Il successo planetario di KPop Demon Hunters ha aperto una breccia inattesa: l'incontro tra K-pop e animazione sta diventando un terreno di sperimentazione irresistibile. A coglierne il potenziale è il Giappone, che prepara il suo primo vero anime dedicato al settore, trasformando un manga di formazione in un progetto strategico.
Nasce Girl Crush, primo titolo K-pop made in Japan
Dopo l'onda lunga - e piuttosto fragorosa - di KPop Demon Hunters targato Netflix, un nuovo progetto prova a ritagliarsi un posto nella scena globale. Secondo quanto riportato da Japan Anime News, TBS Television ed ENISHIYA stanno lavorando a un adattamento anime di Girl Crush, manga scritto e illustrato da Midori Tayama. Un coming-of-age al femminile che racconta l'avventura di due ragazze decise a fare il salto nella complessa e ultra-competitiva industria K-pop in Corea del Sud.
Le protagoniste non potrebbero essere più diverse: Tenka Momose, studentessa brillante e affascinante, impeccabile in ogni ambito tranne l'amore; e Erian Satou, timida, buffa, con quell'aria da "anti-idol" che la rende subito irresistibile. L'incontro tra le due dà vita a un duo improbabile, un'accoppiata che si lancia oltre confini geografici, estetici e caratteriali per inseguire la promessa scintillante - e spietata - del pop sudcoreano.
L'annuncio è rilevante non solo per il titolo, ma per ciò che rappresenta: si tratta del primo anime giapponese basato ufficialmente sul mondo K-pop. Una scelta che suona come un segnale chiaro: dopo il successo internazionale del film Netflix, il mercato nipponico sta riconoscendo che la convergenza tra animazione e industria musicale sudcoreana non è un fuoco di paglia, ma un linguaggio nuovo, fertile, globale.
Il manga, già pubblicato negli Stati Uniti da Viz Media, ha costruito un piccolo zoccolo duro di lettori grazie alla sua capacità di raccontare il dietro le quinte dell'industria pop senza ricorrere a patinature eccessive. La versione anime avrà quindi la responsabilità - e la libertà - di valorizzare questo sguardo, trasformandolo in un racconto audiovisivo capace di dialogare con una fanbase sempre più internazionale.
Dopo il boom di KPop Demon Hunters, il mercato cambia rotta
L'eco mondiale di KPop Demon Hunters ha rimesso in moto un intero comparto. Il film, prodotto da Sony Pictures Animation, ha infranto aspettative e algoritmi: le sue canzoni originali hanno scalato le classifiche digitali, Netflix ha compiuto un gesto quasi "eretico" distribuendo una versione sing-along nelle sale, e il pubblico ha risposto trasformandolo nel film più visto del weekend negli Stati Uniti - nonostante la distribuzione limitata. La pellicola ha persino generato una parodia su Saturday Night Live, un chiaro indicatore della sua presenza nel tessuto pop.
Naturalmente non tutto il percorso è stato in ascesa: il secondo sing-along non ha ripetuto il medesimo successo del primo, segnale che il fenomeno ha dei margini da non ignorare. Proprio per questo Netflix ha accelerato i tempi e, in collaborazione con Sony, ha messo in sviluppo KPop Demon Hunters 2, previsto - se tutto andrà liscio - per il 2029. Un promemoria implicito: anche chi trionfa può inciampare, come dimostrano le recenti difficoltà gestionali dei capitoli più complessi dello Spider-Verse.
In questo scenario, Girl Crush arriva come un progetto complementare, non competitivo: anziché puntare sulla spettacolarità di una squadra "demoniaca", sceglie la via più intima, più vicina al realismo emotivo dei manga scolastici. Il rischio? Non sforzarsi abbastanza nel definire un'identità chiara all'interno di un filone nascente. L'opportunità? Essere il primo anime ad affrontare il K-pop con gli strumenti narrativi del Giappone - ritagliandosi così un posto unico nella conversazione culturale globale.
Il 2025, a conti fatti, è stato un anno debole per gli anime musicali. Il franchise BanG Dream non ha lasciato grande traccia con la controversa Ave Mujica. Umamusume: Pretty Derby, nato come un incrocio tra idol e corse equine, ha virato sempre più sui drammi sportivi, lasciando pochi residui della sua componente più pop. E Rock Is a Lady's Modesty, nonostante la presenza su HIDIVE, non ha mai davvero capitalizzato sul suo potenziale.
Ed è proprio in questo vuoto che Girl Crush può brillare: come risposta, come variazione, come la prima pietra di una possibile nuova corrente in cui il pop sudcoreano e l'animazione giapponese smettono di guardarsi da lontano e iniziano a costruire insieme immaginari ibridi, fluido-pop, sempre più globalizzati.