Bombshell – La voce dello scandalo, recensione: dentro le notizie

La recensione di Bombshell - La voce dello scandalo, film basato sulla crisi di Fox News e Roger Ailes.

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Bombshell - La voce dello scandalo: Nicole Kidman, Charlize Theron, Margot Robbie in una scena del film

Dopo che la miniserie The Loudest Voice è andata in onda su Sky Atlantic lo scorso dicembre, a qualche mese di distanza il pubblico italiano, grazie ad Amazon Prime Video, ha ora la possibilità di vedere un'altra trasposizione, questa volta cinematografica, degli eventi legati a Roger Ailes e Fox News. Come però si noterà in questa recensione di Bombshell - La voce dello scandalo, il film - che ha vinto l'Oscar per il miglior trucco e doveva debuttare in Italia come apertura del Bifest, prima che chiudessero le sale - ha un approccio decisamente più mirato: laddove la miniserie di Showtime raccontava tutta l'ascesa e il declino di Ailes, dal 1995 al 2016 (ogni episodio parlava di un anno specifico, indicato nel titolo), il lungometraggio si concentra sull'ultima fase, un periodo antesignano del movimento #MeToo che mostra anche il ruolo della televisione nella manipolazione politica sul suolo americano (ancora oggi, al netto di singoli programmi che possono andare controcorrente, il network è visto come il principale strumento di propaganda di Donald Trump).

C'era una volta a New York

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Bombshell - La voce dello scandalo: Nicole Kidman durante una scena del film

Gli eventi di Bombshell - La voce dello scandalo si svolgono nel 2016, in piena campagna elettorale, con un triplice percorso legato a tre donne che lavorano per Fox News, il network che Roger Ailes (John Lithgow) ha creato per conquistare un pubblico conservatore che non si sente rappresentato dalla maggior parte dei notiziari. La prima di queste tre donne è Gretchen Carlson (Nicole Kidman), pilastro del network dal 2006, prima come une delle conduttrici del talk show della mattina Fox & Friends e poi come star di un programma tutto suo, The Real Story With Gretchen Carlson, dal 2013; la seconda è Megyn Kelly (Charlize Theron), entrata a far parte del gruppo nel 2004 e conduttrice di The Kelly File dal 2013, specializzata in notizie di stampo giuridico e politico; la terza è Kayla Pospisil (Margot Robbie), la nuova arrivata che crede nei presunti ideali dell'impero mediatico di Ailes e vuole rendere fieri i propri genitori, pubblico ideale e affezionato delle trasmissioni di Fox News.

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Bombshell - La voce dello scandalo: John Lithgow, Margot Robbie in una scena del film

Tutte e tre le donne devono fare i conti con un ambiente lavorativo altamente misogino: Kelly, avendo moderato un dibattito presidenziale, si ritrova vittima di attacchi da parte di Donald Trump e dei suoi sostenitori a causa di una domanda sulle numerose affermazioni sessiste del magnate che aspira alla Casa Bianca; Carlson vuole fare causa a Fox News per le molestie sessuali subite da parte di Ailes, ma un cavillo contrattuale lo vieta e pertanto può solo denunciare lui direttamente. Cosa che lei effettivamente fa una volta licenziata, generando una divisione all'interno del gruppo poiché molti scelgono di difendere il capo e il network a prescindere. Per vincere, la giornalista avrà bisogno delle testimonianze di altre donne, come Kayla che, nella speranza di ottenere un incarico più importante, ha precedentemente accettato un incontro privato con Ailes...

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Una storia (a tratti) vera

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Bombshell - La voce dello scandalo: Charlize Theron e John Lithgow in una scena del film

Come nel caso di The Loudest Voice, il principale elemento di interesse del film è, sulla carta, l'analisi di un tema delicato quale la molestia sessuale in un ambito delle dimensioni del mondo dei media (argomento esplorato anche in chiave puramente fittizia nella recente serie The Morning Show), con la zona grigia aggiuntiva legata all'universo di Fox News, da sempre oggetto di controversia soprattutto negli USA (come ben sa chi segue regolarmente le varie trasmissioni comiche di late night, in particolare il Daily Show) per il suo essere di parte e più volte artefice di quelle fake news che Trump attribuisce disonestamente a coloro che criticano il suo operato. E lì si cela il principale problema del lungometraggio, che procede costantemente su due binari: da un lato c'è la pellicola di denuncia, con tanto di scritta finale che parla del caso Ailes come il primo di tanti nell'ambito di figure potenti che hanno scoperto di non essere invulnerabili come credevano; dall'altro c'è il ritratto del network che si avvicina di più al tono satirico e irriverente de La grande scommessa, con il quale condivide lo sceneggiatore Charles Randolph. Un approccio che influenza anche il tocco del regista Jay Roach, noto principalmente per commedie come Austin Powers: il controspione e Ti presento i miei ma anche dietro la macchina da presa per drammi politici come Recount e Game Change, anch'essi basati su episodi significativi della recente Storia americana.

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Bombshell - La voce dello scandalo: una scena con John Lithgow

Si crea così una situazione abbastanza schizofrenica, con il film che salta da un tono all'altro senza vera soluzione di continuità, raggiungendo l'apice della confusione nella sequenza in cui Ailes molesta Kayla, un momento che al contempo condanna e abbraccia lo sguardo maschile, eliminandone il senso drammaturgico con una singola, strategica inquadratura. La volontà di denunciare si scontra con l'intento satirico anche nella caratterizzazione dei personaggi, e forse non a caso le tre protagoniste sono circondate in più segmenti da attori principalmente comici, con tutte le implicazioni del caso (basti pensare al caratterista Richard Kind nei panni di Rudy Giuliani), o comunque da personaggi che sfiorano la caricatura assoluta (la scelta di Malcolm McDowell per il ruolo di Rupert Murdoch è contemporaneamente perfetta e paradossale). E se la decisione di affidare il nucleo morale della pellicola a un personaggio non propriamente reale (Kayla è un amalgama di diverse figure minori) ha senso, d'altro canto c'è un che di grottesco nell'omissione selettiva di tutto ciò che nuocerebbe all'immagine complessivamente positiva che il film restituisce di Carlson e Kelly, successivamente licenziate da altri datori di lavoro per controversie sessiste e/o razziste.

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Un'ottima interpretazione di Charlize Theron

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Bombshell - La voce dello scandalo: Margot Robbie durante una scena del film

Tenendo conto di questo squilibrio che rende ancora più ironico il titolo inizialmente scelto per il film (doveva chiamarsi Fair and Balanced, giusto ed equilibrato, il motto di Ailes quando creò Fox News, mentre Bombshell allude all'aspetto fisico delle giornaliste e alla rivelazione sul comportamento del loro capo), cosa rimane? Rimangono principalmente tre ottime prestazioni, in particolare quella di Charlize Theron che, supportata dal trucco del premio Oscar Kazu Hiro (colui che trasformò Gary Oldman in Churchill ne L'ora più buia), restituisce una copia sputata di Megyn Kelly ma senza mai lasciare che la mimesi prenda il sopravvento sull'interpretazione, che fa uno sforzo maggiore rispetto alla sceneggiatura e alla regia nel tratteggiare le zone d'ombra della personalità di un personaggio mediatico affascinante e meritevole di un trattamento più complesso, lontano dall'ambizione annacquata di un progetto senz'altro interessante, ma in fin dei conti abbastanza irrisolto.

Conclusioni

Chiudiamo la recensione di Bombshell - La voce dello scandalo con diverse perplessità, perché se da un lato il film è giustamente infuriato nel voler denunciare il clima misogino che rende possibili le molestie sessuali sul posto di lavoro e le attrici coinvolte si danno completamente al progetto, dall'altro la volontà di attaccare satiricamente un gigante dell'informazione diluisce in modo significativo la carica impegnata del lungometraggio.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
2.8/5

Perché ci piace

  • Le tre attrici principali sono ottime, soprattutto Charlize Theron.
  • John Lithgow è impeccabile nei panni di Roger Ailes.
  • La ricostruzione dei fatti del 2016 è per lo più solida...

Cosa non va

  • ... Ma alcune omissioni compromettono l'intento morale del progetto.
  • ll tono incerto annacqua la carica drammatica e impegnata del film.