a un certo punto parte I'm on Fire. Mentre Silvio Orlando, nei panni dell'allenatore, urla con voce strozzata le indicazioni per i giocatori, incalzato dalle continue richieste di Michele Apicella di scendere in acqua, I'm on Fire provoca il silenzio generale in piscina in una scena surreale in cui Apicella prova a stoppare la propria gamba che non riesce a non scandire il ritmo del brano.
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3. La 25ª ora (The Fuse)
In uno dei film più acclamati di Spike Lee, Edward Norton interpreta Monty, piccolo spacciatore che, tradito da una soffiata, dopo la perquisizione del suo appartamento viene condannato a sette anni di carcere. L'uomo si congeda dalla fidanzata portoricana Naturelle (Rosario Dawson) e dagli amici Jacob, un insegnante innamorato di una sua studentessa, e Frank, un cinico agente di borsa, nel corso di un'ultima lunga notte di libertà trascorsa in discoteca. Monty è convinto di non sopravvivere al carcere così, nel timore di stupri o rappresaglie, chiede agli amici di prenderlo a pugni rovinandogli il viso in modo da sembrare meno pulito. Ad accompagnarlo in carcere, il mattino dopo, sarà il padre in un lungo viaggio in macchina che si svolge in una metaforica venticinquesima ora, sullo sfondo di una New York che si lecca le ferite cercando di risollevarsi dopo l'11 settembre, dove un'altra vita è possibile. O forse no. A suggello la splendida The Fuse nei titoli di coda, brano tratto dall'album The Rising, che riflette la situazione degli USA dopo gli attacchi alle Torri Gemelle.
2. The Wrestler (The Wrestler)
Dopo il passo falso de L'albero della vita, Darren Aronofsky riparte da zero e si gioca il tutto per tutto con The Wrestler, dolente pellicola indie che racconta il riscatto di un anziano wrestler in declino interpretato da Mickey Rourke (qui potete leggere la nostra recensione di The Wrestler). Il volto pesto di Rourke, devastato dal pugilato prima e dalla chirurgia estetica poi, aggiunge un ulteriore livello di realismo al dramma del wrestler Randy Robinson, allontanato dalla famiglia e costretto a sospendere le sostanze che lo aiutavano a combattere per via di un problema al cuore. Anche se ad accompagnare il climax del film è la hit dei Guns'n Roses Sweet Child of Mine, il contributo di Bruce Springsteen arriva nei titoli di coda con la ballad The Wrestler. A convincere il Boss a dare il suo contributo al film è stato proprio Mickey Rourke, suo amico intimo.
1. Philadelphia (Streets of Philadelphia)
A consegnare l'Oscar per la miglior canzone nelle mani di Bruce Springsteen nel 1994 è stata un'abbagliante Whitney Houston. Sembra una vita fa quando le note vibranti di Streets of Philadelphia risuonavano nel Dorothy Chandler Pavilion a celebrare il brano simbolo del film di Jonathan Demme. Oggi che non ci sono più né Whitney Houston né Demme, resta un film che racconta il dramma dell'AIDS denunciando il suo essere considerato una piaga sociale quando ancora non se ne conosceva la natura e lo stigma piombato su coloro che si scoprivano malati. E resta uno meraviglioso intro in cui la voce del Boss accompagna una cinepresa che accarezza Philadelphia dall'alto per poi esplorarne le vie, i parchi, i mercati, la gente. Protagonista di Philadelphia è uno straordinario Tom Hanks nei panni di un avvocato omosessuale la cui malattia si manifesta mentre è impegnato in un'importante causa. Hanks, anche lui premiato con l'Oscar, è la punta di diamante di un cast che comprende Denzel Washington, Antonio Banderas e Joanne Woodward. Colonna sonora in stato di grazia per il film, visto che anche Philadelphia di Neil Young riceve la nomination, ma sarà il Boss a spuntarla con la sua prima canzone scritta per un film. "Adesso la strada dovrebbe essere in discesa" ha scherzato lui durante il discorso di ringraziamento. In effetti è andata proprio così.