Blinded by the Light, la recensione: la vita secondo le canzoni di Bruce Springsteen

La recensione di Blinded by the Light, film di Gurinder Chadha, storia vera di un ragazzo degli anni '80 che trova il coraggio di seguire i suoi sogni grazie alla musica del Boss.

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Blinded By the Light: Viveik Kalra in una scena del film

Nello scrivere la recensione di Blinded by the Light, anche noi non possiamo fare a meno di tornare agli anni dell'adolescenza. Quattro mura che diventano una prigione: che siano quelle di una stanza in cui ci si rifugia per scappare da una famiglia che sembra non capirci, o quelle di una scuola in cui tutti ci passano accanto senza vederci davvero, la vita senza passioni diventa immediatamente grigia, spenta, senza colori. Per sfuggire alla noia immobile di un'esistenza senza sogni, a volte l'unica cosa da fare è mettere su una canzone in grado di rimetterci in pace con il mondo e con noi stessi. Se è una canzone del Boss ancora meglio. Parte da questo spunto Blinded by the light, che non è solo la prima canzone del primo disco di Bruce Springsteen, ma anche un film diretto da Gurinder Chadha, premiato al Giffoni Film Festival nella sezione Generator +13.

Nelle sale italiane dal 29 agosto, il film è l'adattamento di Greetings from Bury Park: Race, Religion and Rock N' Roll (ogni riferimento all'album Greetings from Asbury Park, N.J. è puramente intenzionale), biografia di Sarfraz Manzoor, giornalista del The Guardian letteralmente ossessionato da Bruce Springsteen. Figlio di pakistani immigrati a Luton, a 60 km a nord di Londra, Manzoor, che ha scritto la sceneggiatura insieme alla regista, era adolescente nella Gran Bretagna del 1987, in piena era Margaret Thatcher, tra manifestazioni razziste del National Front e Pet Shop Boys alla radio. Il suo alter ego, Javed (Viveik Kalra), si trova a vivere le stesse situazioni: l'ostilità dei vicini, la difficoltà a farsi degli amici, la pressione di non avere una ragazza e soprattutto l'insicurezza nell'esprimere le proprie aspirazioni di scrittore.

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Blinded By the Light: Nell Williams, Aaron Phagura, Viveik Kalra in una scena del film

Un giorno, grazie al compagno di scuola Roops (Aaron Phagura), che gli dà due cassette del Boss, l'illuminazione: la musica di Bruce Springsteen diventa la manifestazione della sua voce interiore, "la linea diretta con tutto ciò che è vero in questo mondo di merda". Da quel momento Javed vive, respira, si veste, ama, canta, balla, scrive e sogna secondo i testi del cantautore del New Jersey, che, come tutti i grandi artisti, è senza tempo e universale: il dolore e la rabbia di un ragazzo cresciuto nella provincia americana degli anni '60 sono gli stessi di un figlio di pakistani nella Luton anni '80.

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Blinded By the Light: Nell Williams e Viveik Kalra durante una scena

Cercando di rimanere in equilibrio tra commedia, dramma e musical, Gurinder Chadha, dopo il successo di Sognando Beckham, torna a parlare dell'importanza degli idoli per chi sta passando dall'adolescenza all'età adulta: il timido Javed, che scrive i testi per la band dell'amico Matt (Dean-Charles Chapman) ma non ha il coraggio di dire ai suoi genitori che il suo sogno è scrivere, perché lo vorrebbero con un lavoro sicuro, trova nella voce roca di Springsteen la spinta per seguire la sua vocazione e trasformare il corso di scrittura creativa che segue con la professoressa Clay (Hayley Atwell) nel suo futuro.

Per trasformare in chiave visiva lo sconvolgimento emotivo che i testi di Bruce Springsteen hanno su Javed, la regista usa lo stratagemma delle parole proiettate sui muri, delle lettere sovraimpresse alle immagini unite a coreografie da musical: se la prima volta funziona, alla terza o quarta il gioco non è più divertente, finendo per relegare il film allo status di semplice commedia adolescenziale, che avrebbe potuto essere più coraggiosa, più onesta e invece è una fiaba che ti fa uscire dalla sala con il cuore contento, ma che molto probabilmente dimenticherai presto.
Springsteen, che ha incontrato davvero la regista e Sarfraz Manzoor nel 2007, ha apprezzato il romanzo e benedetto il film, concedendo ben dieci sue canzoni (compresa I'll Stand by You Always, scritta per Harry Potter e la pietra filosofale ma rifiutata da J.K. Rowling).

Conclusioni

Come detto nella recensione di Blinded by the Light, Gurinder Chadha, dopo Sognando Beckham, torna a parlare dell’importanza degli idoli e delle passioni per chi passa dall’adolescenza all’età adulta. Adattando per il grande schermo Greetings from Bury Park: Race, Religion and Rock N’ Roll, romanzo autobiografico del giornalista del The Guardian Sarfraz Manzoor, la regista mostra come la musica, e in questo caso quella di Bruce Springsteen, a volte sia in grado di salvare vite più, e meglio, di amici e parenti: lo sa bene Javed, ragazzo di origine pakistana cresciuto nella Luton del 1987, che sogna di essere uno scrittore nonostante la vita di provincia faccia di tutto per spegnere il suo fuoco sacro. In equilibrio tra commedia, dramma e musical, Blinded by the Light tratta con leggerezza temi importanti come razzismo e depressione culturale, con tanto di coreografie e numeri musicali estemporanei. Perfetto per un pubblico giovanissimo, il film finisce per diventare una favola leggera, che diverte, ma rischia di farsi dimenticare presto una volta usciti dalla sala.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
3.5/5

Perché ci piace

  • La colonna sonora, tutta a base di brani di Bruce Springsteen, è travolgente.
  • La regista riesce a trovare il giusto equilibrio tra commedia, dramma e musical.
  • Il protagonista Viveik Kalra è convicente.

Cosa non va

  • Lo stratagemma di usare i testi delle canzoni di Springsteen in sovraimpressione alle immagini al terzo utilizzo non convince più.
  • Il film è adatto sopratutto a un pubblico molto giovane: una favola che diverte ma rischia di farsi dimenticare presto.