Enola Holmes è approdato su Netflix da pochi giorni, ma fin dallo scorso giugno la piattaforma streaming deve fronteggiare una curiosa citazione in giudizio da parte degli eredi di Arthur Conan Doyle dovuta al fatto che lo Sherlock Holmes interpretato da Henry Cavill sarebbe troppo emotivo rispetto all'originale.
Il problema, naturalmente, non riguarda solo Netflix visto che, come specificato da ScreenRant, nella citazione la Conan Doyle Estate se la prende con l'autrice della saga di Enola Holmes, Nancy Springer, col regista Harry Bradbeer e con lo sceneggiatore Jack Thorne. Le motivazioni della citazione riguardano il fatto che nella maggior parte delle storie di Doyle, Sherlock Holmes è un personaggio freddo, distaccato, misogino e incapace di stringere un vero legame di amicizia. Su questa base, la causa sostiene che mostrare Sherlock capace di calore umano e gentilezza nei confronti della sorella minore, interpretata da Millie Bobby Brown nel film Netflix, è un modo per infrangere il copyright della Conan Doyle Estate, che possiede il controllo dei romanzi scritti dal 1923 al 1927.
Secondo la Conan Doyle Estate, a giudicare dall'ambientazione di Enola Holmes, lo Sherlock ritratto nelle storie è ispirato alle prime storie di Arthur Conan Doyle. per la precisione, il film è ambientato nel 1884, e il fatto che Sherlock non abbia ancora incontrato John Watson suggerisce che si tratti di un Holmes pre-Doyle. Il punto fermo dell'accusa riguarda, però, la personalità eccessivamente emotiva, gentile e rispettosa delle donne dello Sherlock versione Henry Cavill, versione che appartiene solo alle storie ancora sotto copyright fino al 2022 e che non fa parte dei romanzi canonici.
Qui trovate la recensione di Enola Holmes. Mentre la causa legale prosegue, e presto scopriremo se la teoria della Conan Doyle Estate sarà confermata dalla legge, Millie Bobby Brown invoca a gran voce un sequel di Enola Holmes. Con altri cinque romanzi a disposizione, l'ipotesi è tutt'altro che campata in aria.