Boy Erased - Vite cancellate, il nuovo film scritto e diretto dall'attore australiano Joel Edgerton, si ispira alla storia vera di Garrard Conley per portare sul grande schermo un racconto che affronta il tema delle "terapia di conversione" attraverso il racconto di un ragazzo che decide di intraprendere il percorso che dovrebbe "riportarlo" sulla via dell'eterosessualità e della fede cristiana.
Il lungometraggio, di cui ci accingiamo a parlare in questa recensione di Boy Erased - Vite cancellate, trova il modo di sottolineare le conseguenze dei pregiudizi e di una mentalità chiusa che giudica senza rendersi conto delle conseguenze, immediate e a lungo termine, sulle persone che diventano oggetto delle critiche e condanne altrui, alle volte persino in un contesto alimentato dalla convinzione di essere nel giusto e animati dall'amore per chi è invece è destinato a diventare vittima e spinto a credere fermamente di essere sbagliato e malato.
Joel Edgerton ritorna alla regia di un lungometraggio dopo il promettente Regali da uno sconosciuto - The Gift e conferma di saper gestire ottimamente il proprio cast per rendere la narrazione ricca di sfumature, mettendo così in secondo piano alcuni punti deboli che, se non supportati da performance convincenti, avrebbero potuto penalizzare molto il risultato finale.
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Al centro della trama, un amore che non supera i pregiudizi
La trama di Boy Erased racconta la storia di Jared Eamons (Lucas Hedges), il figlio di un pastore battista che vive in una piccola città di provincia americana. Dopo un'esperienza traumatica vissuta durante il suo primo anno di università, il ragazzo decide di parlare apertamente ai propri genitori, rivelando la propria omosessualità. Marshall Eamons (Russell Crowe) e sua moglie Nancy (Nicole Kidman) decidono quindi che la soluzione a questo "problema" sia far frequentare a Jared un programma di terapia di conversione dove Victor Sykes (Joel Edgerton) utilizza delle discutibili tecniche, facendo inoltre leva sulla religione e su stereotipi di vario tipo, per "guarire" le persone omosessuali.
Jared inizierà in questo modo un percorso personale che lo porterà a una nuova consapevolezza del mondo e della propria identità, confrontandosi inoltre con altri giovani alle prese con i suoi stessi dubbi, tra cui Jon (Xavier Dolan), in grado di evitare contatti fisici indesiderati e dall'animo un po' ribelle, il sensibile Cameron (Britton Sear), il cui fisico imponente nasconde un animo incredibilmente dolce, l'insicura Sarah (Jesse LaTourette) e il consapevole Gary (Troye Sivan).
Un racconto attento alle sfumature
Edgerton sceglie con intelligenza la strada del racconto senza una presa di posizione esplicitamente priva di chiaroscuri per condurre gli spettatori in un mondo fatto di sofferenze e traumi causati da buone intenzioni fondate su pregiudizi arcaici e dannosi. La performance di Nicole Kidman riesce a delineare la figura di una madre il cui istinto di protezione e amore incondizionato vengono inizialmente soffocati dalla presenza maschile carismatica e influente del marito, il cui ruolo nella comunità religiosa gli rende a sua volta complicato andare oltre delle idee radicate in una fede che professa l'amore, ma fatica nella pratica ad accettare ciò che considera diverso.
La stessa figura del "terapeuta", seppur inflessibile nel suo metodo, lascia aperti non pochi dubbi riguardanti la sua reale fiducia nel programma, mentre i giovani devono affrontare pressioni psicologiche e fisiche (per mano di un leader interpretato con grande efficacia dal musicista Flea) sempre più invasive e traumatiche.
Il film mostra le varie reazioni dei "pazienti" offrendo un'ampia gamma di comportamenti ed emozioni diverse, dal fingere di seguire le direttive al crollo definitivo, mentre il protagonista interpretato da Lucas Hedges cerca di fare chiarezza dentro di sé per capire quello in cui credere e ciò che desidera per la propria vita.
Dopo Tre manifesti a Ebbing, Missouri e Manchester by the Sea, il giovane attore dimostra di possedere la maturità necessaria per portare in vita un personaggio che deve fare i conti con dei dilemmi interiori radicati nel desiderio di farsi accettare e a sua volta volersi bene all'interno di una realtà piena di incomprensioni e pregiudizi, passando dai momenti di rabbia allo sconforto con uguale naturalezza e convinzione.
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Un'emotività misurata per un racconto importante
Il film, dopo l'inizio della terapia di conversione, permette di scoprire progressivamente il passato di Jared e la realtà nella struttura si sviluppa in parallelo con le interazioni con la madre, presenza che compie un'evoluzione sottile ma particolarmente importante, e con gli altri giovani le cui personalità e storie rimangono purtroppo quasi tutte in secondo piano, facendone emergere solo gli elementi necessari a far compiere al protagonista un nuovo passo del proprio percorso. La sceneggiatura e la regia sono attente nel non scivolare nell'emotività sopra le righe, evitando le scelte più prevedibili nella rappresentazione dell'avvicinamento tra i protagonisti o nelle loro reazioni.
I passaggi più drammatici, dalla prima esperienza sessuale del protagonista (sequenza in cui appare anche un Joe Alwyn dalla carriera in rapida ascesa) alle angherie subite da Cameron, risultano così realistiche e oneste, ben calibrate per evitare una facile strumentalizzazione.
La coppia di coniugi composta dalle star australiane Kidman e Crowe risultano delle figure quasi sommesse fino ai momenti delle rispettive "rivelazioni": l'attrice rende il momento della ribellione del proprio personaggio a quello che le è stato insegnato e imposto delicato e al tempo stesso forte nella sua reazione contraria alle aspettative che ha dovuto subire per tutta la vita, lasciando un po' di dispiacere per lo spazio limitato che le è stato dato; mentre il Gladiatore mantiene la sua "corazza" di credente incrollabile e fermo nelle sue convinzioni fino a un momento di vulnerabilità impossibile da non apprezzare nella sua autenticità.
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Una realtà curata in ogni dettaglio
La sceneggiatura, dopo l'entrata di Jared nella struttura di Love in Action, non sviluppa forse nel modo più adeguato il modo in cui ognuno dei partecipanti al programma cerca di sopravvivere alle lezioni impartite e all'idea di sessualità che viene duramente imposta, mentre la fotografia firmata da Eduard Grau riesce a enfatizzare l'impressione di rigidità e oppressione suscitata dagli spazi, che ricordano visivamente la distanza fisica e psicologica dei protagonisti, e dagli atteggiamenti, creando un affascinante contrasto con l'ampia gamma di colori esistente nel presente e nel periodo successivo alla terapia.
La colonna sonora a cui ha lavorato Jonsi, il vocalist del gruppo islandese Sigur Rós, possiede poi il giusto equilibrio tra un'atmosfera malinconica e speranza, creando sonorità leggere e mai invadenti.
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Un'opera seconda che raggiunge i suoi obiettivi
Boy Erased, nonostante un'emotività contenuta, raggiunge con successo il proprio obiettivo di ritrarre una realtà drammatica tuttora esistente per proporre un messaggio positivo all'insegna dell'accettazione e della comprensione, ribadendo come l'amore alle volte possa imprigionare le persone e solamente senza pregiudizi o giudizi morali sia possibile costruire un futuro in cui ogni individuo abbia l'opportunità di sentirsi libero di essere se stesso, a prescindere dal proprio orientamento sessuale o fede religiosa.
Edgerton firma un'opera seconda di buon livello in particolare grazie alla sua capacità di gestire e valorizzare gli attori, le cui performance sostengono un lungometraggio che fatica forse più del dovuto a trovare un approccio alla narrazione che non risulti in alcuni passaggi didascalico o troppo misurato nel suo approccio alle emozioni per paura di risultare eccessivamente coinvolto nel dare un giudizio sugli eventi mostrati.
Movieplayer.it
4.0/5