Un centro commerciale, quattro sopravvissuti, fuori un'apocalisse zombi: presentato al Festival di Cannes del 1978, Zombi - Dawn of The Dead è il secondo capitolo della quadrilogia sugli zombi firmata da George A. Romero (che comprende anche La notte dei morti viventi, 1968, Il giorno degli zombi, 1985, e La terra dei morti viventi, 2005), opera fondamentale del cinema horror. Finito sotto la mannaia della censura, il film, che nella versione originale presentata a Cannes aveva una durata di 139 minuti, è uscito in America con una versione accorciata, di 127 minuti, curata da Romero, mentre in Italia il film è stato rimontato da Dario Argento, che per il mercato europeo ha utilizzato le musiche dei Goblin, con cui aveva già lavorato per Profondo Rosso (1975) e Suspiria (1977), come colonna sonora, realizzando una pellicola di 118 minuti.
Leggi anche: Dario Argento: da Profondo Rosso a Opera, dieci scene per dieci film da incubo
Il film di Romero, che ha influenzato il lavoro di tanti altri registi, tra cui il danese Nicolas Winding Refn, esce ora, il prossimo 24 novembre, in un'edizione limitata da collezione, formata da 4 dischi, con diversi contenuti speciali, tra cui un booklet di 24 pagine e delle cartoline da collezione, distribuita da Midnight Factory, etichetta di Koch Media specializzata in cinema horror. Il cofanetto contiene tutte e tre le versioni del film, tra cui l'european cut di Argento, restaurato e rimasterizzato in 4k con la supervisione di Refn.
I due registi hanno presentato, in anteprima, il remaster di Zombi lo scorso 2 settembre alla Mostra del Cinema di Venezia, dove li abbiamo incontrati per parlare dell'opera di Romero e dell'horror, genere sempre attuale, e in continua evoluzione, che sa fotografare in modo potente la società e il lato più oscuro degli esseri umani.
La prima visione di Zombi e il suo valore politico
Questo film è qualcosa in più di una semplice pellicola: ha un valore politico e sociale. È attuale ancora oggi?
Argento: "Certamente: questo è un film che resterà nella storia del cinema perché è molto bizzarro e strano, ed è anche il primo che affrontava questo tema. Inoltre sono contento soprattutto di poter vedere il mio amico Nicolas, che ha dato un grande apporto a questo restauro".
Che emozioni ha provato la prima volta che ha visto questo film?
Refn: "L'ho visto la prima volta in videocassetta a 12-13 anni e ho immediatamente pensato che fosse folle. Non era soltanto un film horror, ma, come ha detto Dario, anche un manifesto politico: dimostra come il cinema possa diventare un mezzo di comunicazione che si mescola alla cultura pop. Pochi film sono riusciti in questa impresa e Zombi è uno dei primi esempi di questa commistione. Successivamente ho scoperto che Dario aveva rimontato il film e credo sia uno dei pochi connubi riusciti tra due registi, perché ci sono due versioni entrambe interessanti: le sensibilità sono leggermente differenti, perché riflettono la personalità degli autori, è come avere due genitori, li ami entrambi ma sono diversi. Per me vedere Zombi di Romero e l'European cut di Dario è come uscire con dei genitori per quattro ore".
Siete d'accordo con l'interpretazione politica che molti hanno dato degli zombi di Romero?
Argento: "C'è una forte critica sociale: l'idea di un gruppo di zombi che assalta un ipermercato e lo demolisce fa capire che alla base c'è un pensiero preciso. Il regista poi è una persona politicamente impegnata, di sinistra".
Leggi anche: Romero e gli zombi, un legame indissolubile
Le musiche dei Goblin
Ha detto che per lei l'arte è pericolosa: c'è un limite che non si può superare?
Refn: "La percezione del limite è molto legato alla tua morale: certamente c'è la censura, ma ci sono cose che io stesso non vorrei mai vedere, cose che ritengo sbagliato mostrare, alcune legalmente e altre no. È un'area grigia. In questi tempi di cambiamento, con i mezzi di comunicazione che hanno abbracciato la rivoluzione tecnologica, c'è una paura molto forte del pericolo ed è per questo che è ancora più importante ricordare che la creatività si è sempre basata, in un modo o nell'altro, sui tabù: se ce lo scordiamo finiamo per essere tutti gentili l'uno con l'altro, che è una cosa fantastica nella vita reale, ma nel mondo dell'arte porta a poco".
Il restauro è anche l'occasione per risentire la colonna sonora dei Goblin, con cui Argento ha sperimentato molto: qual è il vostro rapporto con la musica?
Argento: "Per questo film la musica è fondamentale, ha dei momenti bellissimi. Ho collaborato con i Goblin in diverse occasioni, insieme abbiamo fatto un lavoro importante".
Refn: "Dario è stato uno dei primi registi a usare la musica come un elemento trascendente: le prime esperienze con la musica le ho avute ascoltando i dischi di mia madre, ma quando ho visto i film di Dario era la prima volta che vedevo un regista usare la musica in modo così radicale, mescolando generi diversi, dalla classica al jazz, fino all'elettronica, una contaminazione unica, nessuno l'aveva mai usata in modo così progressivo in combinazione con le immagini. I suoi film mi hanno fatto capire che si poteva fare di tutto: il rapporto di Dario con i Goblin ha influenzato quello tra me e Martinez, ora so che usare la musica ha un potere preciso".
Argento vs Refn: come in uno specchio
Quali sono state le vostre prime impressioni quando avete visto i film dell'altro?
Refn: "Credo sia successo in Australia: mia madre e il mio patrigno stavano facendo l'America's Cup, io avevo 13-14 anni, avevo lasciato la scuola a New York e ho vissuto sei mesi a Perth, dove c'era un videonoleggio. Ho visto su uno scaffale Suspiria e l'ho affittato: ero giovane e mi piacevano quei film, soprattutto perché mia madre odia i film violenti, era un modo per ribellarmi. Mi ricordo di averlo guardato proprio con lei, che rimase completamente sconvolta, mentre io fui folgorato. In seguito ho capito anche il suo linguaggio cinematografico, ne ho apprezzato l'artigianalità. Ormai dico sempre che è il film da cocaina definitivo".
Argento: "Io invece non avevo 14 anni quando ho visto il primo film di Nicolas. I primi li ho visti in modo disordinato, non in ordine cronologico: da quando è uscito Drive invece non me ne sono perso uno. Lui è un regista di grande valore, di valore mondiale. Penso che sia uno dei più grandi registi, non dico di Hollywood, perché a lui di quel mondo non frega nulla, ma sicuramente del cinema internazionale. Ha veramente un talento incredibile: mi ha colpito dal primo film che ho visto".
Cosa direbbe se Refn le chiedesse di fare il remake di uno dei suoi film?
Argento: "Glielo sconsiglierei".
Refn: "Mi piace pensare di essere una versione più giovane di Dario: credo che ci muoviamo nella stessa direzione. Voglio dire: ci somigliamo anche!".
La potenza dello zombi come metafora e il potere rivoluzionario del cinema
Il film ha parecchi anni, ma gli zombi non sono mai passati di moda, anzi, oggi, anche grazie a serie come The Walking Dead, sono più attuali che mai: secondo voi perché tra tutte le figure horror quella dello zombi è forse la più potente?
Argento: "Perché lo zombi è spietato, non ha morale, non ha principi e in questo senso rispecchia certi avvenimenti che accadono nel mondo, soprattutto per quanto riguarda gli ultimi 15-20 anni. È una metafora compresa da tutti, per questo è dilagata: nel cinema come nella televisione e nella pubblicità. Sono dappertutto".
Refn: "Fin dalla letteratura l'idea dei morti che camminano è una metafora tangibile, facilmente comprensibile, perché non sono sovrannaturali come creature che si trasformano o come i vampiri, ma sono sporchi e intrisi di paura. La paura di essere divorati vivi è molto primordiale: essenzialmente siamo degli animali ed è un istinto che ci è rimasto, il concetto di mangiarci a vicenda è una metafora accessibile e allo stesso tempo è una trasformazione in feticcio dell'istinto di auto-conservazione, si uccide per difendersi ma c'è una giustificazione perché sono degli zombi. Quindi è una sensibilità primordiale e quasi pornografica e, visto quello in cui si sta trasformando il mondo, sta diventando sempre più parte della cultura: viviamo fianco a fianco all'idea che se qualcosa ci minaccia possiamo ucciderla, in modo da sopravvivere".
Qual è l'ultimo film che ha visto e ha pensato "è rivoluzionario, è il tipo di cinema che vorrei vedere"?
Refn: "È sempre difficile rispondere a queste domande perché renderai triste qualcuno. Ci sono molti registi di talento e io in realtà non vedo troppi film, ho una famiglia e non ho così tanto tempo per andare al cinema".
Progetti in cantiere?
Argento: "Dovrei realizzare un progetto con la TV americana, ma siamo ancora agli inizi. Lo sto preparando".