I fan de Il Signore degli Anelli - Il ritorno del re si sono interrogati spesso, nel corso degli anni, a proposito di un presunto buco narrativo alla fine del terzo film della trilogia, domandandosi perché i membri della compagnia non hanno semplicemente utilizzato le aquile giganti per volare fino Mordor gettando così l'Unico Anello direttamente tra le fiamme del Monte Fato. Beh c'è più di una risposta a questa domanda, una delle quali proviene dallo stesso Tolkien.
Anche se all'apparenza può sembrare così questo aspetto non è affatto un buco narrativo: i potenti non possono portare l'Anello, abbiamo assistito al cambiamento di molti personaggi a causa della sua influenza e abbiamo visto di che cosa sarebbe stata capace Galadriel se avesse deciso di prendere l'Unico Anello per se stessa. Un fattore estremamente importante per cui è stato scelto un hobbit era approfittare della sua bontà sperando che sarebbe riuscito a raggiungere Mordor prima che l'anello iniziasse a corrompere il suo animo.
Visto che questo presunto buco narrativo era stato già confutato, anche se succintamente, all'interno del libro stesso i cineasti hanno pensato che fosse superfluo elaborare ulteriormente questo aspetto, ma evidentemente si sbagliavano. Tra le altre cose, l'Occhio di Sauron, le numerose spie e sentinelle di Mordor sarebbero stati altri invalicabili ostacoli da superare.
Quando gli fu presentato un progetto per un film basato sui libri alla fine degli anni sessanta lo stesso J.R.R. Tolkien, autore della trilogia, ha spiegato ai produttori i motivi per cui l'intervento delle aquile non sarebbe stato logisticamente possibile, aggiungendo anche che le aquile sono creature estremamente libere e molto orgogliose e non si sono schierate nella Guerra dell'Anello fino alla fine. Gandalf, inoltre, può chiedere il loro aiuto soltanto un certo numero di volte, non bisogna mai esagerare con le aquile dei Valar. Parliamo delle aquile e di altre questioni nella nostra analisi del finale de Il Signore degli Anelli - Il ritorno del re.