Netflix a Venezia 75: il Leone d'Oro fa arrabbiare gli esercenti di cinema

Dopo il Leone d'Oro vinto dal film di Cuaron a Venezia, associazioni di esercenti di cinema polemiche contro la Mostra: Il cinema dev'essere alla portata di tutti.

Il Leone d'Oro vinto da Roma, il nuovo film di Alfonso Cuaron, alla Mostra del Cinema di Venezia 75, non è piaciuto alle associazioni di autori cinematografici, così come ad alcune associazioni di esercenti cinematografici, tra cui FICE e ACEC, che hanno rilanciato la polemica contro Netflix - che ha prodotto il film di Cuaron così come altri titoli presenti al Festival - e chiesto l'intervento del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Di seguito il comunicato completo rilasciato dalle associazioni.

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Venezia 2018: Alfonso Cuarón bacia il leone d'oro al photocall dei premiati

L'ANAC - Associazione Nazionale Autori Cinematografici, unitamente alla FICE - Federazione Italiana Cinema d'Essai e all'ACEC - Associazione Cattolica Esercenti Cinema, in coerenza con quanto dichiarato in occasione della conferenza stampa della Mostra nel mese di luglio a Roma, ribadiscono la loro contrarietà circa la scelta di aver inserito nel concorso di Venezia alcuni film non destinati alla visione in sala, diversamente da quanto aveva deciso il festival di Cannes.
Nel pieno rispetto delle scelte della giuria presieduta da Guillermo del Toro e senza nulla togliere all'alta qualità del film Roma di Alfonso Cuarón, vincitore del Leone d'Oro, ANAC, FICE e ACEC ritengono iniquo che il marchio della Biennale sia veicolo di marketing della piattaforma Netflix che con risorse ingenti sta mettendo in difficoltà il sistema delle sale cinema italiane ed europee. Il Leone d'Oro, simbolo della Mostra internazionale d'arte cinematografica da sempre finanziata con risorse pubbliche, è patrimonio degli spettatori italiani: il film che se ne fregia dovrebbe essere alla portata di tutti, nelle sale di prossimità, e non esclusività dei soli abbonati della piattaforma americana. ANAC, FICE e ACEC reiterano la richiesta al direttore Barbera di rivedere per il prossimo anno la sua posizione, mentre chiedono al Ministro della Cultura di varare con la massima sollecitudine norme che regolino anche da noi come avviene in Francia un'equa cronologia delle uscite sui diversi media.

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