Dopo Firenze, Bologna e Savona, il cinema ungherese si presenta anche nella capitale. Tra l'11 e il 15 novembre 2013, il pubblico italiano potrà infatti assistere alla proiezione a ingresso gratuito di 9 film presso l'Accademia d'Ungheria in Roma (Via Giulia, 1). La rassegna è stata organizzata dall'Accademia d'Ungheria in Roma, in collaborazione con l'Ambasciata di Ungheria e con il sostegno del Ministero degli Affari Esteri d'Ungheria, nell'ambito dell'Anno Culturale Ungheria-Italia 2013. Presso il prestigioso Palazzo Falconieri, verranno proiettati 9 film pluripremiati ai festival internazionali, di cui 8 rappresentano la produzione cinematografica ungherese più recente. I film in programmazione spaziano dalla commedia brillante al dramma storico, dall'affresco politico al musical rock'n'droll, sperimentano nuove soluzioni stilistiche o riadattano celebri romanzi. Quasi tutti i film saranno proiettati in lingua originale, con sottotitoli in italiano (eccetto The Door di István Szabó - in inglese, con sottotitoli in italiano - e L'Eredità di Eszter - in italiano).
Si parte lunedì 11 novembre, alle ore 18.00, con Il cuore del tiranno, ovvero Boccaccio in Ungheria di Miklós Jancsó (1981, 88'). Nel film, girato in Ungheria, un principe del 15° sec. (György Cserhalmi), erede del trono magiaro, torna nel suo Paese con un buffone di corte (Ninetto Davoli), ma perde la memoria; gli intrighi di palazzo si intrecciano alla messa in scena di una novella di Boccaccio, divenuta metafora della situazione di un uomo che vive nel totalitarismo, senza avere nessuna influenza sugli eventi. Alle ore 20.30 sarà in programma Made in Hungaria di Gergely Fonyó (2009, 108'), una storia ambientata nel 1963 che ha per protagonista un adolescente, Miki, che torna a Budapest dopo 4 anni di sogno americano. Sia i rivoluzionari che i contro-rivoluzionari trattano la sua famiglia con sospetto. Miki, che sogna di diventare il nuovo Jerry Lewis, è stato rimpiazzato dalla band e dalla fidanzata. Decide allora di partecipare a un talent show e incantare il pubblico a suon di rock'n'roll.
Il Festival continua martedì 12 novembre, alle ore 18.00, con la proiezione di Kaméleon di Krisztina Goda (2008) sulla storia di Zsolt Kovács, un truffatore professionista che sceglie come vittime soprattutto donne disilluse e che seduce per arrivare ai loro soldi. Capace di assumere le più svariate personalità, Zsolt inizia a lavorare in uno studio di psicologi. Lì incontra Hanna che sarebbe la vittima ideale se non ci si mettesse di mezzo l'amore. Alle ore 20.30 si terrà la proiezione de Il cavallo di Torino di Béla Tarr, (2011, 149') regista cinematografico ungherese che, fin dagli esordi, ha conquistato l'interesse della critica internazionale per il suo stile volto a promuovere l'idea di un cinema specchio della crisi comunicativa che affligge l'umanità. Riflesso stilistico di un'insanabile solitudine, lenti carrelli e lunghi piani-sequenza osservano nei suoi film i protagonisti muoversi in un'estrema dilatazione temporale. Tarr, con questo suo ultimo film, sembra voler chiudere un percorso iniziato con il monumentale Sátántangó (1994) e proseguito con Werckmeister harmóniák; opera cupa e visionaria dove protagoniste sono figure esemplari di un'esistenza che scivola nell'oblio lentamente. Il film ha ottenuto l'Orso d'argento al Festival del cinema di Berlino.
Mercoledì 13 novembre, verranno proiettati due film della regista e sceneggiatrice della nouvelle vague ungherese, Márta Mészáros, con inizio rispettivamente alle ore 18.00 e alle ore 20.30. I film in programmazione saranno L'uomo di Budapest (2004, 127') e L'ultimo rapporto su Anna (2009, 103'). Il primo ci racconta la vera storia di Imre Nagy, primo ministro e sostenitore della democrazia multipartitica, leader comunista che divenne simbolo della rivoluzione del 1956. Quando le truppe sovietiche iniziarono l'assedio di Budapest il 4 novembre 1956, Nagy accettò l'asilo all'ambasciata yugoslava, ma venne poi rapito per essere portato in Romania. Nel 1957 Nagy venne però riportato in Ungheria, imprigionato in condizioni disumane per 14 mesi e sottoposto a interrogatori estenuanti, infine giustiziato dal regime di János Kádár. Il film è basato sul diario di Nagy, sulle memorie di sua figlia e su documenti originali. Il secondo, L'ultimo rapporto su Anna, è invece il primo film in Ungheria che dopo la rivoluzione del '56 mette in scena il ruolo avuto dallo spionaggio nell'era comunista. Il protagonista si chiama Peter, un critico letterario, che viene ingaggiato dalla polizia politica per riportare in patria Anna Kethly, ex ministro del governo di Imre Nagy, che, dalla nomina di Kádár a premier, vive in esilio volontario e lotta per svelare la vera natura del nuovo governo.
Giovedì 14 novembre, verranno proiettati due film che riadattano due celebri romanzi di due scrittori altrettanto famosi. Alle ore 18,00 sarà in programma la proiezione di L'Eredità di Eszter di József Sípos (2008), basato sull'omonimo romanzo di Sándor Márai (tradotto in oltre 30 lingue ed edito in Italia da Adelphi). Il film racconta l'insolita storia di Eszter, alla vigilia della seconda guerra mondiale, che eredita la tenuta di famiglia, conquistando una breve serenità destinata a essere bruscamente interrotta quando, a distanza di 20 anni, torna l'unico uomo che abbia mai amato e che però l'ha sempre ingannata. Alle ore 20.30 verrà invece proiettato The Door di István Szabó (2012), con l'interpretazione di Helen Mirren nei panni di Emerence, una cameriera al servizio di Magda, una brillante scrittrice che rincorre il successo. Emerence nasconde dietro agli insoliti comportamenti il segreto di un tragico passato. La Porta, tratto dall'omonimo romanzo (pubblicato da Einaudi nel 2005) della celebre scrittrice Magda Szabó, descrive magistralmente l'evolversi del legame fra queste due donne così diverse, fino a giungere al tragico epilogo del loro rapporto.
La rassegna si chiude venerdì 15 novembre alle ore 20.30 con Final cut - Ladies and Gentlemen di György Pálfi, un'opera di mash up visivo dedicata al cinema, che racconta la storia d'amore universale tra un uomo e una donna tramite gli spezzoni dei film con protagonisti Brad Pitt, Marcello Mastroianni, Woody Allen, Greta Garbo, Brigitte Bardot e Charles Chaplin. L'effetto del film è come se tutti questi attori famosi recitassero insieme. L'eccentrico regista ungherese György Pálfi ha lavorato per più di tre anni al banco di montaggio.