Si è spenta questa mattina a Roma una delle dive più belle ed affascinanti del nostro cinema: Alida Valli era nata il 31 maggio del '21 a Pola, capoluogo di provincia dell'Istria al tempo del Regno d' Italia ed a quindici anni iniziò già a lavorare nel mondo del cinema - con ruoli nei film dei "telefoni bianchi" - diventando in breve la "fidanzata d'Italia". Negli anni '30 fu tra i protagonisti di pellicole come Mille lire al mese, Assenza ingiustificata e Il feroce Saladino. Nel '41, appena ventenne, ricevette il premio come Miglior Attrice al Festival di Venezia per il suo ruolo di Luisa Rigey nel film Piccolo mondo antico di Mario Soldati, tratto dall'omonimo romanzo di Fogazzaro.
Nel '47 Alida si trasferì ad Hollywood dove girò Il caso Paradine diretta da Alfred Hitchcock, un film che, insieme a Il terzo uomo, le permise di imporsi a livello internazionale. Qualche anno dopo, tornò in Italia e recitò nei panni della splendida Contessa Livia Serpieri in Senso di Luchino Visconti, quindi conquistò anche il cinema francese lavorando con registi del calibro di Chabrol, Vadim e Franju, continuando però a lavorare anche per il nostro cinema.
Negli anni '50 per l'attrice iniziò anche la carriera teatrale, che la portò a recitare sui palcoscenici di tutto il mondo opere di Ibsen, Pirandello, Sartre, Williams, Miller, Archibald e Marlowe, ma Alida in realtà ha lavorato anche in televisione alternandosi tra spettacoli di varietà come Music Rama, e sceneggiati televisivi. Per due anni l'attrice è stata anche impegnata anche nella registrazione di produzioni televisive in Sudamerica ed in Messico, e nel '68 addirittura firmò il suo unico lavoro da regista, il documentario L'amore in tutte le sue espressioni.
Tra i suoi film più celebri, si ricordano ovviamente Senso e Il caso Paradine, ma anche Il terzo uomo, Occhi senza volto, Edipo Re di Pasolini, Novecento di Bertolucci, Cassandra Crossing, Berlinguer ti voglio bene, Suspiria di Dario Argento con il quale lavorò anche in Inferno. Il suo ultimo film è stato Semana Santa di Pepe Danquart.