Le terrificanti avventure di Sabrina: Netflix e i satanisti hanno trovato un accordo!

Netflix e il gruppo di satanisti americani hanno risolto la disputa causata da una statua di Baphomet ne Le terrificanti avventure di Sabrina.

Nuovo aggiornamento sulla disputa tra Netflix e i satanisti di The Satanic Temple. Ricapitoliamo brevemente la vicenda: poco dopo l'uscita della serie tv Le terrificanti avventure di Sabrina il gruppo di fedeli di Satana aveva duramente attaccato Netflix e i produttori della Warner Bros., rei di aver utilizzato una versione della statua della divinità caprina Baphomet senza prima chiedere il permesso. Lucien Greaves, uno dei capi della setta, aveva denunciato la violazione del copyright del monumento, minacciando un'azione legale. Che era prontamente arrivata insieme a un'esagerata richiesta di denaro per rimediare all'offesa: The Satanic Temple ha chiesto a Netflix ben 50 milioni di dollari.

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Le terrificanti avventure di Sabrina: un'immagine della prima stagione

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In tutto questo tempo sia la piattaforma streaming che la Warner hanno accuratamente evitato di commentare la vicenda. In difesa di Netflix, però, era scesa in campo la Chiesa di Satana, più che altro con l'intento di chiarire una volta per tutte che non esiste alcun legame tra i suoi membri e quelli, così chiassosi e infantili, di The Satanic Temple.

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Le terrificanti avventure di Sabrina: una scena con la statua di Baphomet

Insomma, se tutto faceva supporre che la vicenda si sarebbe sgonfiata pian piano da sola, è arrivato un po' a sorpresa l'annuncio del rappresentante legale del gruppo: "The Satanic Temple è lieto di annunciare che la causa intentata contro Netflix e Warner si è conclusa con un accordo amichevole. Nei credits degli episodi interessati sarà citato il Tempio Satanico come l'ideatore originario di alcuni elementi del Baphomet che si vede nella serie tv. I restanti termini dell'accordo sono soggetti a un accordo di riservatezza". Warner Bros. E Netflix hanno confermato l'esito ma hanno preferito non rilasciare alcun commento. Non è dato sapere, dunque, per quale cifra le tre parti in causa siano riuscite ad accordarsi (difficilmente per quei 50 milioni di dollari richiesti), ma prendendo atto di quell'"amichevolmente" non possiamo che concludere che tutto è bene quel che finisce bene.

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