Il 'divorzio' consensuale e amichevole sembra aver fatto bene ad entrambi, non c'è dubbio. Parliamo di Paolo Genovese, in sala da meno di un mese con La banda dei Babbi Natale e ora con questo manipolo di Immaturi (entrambi i film sono distribuiti da Medusa), e di Luca Miniero, regista del campione di incassi Benvenuti al Sud, attualmente a lavoro sul seguito Benvenuti al Nord, con il quale ha scritto e diretto tutti i suoi film a partire dall'esordio nel 2001 con il delizioso Incantesimo Napoletano, vincitore di un David di Donatello. Ad un mese dall'uscita della commedia natalizia interpretata dal trio comico Aldo, Giovanni e Giacomo, il quarantatreenne regista romano torna in sala con una commedia dolce-amara tra il brillante, il sentimentale e il nostalgico che vede impegnati Anita Caprioli, Barbora Bobulova, Ricky Memphis, Raoul Bova, Luisa Ranieri, Ambra Angiolini e le due 'iene' Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu nei panni di un gruppetto di ex-compagni di scuola chiamato dal ministero della Pubblica Istruzione a ripetere l'esame di maturità, invalidato per colpa di un ex-professore all'epoca non regolarmente laureato.
Presenti in sala, oltre al regista e agli attori tutti, anche l'amministratore delegato di Medusa Film Giampaolo Letta, il produttore Marco Belardi per Lotus Production e uno spassoso Maurizio Mattioli, che nel film veste i panni divertentissimi del padre del 'bamboccione' incallito interpretato da Ricky Memphis, un quasi quarantenne ipercoccolato e viziato da mamma.
Il film, accompagnato dall'omonimo brano inedito scritto ed interpretato da Alex Britti e da una rivisitazione di Born to be alive curata musicalmente e vocalmente da Paolo Kessisoglu, arriverà nei cinema a partire dal 21 gennaio in più di 500 copie.
Signor Genovese, cosa l'ha spinta a raccontare la storia di un gruppo di quarantenni che devono ripetere l'esame di maturità? Qualche scheletro nell'armadio di gioventù?
Cosa ha messo della sua vita e della 'sua' generazione in questo film?
Paolo Genovese: E' una storia molto sincera e sentita quella che ho scelto di raccontare: quando fai un film così ti senti coinvolto in prima persona perchè si parla di sensazioni e di un'epoca che hai vissuto sulla tua pelle, si parla insomma un po' anche della tua vita. Non volevo raccontare una generazione, anche perchè in questi casi il rischio è di parlare al pubblico senza prestare troppa attenzione ai singoli personaggi; il mio intento era quello di raccontare sei 'immaturi' che appartengono alla mia generazione ma non hanno voglia di raccontarsi a vicenda. Ognuna delle sei storie ha un registro diverso: comico, sentimentale, drammatico, amaro, c'è di tutto.
Un film, Immaturi, che ha permesso a tutti gli attori di cimentarsi in una sfida non con i soliti ruoli che vengono offerti loro. Questa esperienza vi ha fatto ricordare gli anni della scuola e quel momento preciso del vostro esame di maturità?
Luca Bizzarri: Io a differenza di Paolo continuo a sognarmi il mio esame, è una delle tante cose che ho in comune con Raoul Bova insieme all'aspetto fisico (ride) Ricordo che l'interrogazione andò malissimo ma venni ugualmente promosso.
Ambra Angiolini: Io sinceramente non avevo più ripensato alla maturità, ricordavo gli esami non come una cosa poi tanto terrificante. Poi quando mi si è riproposto il ricordo grazie a questo film è riaffiorato il panico totale, specialmente quando si è trattato di imparare a memoria la scena in cui venivo interrogata su Dante, ho cercato di ripeterla più volte possibile ma non mi entrava in testa. Così al momento mi è preso a ridere senza motivo e senza sosta Paolo non ha detto 'stop' così alla fine è diventato quello il mio esame di maturità nel film, una grassa risata isterica lunghissima.
Raoul Bova: La maturità me la ricordo benissimo perché ero letteralmente terrorizzato all'idea di affrontare dei professori di una commissione esterna, ero sempre stato coccolato dai miei professori perchè avevo una carriera di nuotatore da portare avanti e per questo con me erano sempre molto comprensivi e accondiscendenti. Proprio quell'anno però fu una botta di fortuna perchè fu deciso dal ministero che da quel momento in avanti la commissione sarebbe stata esterna. Ero talmente impaurito che continuo ancora a sognarlo.
Quando secondo voi si diventa effettivamente maturi? C'è stato qualche evento in particolare che vi ha fatto crescere e diventare grandi?
Raoul Bova: Io sono dell'opinione che bisogna mantenere una parte di immaturità anche quando si diventa grandi, altrimenti si diventa troppo seri e ci si ingrigisce, è la sola cosa che ti consente ogni tanto di infrangere le regole e di rendere la vita meno monotona.
Barbora Bobulova: Io con la parola maturità ho un rapporto alquanto conflittuale, appena penso di essere pronta e matura per una cosa trovo qualcuno che mi dice il contrario, soprattutto il mio compagno, Per questo non so dire cosa significhi per me essere maturi.
Anita Caprioli: Penso anche io che non ci sia un momento preciso in cui smettiamo di evolverci e di crescere, il bello della vita è la continua crescita e scoperta delle cose, credo che non si sia mai maturi al 100% per tutto.
Luisa Ranieri: Ogni periodo e evento importante della vita ci porta ad un livello di maturità diverso, io per esempio ho perso mio padre quando ero giovanissima e tutto è andato troppo in fretta nella mia vita.
Paolo Kessisoglu: Per me è stato fondamentale l'incontro con la donna che poi è diventata mia moglie, poi il matrimonio e i figli ti aiutano a spiccare definitivamente il volo e a saltare un po' più in alto. E' importante fare scelte mature con la giusta leggerezza, non deve mai mancare la capacità di saper scherzare perché è l'unica cosa che ti mantiene giovane.
Il film è comicamente verosimile, si era ultimamente un po' persa questa qualità nel cinema comico italiano dell'ultimo decennio...
Paolo Genovese: Qualsiasi sceneggiatore di commedie cerca di attenersi, o meglio, dovrebbe cercare di attenersi alla realtà. Era un aspetto che mi interessava molto avere, anche nelle situazioni più delicate ed estreme come ad esempio le vicissitudini del personaggio di Ambra, una sessodipendente in terapia che di mestiere fa lo chef in un grande ristorante. Ho parlato con una sessuologa per saperne di più, come anche per il personaggio di Raoul, un uomo alla soglia dei quaranta che entra in crisi dopo aver appreso di star per diventare padre.
Lei dice di non aver realizzato un film generazionale, ma in particolare nella scena della discoteca si mette in risalto il grande distacco generazionale tra i ventenni di ieri e di oggi. Forse vent'anni fa sembrare più grandi era molto più difficile rispetto ad oggi...
Paolo Genovese: Era decisamente più difficile, le cose da fare da grandi erano molte di meno rispetto ad oggi, ora ci si può sentire grandi anche rimanendo a casa ad usare i social network, ad esempio. Le opportunità di giocare a fare gli adulti oggi sono molte di più, purtroppo o per fortuna non lo so.
Quella che raccontate in Immaturi è una generazione incompiuta o incompleta visto che ognuno dei protagonisti sembra predicare bene e razzolare decisamente male?
Luca Bizzarri: Forse la spinta che abbiamo avuto in gioventù non è stata così forte come quella che ha mosso le generazioni precedenti, un po' come la generazione attuale di ventenni, assai più problematica della nostra a mio avviso.
Immaturi va a inserirsi nel filone fortunato che in questi ultimi tempi ha visto in successione nelle sale sfilare Benvenuti al Sud di Luca Miniero, Maschi contro femmine, La banda dei Babbi Natale e il record di questo inizio 2011 Che bella giornata di Checco Zalone. Qualche anno fa chi l'avrebbe mai detto che il cinema italiano sarebbe arrivato a questo punto?
Giampaolo Letta: In questi ultimi anni Medusa ha inanellato una serie di film italiani che sono andati molto bene al botteghino, un risultato che è frutto di un lavoro di squadra quotidiano e del salto di qualità fatto da registi e autori da qualche anno a questa parte. Ad un certo punto è scattato qualcosa tra autori e pubblico ed è venuto a cadere quel pregiudizio e quella diffidenza che avevano affossato il cinema nostrano per colpa di qualche brutto film che ha fatto crollare la sua credibilità. Oggi possiamo dire di aver fatto passi da gigante da quel dì e il cinema italiano ha toccato il 30% dell'intero mercato cinematografico nel nostro paese. Un risultato enorme che premia produttori e distributori che hanno deciso in questi anni di puntare su un prodotto italiano di qualità. Noi abbiamo creduto sin dall'inizio in questo progetto e abbiamo investito molto sia a livello produttivo che promozionale in un momento anche molto affollato di film di successo nelle sale, speriamo che il pubblico sappia premiare tutti i nostri sforzi e scelga il cinema made in Italy anche in questo caso.