Tra pochi giorni, Star Wars: L'Ascesa di Skywalker chiuderà un'epopea iniziata più di quarant'anni fa, ma a quanto pare George Lucas avrebbe voluto una conclusione diversa da quella scelta da Disney.
Star Wars ha dato vita a nove film e due spin-off più un quantità di opere d'animazione, romanzi, fumetti. Dietro la frase "C'era una volta in una galassia lontana, lontana" si nasconde un mondo enorme di cui George Lucas è stato il creatore e affabulatore fino a quando non ha deciso di venderne i diritti alla Disney. Il passaggio allo studio di Burbank ha dato vita a sequel molto differenti da quelli immaginati dal suo inventore, tanto che lui stesso in più occasioni non ha nascosto il disappunto di essere stato poco considerato in fase di scrittura dei nuovi soggetti. Ma come sarebbero andate le cose se Disney avesse usato i suoi materiali?
George Lucas aveva già in mente di come sarebbero andate a finire le vicende di Luke, Leia, Han e tanti altri personaggi sin dalla metà degli anni Settanta. Ci sarebbero stati più film, l'ultimo non si sarebbe magari chiamato Star Wars: L'Ascesa di Skywalker, ma il progetto era questo. Mark Hamill ha raccontato che già dalle riprese di Guerre stellari, nel 1976, aveva sentito Lucas menzionare di una dozzina di opere e che avrebbero filmato l'episodio nove nel 2011. Ma fino a quando la LucasFilm non fu venduta alla Disney, il regista tenne per sé tutti i dettagli per poi rivelarli piano piano allo studios nel momento in cui i nuovi sequel andarono in produzione.
L'idea originaria era che questi film si focalizzassero su un cambio generazionale mettendo al centro i figli e i nipoti dei protagonisti dei primi tre episodi. Insieme al ritorno dal cast originale, cosa che è avvenuta anche nei sequel Disney, ci sarebbero stati due dei venti nipoti di Anakin Skywalker. Scorrendo le pagine di The Art of The Force Awakens vengono nominati uno Jedi di nome Kira, descritto come un solitario, tosto e testa calda, e un adolescente chiamato Sam che nei bozzetti è raffigurato sempre con un blaster, il che indica che non vi è in lui nessuna Forza, diversamente da Kira. Parte delle caratteristiche di questi due personaggi sono poi confluite in Rey e Finn; il che ha senso: George Lucas aveva, infatti, sviluppato i suoi film successivi con l'aiuto dello sceneggiatore Michael Arndt, che ha poi ricevuto un credito per lo script di Star Wars: Il risveglio della forza.
Anche l'evoluzione di Luke Skywalker aveva un arco narrativo vicino a quello che poi abbiamo visto. Phil Szostak, il disegnatore che sta dietro ai volumi sui disegni sia de Il risveglio della Forza, sia di Star Wars: Gli ultimi Jedi, aveva anticipato in un tweet la descrizione di Luke nell'episodio otto durante i suoi colloqui con Lucas: "Alla fine del 2012 avevamo ipotizzato che fosse un uomo ossessionato dal tradimento di uno dei suoi studenti, lontano da tutti, si era autoesiliato fisicamente e spiritualmente". L'immagine non può che richiamare il Luke disilluso che poi abbiamo ritrovato nel capitolo diretto da Rian Johnson rigettato dalla frangia più estrema dei fan che è rimasta spiazzata da questo cambiamento, le cui basi invece sono frutto di un'idea di Lucas stesso. La prova l'abbiamo in concept art postato su Instagram da Christian Alzmann nel 2018 e approvato da Lucas che raffigura un Luke invecchiato, come ne Gli Ultimi Jedi. "Luke è descritto come una sorta colonnello Kurtz (il militare impazzito al centro di Cuore di Tenebra di Conrad da cui poi Coppola ha tratto Apocalypse Now ndr.) nascosto dal mondo in una grotta", così lo descrive Alzmann,
Un altro dettaglio, stavolta molto diverso rispetto a quanto poi realizzato riguarda la Forza e il suo concetto. In Star Wars ep. I - La minaccia fantasma furono introdotti i Midi-chlorian che davano una spiegazione biologica alla Forza. Come sappiamo questo fu uno degli aspetti più contestati ma Lucas pare volesse continuare su questa strada 'microbiologica' attraverso i Whill. I Whill sono una sorta di Ordine onnipresente a cui George Lucas, inizialmente, avrebbe fatto "raccontare" la storia di Guerre stellari: "Originalmente, avevo provato a far raccontare la storia da qualcun altro (un essere immortale conosciuto come Whill); qualcuno stava guardando la storia intera e la stava registrando, probabilmente qualcuno più saggio dei mortali coinvolti negli eventi. - Così aveva spiega Lucas - In seguito ho lasciato da parte questa idea, e il concetto dietro ai Whill è diventato la Forza. Ma i Whill sono diventati parte di una notevole massa di notazioni, citazioni, informazioni che ho usato per la trama; le storie erano in realtà prese dal Diario dei Whill".
La saga di Star Wars, dal cinema alla TV
A metà degli anni '70, Lucas immaginava il Diario dei Whill come un testo storico dell'universo di Star Wars, una sorta di storia della galassia scritta dagli stessi Whill. La prima stesura di Guerre stellari era sottotitolata come 'Tratto dalle avventure di Luke Starkiller, basate sul Diario dei Whill'. Qui è chiaro come George Lucas abbia pescato a piene mani da Dune di Frank Herbert, visto che i capitoli della sua saga letteraria si aprono con estratti 'storici', il che spiega come mai Herbert sia rimasto molto seccato quando Guerre stellari arrivò sugli schermi. Da quel si può intuire ci sarebbe materiale per altri film, ma indipendentemente da come si sono evolute le cose, Star Wars: L'Ascesa di Skywalker porrà fine ad una parabola che non ha eguali nella storia del cinema. Perché ora si mette seriamente la parola fine a quel "C'era una volta". Per poi ricominciare. Ma sarà un'altra cosa stavolta.