La recitazione consiste più nel togliersi una maschera che non nell'indossarla, e questo vale soprattutto per il cinema: con una cinepresa tanto vicina, puoi sperare di riuscire a guardare dritto nella tua anima.
In una scena del film I ragazzi stanno bene Nic, dopo aver appena scoperto di essere stata tradita dalla sua compagna Jules, torna a sedersi a tavola insieme alla propria famiglia. La conversazione fra i commensali prosegue come se niente fosse, ma Nic resta in silenzio, limitandosi a mandar giù un sorso di vino. Per una manciata di secondi, la camera da presa rimane fissa su un primo piano di Annette Bening; ogni suono si attutisce fin quasi a svanire, mentre la donna volge lentamente lo sguardo attorno a sé, come smarrita.
In questa breve sequenza è possibile assistere a un piccolo, grande miracolo di immedesimazione. Perché fin quando la cinepresa resta incollata a Nic il suo volto, pur restando pressoché immobile, riesce ad esprimere una valanga di differenti emozioni: l'incredulità, l'angoscia, la sofferenza e una sconfinata solitudine. Tutto questo con assoluta naturalezza, senza pronunciare una sillaba e senza farci percepire, neppure per un istante, l'artificio della recitazione. Ecco, forse è sufficiente una scena del genere per testimoniare la profondità del talento di un'attrice quale Annette Bening.
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La diva Annette, fra palcoscenico e grande schermo
Il 2018 segna due importanti traguardi per Madame Bening: i suoi sessant'anni (è nata il 29 maggio 1958 a Topeka, in Kansas, ultima di quattro fratelli) e i primi tre decenni di carriera cinematografica (l'esordio sul grande schermo risale al giugno 1988, con la commedia Non è stata una vacanza... ma una guerra!). Cresciuta in California e conquistata fin da adolescente dalla passione per il teatro, a ventidue anni Annette inizia a calcare i palcoscenici, per approdare a Broadway nel 1987 con Coastal Disturbances (un debutto che le varrà subito la nomination al Tony Award). Nel frattempo, dopo un paio di piccole parti per la TV, anche il cinema si accorge di lei: all'inizio degli anni Novanta è già una delle star emergenti di Hollywood e nel 1992 diventa l'idolo delle cronache rosa grazie alle sue nozze con l'ex donnaiolo Warren Beatty, conosciuto sul set di Bugsy.
Da allora, Annette Bening si divide a fasi alterne tra il lavoro e la famiglia: lei e Beatty, da ben ventisette anni una delle coppie inossidabili del mondo dello spettacolo, danno alla luce quattro figli (per la sua prima gravidanza, Annette rinuncerà alla parte di Catwoman in Batman - Il ritorno). E se nella prima parte della propria carriera l'attrice si specializza soprattutto in personaggi da dark lady e da cosiddetta romantic lead, superati i quaranta la Bening ha l'opportunità di tuffarsi in una maggiore varietà di ruoli, diventando una delle primedonne del cinema indipendente americano.
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Il presente e il futuro, da Cechov a Captain Marvel
Attrice colta, sofisticata e impegnata anche in campo sociale, Annette Bening siede nel consiglio d'amministrazione dell'Academy per vari mandati in qualità di rappresentante del sindacato degli attori, mentre nel 2017 viene scelta come Presidente di Giuria per la settantaquattresima edizione del Festival di Venezia. Nei giorni scorsi è tornata a raccogliere le lodi della critica con il suo nuovo film, The Seagull, trasposizione de Il gabbiano di Anton Cechov, in cui interpreta l'eccentrica Irina Arkadina al fianco di Saoirse Ronan, Elisabeth Moss e Corey Stoll, ma i suoi progetti non finiscono qui: quest'anno la vedremo pure in Life Itself, in cui recita accanto a Oscar Isaac, e nel dramma giudiziario Georgetown, con Christoph Waltz (al suo esordio alla regia) e Vanessa Redgrave.
Attualmente, invece, Annette Bening è impegnata nelle riprese di The Torture Report, film sulla CIA con Adam Driver, Jon Hamm e Michael C. Hall, mentre è notizia recente il suo ingresso nell'universo dei cinecomic con l'attesissimo Captain Marvel, in uscita nel marzo 2019, dove dovrebbe vestire i panni di Marie Danvers, la madre della protagonista Brie Larson. Oggi, intanto, festeggiamo il sessantesimo compleanno di questa straordinaria attrice con una classifica di dieci, magnifiche performance, dalle sue prime pellicole fino a oggi...
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10. Il Presidente - Una storia d'amore
Diretto nel 1995 da Rob Reiner e firmato dalla penna inconfondibile di Aaron Sorkin, Il Presidente è stato una delle commedie romantiche di maggior successo del decennio; e una radiosa Annette Bening si presta con disinvoltura ai frizzanti scambi di battute di Sorkin interpretando il ruolo di Sydney Ellen Wade, giovane esperta di strategie politiche che, per conto di una lobby ecologista, si ritrova a dover fronteggiare il carismatico Presidente Andrew Shepherd (Michael Douglas), il quale si innamora di lei dando inizio a un bizzarro corteggiamento e a una relazione controversa. E l'immediata alchimia fra Douglas e la Bening è uno degli ingredienti della riuscita del film.
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9. Bugsy
Basato sulla vera storia del gangster Benjamin Siegel, Bugsy, diretto nel 1991 da Barry Levinson e accolto da un ottimo riscontro di critica e di pubblico, è ricordato come il film che ha fatto incontrare Annette Bening e Warren Beatty, diventato suo marito poco dopo la fine delle riprese. E in Bugsy Annette si dimostra una perfetta femme fatale prestando il volto a Virginia Hill, aspirante attrice a Hollywood che con il suo fascino ammalia da subito Siegel, coinvolgendolo in una focosa relazione. Grinta, sex appeal, ambiguità e una sottile ferocia sono gli ingredienti con cui la Bening dà vita al proprio personaggio, ricalcando in maniera impeccabile il modello delle grandi dark lady degli anni Quaranta.
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8. In Dreams
Risale al 1999 l'unica incursione di Annette Bening nel genere horror: un'occasione offerta da uno dei più inquietanti e sottovalutati film di Neil Jordan, In Dreams. In questo thriller dai contorni soprannaturali l'attrice impersona Claire Cooper, una madre di famiglia che scopre di possedere poteri telepatici in grado di collegarla alla mente di un maniaco omicida, Vivian Thompson (Robert Downey Jr). La Bening si cala in questo ruolo estremo con intensità ma senza mai finire sopra le righe, trasmettendo con grande efficacia l'ansia, la paura e i tormenti della sua protagonista.
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7. Film Stars Don't Die in Liverpool
Nel 2017, con Film Stars Don't Die in Liverpool di Paul McGuigan, Annette Bening ha coronato finalmente un progetto coltivato per lungo tempo: impersonare sullo schermo Gloria Grahame, star della Hollywood classica, negli ultimi anni della sua vita, quando a Liverpool iniziò un'appassionata storia d'amore con il giovane Peter Turner (Jamie Bell). In un racconto ripartito su due piani temporali, la Bening ci mostra con formidabile mimetismo due diversi aspetti della Grahame: la matura ed eccentrica diva sul viale del tramonto, capace di sprigionare un fascino irresistibile così come di lanciarsi in scenate melodrammatiche, e la donna devastata dalla malattia ma dotata ancora di una tenacia incrollabile.
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6. Rischiose abitudini
Per una bizzarra casualità, Gloria Grahame e le sue femme fatale avevano già costituito un modello d'ispirazione per Annette Bening molti anni prima, nel 1990, quando era stata ingaggiata da Stephen Frears in Rischiose abitudini, capolavoro noir tratto dal romanzo The Grifters di Jim Thompson. La Bening si cala nella parte di Myra Langtry, astuta truffatrice coinvolta in una pericolosa rivalità con Lilly Dillon (Anjelica Huston), la madre del fidanzato Roy (John Cusack), e ne ricava una performance di grande magnetismo: all'occorrenza sfrontata e sensuale oppure feroce e minacciosa, la sua Myra è una moderna dark lady che regge a testa alta il confronto con una gigantesca Anjelica Huston. Grazie a Rischiose abitudini, la trentaduenne Annette si è aggiudicata la nomination all'Oscar come miglior attrice supporter (la prima delle sue quattro candidature).
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5. American Beauty
Per il pubblico di massa, Annette Bening è identificata in primo luogo con il personaggio di Carolyn Burnham, la moglie di Lester Burnham (Kevin Spacey), nel più clamoroso fenomeno cinematografico di fine millennio: American Beauty, folgorante debutto alla regia di Sam Mendes del 1999, che registra la cifra record di settanta milioni di spettatori e trionfa agli Oscar di quell'anno. E in una parte in cui il rischio del cliché era sempre dietro l'angolo, la Bening riesce nell'ardua impresa di offrire un ritratto a tutto tondo della propria Carolyn: l'agente immobiliare maniaca del controllo sia sul lavoro che fra le pareti domestiche; la donna sull'orlo di una crisi di nervi che ripete forsennatamente il mantra "I will sell this house today!"; ma anche una moglie e madre di famiglia che tenta fino alla fine di soffocare le sue fragilità, innanzitutto davanti a se stessa. Grazie a una prova vivacissima che mescola di continuo i registri della commedia nera e del dramma, Annette ha ricevuto il BAFTA Award, lo Screen Actors Guild Award e la nomination all'Oscar come miglior attrice.
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4. La diva Julia - Being Julia
Nel 2004, Annette Bening ci ha regalato una delle sue interpretazioni più ricche e accattivanti in qualità di protagonista assoluta de La diva Julia di István Szabó, commedia ambientata nel mondo del teatro britannico degli anni Trenta e tratta dal romanzo di William Somerset Maugham. Sul modello della mitica Margo Channing di Eva contro Eva, la Bening si immerge nel ruolo dell'attrice Julia Lambert, che per distrarsi dalla noia verso la propria professione e dalla monotonia del suo matrimonio con l'impresario Michael Gosselyn (Jeremy Irons) decide di tuffarsi in una relazione clandestina, ritrovandosi in preda all'entusiasmo della passione ma anche a una crisi ancora più dura. Annette dipinge così una figura di donna istrionica, vanesia, grintosa e volubile: da non perdere la sua esilarante 'vendetta' sul palcoscenico e il suo lungo primo piano finale. Per La diva Julia, Annette Bening ha ottenuto il Golden Globe e la nomination all'Oscar come miglior attrice.
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3. Valmont
Nel 1989, al suo secondo film per il cinema, Annette Bening si cimenta con un personaggio iconico, la Marchesa de Merteuil (già incarnata un anno prima da Glenn Close ne Le relazioni pericolose), dando subito prova di un talento fuori dal comune. In Valmont, liberissima trasposizione del romanzo epistolare di Choderlos de Laclos ad opera di Milos Forman, la trentunenne Annette veste i panni della subdola e smaliziata nobildonna che, nella Francia di fine Settecento, complotta con il libertino Visconte di Valmont (Colin Firth) affinché seduca la quindicenne Cécile de Volanges (Fairuza Balk); e la sua performance nei panni di Madame de Merteuil si rivela pura dinamite. La Bening costruisce infatti una villainess atipica: sfrontata, sensuale, al contempo ferocemente machiavellica ma, dietro la maschera di doppiezza, insospettabilmente fragile. E alla giovane attrice americana bastano la sua presenza elegante e ferina e la scintilla maliziosa nello sguardo per rubare puntualmente la scena ad ogni comprimario.
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2. I ragazzi stanno bene
Nel 2010, Annette Bening affianca Julianne Moore in uno dei film più acclamati del cinema indipendente americano dell'ultimo decennio: I ragazzi stanno bene, dramedy familiare firmato da Lisa Cholodenko e incentrato su una coppia di madri lesbiche. La Bening presta il volto a Nic Allgood, un medico che sente le proprie certezze incrinarsi dal momento in cui avverte una distanza sempre più ampia fra se stessa, la compagna Jules (Julianne Moore) e i loro figli adolescenti, e ci restituisce appieno gli stati d'animo del personaggio: l'ansia, l'insoddisfazione, la malinconia, la fragilità e la rabbia, ma anche l'affetto viscerale di Nic nei confronti dei propri cari. E in diverse scene Annette, che per il film della Cholodenko si è guadagnata il Golden Globe e la nomination all'Oscar come miglior attrice, riesce a suscitare un'autentica commozione: che si abbandoni alle note di All I Want di Joni Mitchell nel corso di una serata in famiglia o si lasci vincere dalle lacrime di fronte alla confessione dell'amata Jules.
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1. Le donne della mia vita
Per chi la segue da tempo, le doti di Annette Bening non sono certo una sorpresa: eppure, nel 2016 l'attrice statunitense è stata capace di stupirci ancora una volta con una prova che lascia impressionati per complessità, ricchezza di sfumature e capacità di convogliare una genuina emozione. Ne Le donne della mia vita, toccante coming of age d'ispirazione autobiografica firmato da Mike Mills e ambientato nella California del 1979, l'adolescenza del quindicenne Jamie (Lucas Jade Zumann) viene rivissuta attraverso il rapporto con sua madre, Dorothea Fields, che si sforza di coniugare la propria visione del mondo con i fermenti socio-culturali degli anni Settanta. E alla Bening, alle prese con un ruolo in apparenza ordinario e sotto le righe, bastano un semplice primo piano, un'inflessione della voce, l'accenno di un sorriso o la silenziosa malinconia di uno sguardo, per trasmetterci l'universo interiore di Dorothea: l'amore profondissimo per il figlio Jamie; il senso di timore e di inadeguatezza; lo smarrimento di una donna di mezza età al cospetto di un mondo in costante evoluzione.
In un film che è già di per sé un piccolo capolavoro, Annette disegna quello che è forse il personaggio più bello della propria carriera: che si si abbandoni al ritmo di The Big Country dei Talking Heads, confidi i propri rimpianti più dolorosi all'amica Abbie Porter (Greta Gerwig) o ammonisca Jamie sul fatto che "chiedersi se si è felici è il primo passo verso la depressione", la Dorothea de Le donne della mia vita è una di quelle figure che ti si stampano da subito nella memoria e nel cuore. E il merito, in questo caso, appartiene anche e soprattutto alla sua meravigliosa interprete.