Prima supereroina sul grande schermo con un film tutto suo ad aver messo d'accordo pubblico e critica (Supergirl fu massacrato, mentre Elektra e Catwoman sono antieroine), Wonder Woman sta per tornare al cinema con un nuovo primato. Il film del 2017 ha incassato più di 800 milioni di dollari a livello mondiale e ora la coppia formata da Patty Jenkins alla regia e Gal Gadot nei calzari di Diana Prince è pronta a fare il bis con Wonder Woman 1984.
In uscita a Natale in USA (nei cinema aperti e in streaming su HBOMax), da noi Wonder Woman 1984 arriverà nelle sale a gennaio (per ora la data fissata è il 28 gennaio). Un nuovo primato, dicevamo: è la pellicola più politica del DC Extended Universe. Non fatevi ingannare dal trailer: in questo WW84 c'è tanto, molto, del mondo contemporaneo. Patty Jenkins e il suo team sono riusciti a intercettare perfettamente lo spirito dei tempi e a incanalare nel film il desiderio di cambiamento che le recenti elezioni presidenziali americane hanno dimostrato essere reale.
Ce lo ha confermato la regista in persona, anzi, in collegamento, alla presentazione mondiale di Wonder Woman 1984: "È bellissimo poter condividere il film con il mondo: quando stavo finendo il primo ci stavamo divertendo talmente tanto che ho pensato che mi sarebbe mancato lavorare su questo personaggio. Stavamo creando la versione cinematografica di Wonder Woman ma nel primo film Diana è la supereroina soltanto nell'ultima scena. Desideravo quindi moltissimo fare un altro film su Wonder Woman. Per questo abbiamo riflettuto su cosa stava accadendo nel mondo e su che cosa Wonder Woman avrebbe avuto da dire: la storia è partita da lì".
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Gal Gadot è di nuovo Wonder Woman
Il produttore Charles Roven non si è tirato indietro quando è arrivato il momento di dare una seconda possibilità a Wonder Woman: "Il primo film è stato così amato perché l'ultima volta che Wonder Woman era arrivata a un vasto pubblico lo aveva fatto con la serie tv: è uscito al momento giusto, il mondo era finalmente pronto per un personaggio coraggioso, forte ma anche empatico, bellissimo e pieno d'amore. Come si fa a non amarla?" ha detto.
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Difficile non amare anche la sua interprete, Gal Gadot, che ormai è un tutt'uno col personaggio: "Lavorare con Patty è speciale: è con te al cento per cento, è dietro e davanti a te per guidarti. Questo ti dà la libertà di lasciarti andare ed essere pronto a correre tutti i rischi che possono farti paura. Sono grata di aver potuto lavorare con una regista come lei. Abbiamo parlato molto della storia di Diana Prince, di come è stata la sua vita dall'ultima volta che l'abbiamo vista. L'avevamo lasciata nel 1918 e ora siamo nel 1984: ha perso tutti i suoi compagni di squadra, è sola e non vuole farsi altri amici, perché lei non invecchia e dovrebbe perdere di nuovo persone che ama. Si è isolata dal mondo. Il suo unico scopo è aiutare l'umanità e cercare di fare del bene".
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Nonostante l'Italia sia uno dei pochi paesi dove il primo Wonder Woman è stato accolto con meno entusiasmo (così come Black Panther: dobbiamo farci qualche domanda?), l'eroina portata al cinema da Gal Gadot è amatissima a livello mondiale, perché è diventata una vera e propria icona. La stessa attrice ne è consapevole: "Quando ero piccola non ho avuto la possibilità di vedere sul grande schermo molti personaggi come Wonder Woman. Per questo, quando ho visto il film per la prima volta, nonostante fossi io la protagonista e avessi letto ogni versione della sceneggiatura e fossi stata sul set anche quando erano le controfigure a girare le scene, non mi aspettavo di avere la reazione che ho avuto. Fin dalla scena iniziale mi sono emozionata moltissimo e per la prima volta non mi sono più sentita Gal l'attrice, ma la Gal di otto anni, che ammirava quella persona per ciò che stava facendo. Lì ho compreso il potere di questi film: quando vedi una cosa credi di poterlo essere anche tu. Da bambina non ho avuto l'opportunità di vedere molti personaggi femminili forti, ma vedo l'effetto che fanno su mia figlia e anche sui bambini maschi. Su ogni tipo di persona. È una reazione forte: mi sento davvero grata per aver avuto la possibilità di far parte di questo. Non credo di aver mai visto niente di simile: questo personaggio si comporta come farebbe una donna, non è uno di quei personaggi che cerca di combattere come un uomo. Siamo donne, abbiamo corpi diversi, ci muoviamo in modo diverso: questo è il nostro modo. Poterlo vedere è fantastico".
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Wonder Woman e gli anni '80
Nel primo film Wonder Woman era sul campo durante la Prima Guerra Mondiale. In Wonder Woman 1984, come suggerisce il titolo, la ritroviamo negli anni '80. Questa Diana Prince è molto diversa, come ha detto Patty Jenkins: "Il primo film era sulla nascita di Wonder Woman: lei cerca di mostrare a tutte le persone che incontra come essere la versione migliore di loro stesse. Vuole aiutare l'umanità a essere migliore. Quindi il primo capitolo era sulla scoperta dell'umanità. Questo invece si concentra sulla convivenza con gli esseri umani, che fa scoprire a Diana di non essere perfetta. Anche lei soffre, ha difficoltà nel fare la cosa giusta. Questo è un tema universale: essere un eroe non è una cosa facile. È difficilissimo. Mi volevo concentrare su questo: come ci si sente a essere un eroe".
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Ed essere un'eroina non è facile, nemmeno per finta. Come ha testimoniato Gal Gadot: "Patty voleva meno computer grafica possibile: molto di ciò che vedete è stato fatto davvero, da persone reali. Attori e controfigure. In questo modo ci abbiamo messo molto di più, abbiamo fatto lunghe prove. Forse non si è quasi più abituati a fare tutto realmente, oggi si usano molto di più gli effetti speciali: ma la differenza si vede. Come nella scena al centro commerciale. I movimenti, la velocità, le espressioni facciali: tutto è più autentico. È stato sicuramente il film più difficile che abbia girato: ma ne è valsa la pena. Il primo è stato talmente amato che per questo non potevamo prendere scorciatoie: dovevamo fare ancora meglio. Per rispettare l'affetto che il pubblico prova per il personaggio. Le riprese sono durate quasi otto mesi: sono state lunghe e intense, provanti dal punto di vista fisico. Il fatto che ognuno di noi abbia cercato di aiutare l'altro, magari anche con una battuta, con un abbraccio quando qualcuno piangeva, uscendo insieme anche nei weekend, per me è il più grande regalo che questo film mi abbia dato. Secondo me è il segreto dei film che abbiamo fatto: ci adoriamo tutti davvero. La chimica è reale".
Kristin Wiig e Pedro Pascal: finalmente due villain degni di questo nome
Uno dei più grandi punti deboli dei film del DC Extended Universe è che tutti gli antagonisti fino a ora sono stati pupazzoni senza volto realizzati in computer grafica, tutti molto simili tra loro e molto dimenticabili. In Wonder Woman 1984 finalmente la storia cambia: a ostacolare Diana sono due persone in carne e ossa, ovvero Barbara Ann Minerva, collega della protagonista al museo Smithsonian, e Maxwell Lord, famoso per le televendite, che aspira a diventare un magnate del petrolio. A interpretarli Kristen Wiig e Pedro Pascal.
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Kristen Wiig la conosciamo soprattuto come attrice comica, ma qui ha potuto spaziare: "Non volevamo che Minerva fosse la tipica donna che si trasforma in villain: ci siamo concentrati su cosa la rende così sola e invisibile. Ci siamo chiesti cosa volesse davvero. Attraversa tre grandi fasi. I costumi mi hanno decisamente aiutato. Lavorare con Patty è stato fondamentale: insieme abbiamo capito chi è. Non avevo mai fatto niente del genere prima. È stato spaventoso: avevo sempre ben presente cosa non fare più di cosa volevo fare. E allo stesso tempo è stato fantastico e divertente. Quando mi hanno offerto questo ruolo sono rimasta sconvolta: al momento di firmare il contratto ho sentito un sacco di pressione. Adoro i supereroi: ho visto tutti i film di questo genere al cinema. Ero ossessionata dal primo Wonder Woman. Avere la possibilità di recitare in un film di supereroi e poter essere una villain è un'esperienza incredibile. Sono felice che Patty abbia creduto in me".
Pedro Pascal nel ruolo di Maxwell Lord invece è una strana fusione tra Donald Trump (il ciuffo arancione lo ricorda molto) e l'avvocato Saul Goodman di Better Call Saul: "Con Patty abbiamo costruito un personaggio complesso, a strati: pericoloso ma non privo di umanità. Doveva essere più onesto possibile. Sapevo cosa mi aspettava: nei film precedenti di Patty Jenkins tutte le interpretazioni sono così. Non ero sicuro che sarei stato in grado di arrivarci: se l'ho fatto lo devo completamente alla mia regista. La cosa spaventosa è che per la prima volta ho interpretato un personaggio che mi somiglia molto, almeno dal punto di vista dell'energia e della disperazione. Non è il classico cattivo che si liscia i baffi in segreto: si espone molto. È stato spaventoso dargli forma, ma anche elettrizzante. È stata un'esperienza nuova dal punto di vista professionale, ma per quanto riguarda l'aspetto emotivo mi sento molto vicino al personaggio".
Chris Pine ritrova Steve Trevor
In Wonder Woman Diana si innamora di un pilota: Steve Trevor, suo unico grande amore, interpretato da Chris Pine. Sfortunatamente l'uomo muore. Ma nel mondo DC niente è definitivo, neanche la morte. L'attore è infatti tornato a interpretare il personaggio: "In Wonder Woman 1984 mi sono dovuto trasformare in un bambino: è come se Steve vedesse il mondo per la prima volta. Dovevo vedere con occhi diversi. La scena in cui provo i vestiti è stata molto divertente: purtroppo ci sono diversi abbinamenti che non ce l'hanno fatta a finire del film. Come i jeans con il cappello da cowboy. Nel primo film Diana crede nelle parti migliori della natura umana, nella bellezza, nell'amore, nella compassione. Qui ha perso chi ama, quindi si è chiusa al mondo. E improvvisamente si apre di nuovo alla vulnerabilità. In qualche modo Steve qui rappresenta, ancora più che nel primo film, il pubblico. Si meraviglia nel vedere Wonder Woman volare e usare il suo lazzo. Comincia a crederci, proprio come gli spettatori. E grazie a lei pensa a come si può essere più aperti e compassionevoli".
La scena di lotta tra Wonder Woman e Cheetah
L'insicura dottoressa Minerva a fine film si trasforma nell'aggressiva Cheetah: lo scontro fisico tra lei e Wonder Woman è uno dei momenti più importanti. E anche una delle scene più difficili da realizzare. Patty Jenkins ne parla con la fatica negli occhi: "Diverse scene sono incredibilmente complesse: quella del combattimento tra Wonder Woman e Cheetah è stata una di queste. Abbiamo dovuto costruire dei set enormi e fatto un gran lavoro con i coreografi. Ci siamo chiesti come avrebbero combattuto: prima erano amiche e ora si colpiscono in faccia! Ognuna di loro cerca di controllare l'altra. Ok, forse Cheetah ha intenzioni peggiori. Realizzare queste scene è stato un lavoro lungo, complicato e folle. Ma anche eccitante: le loro mosse sono fantastiche. Tutto è stato pensato nel dettaglio: da ogni singola roccia alle coreografie. Charles Roven è il più grande produttore del mondo: non soltanto mi ha sempre aiutato, ma non mi ha mai detto: mi prendi in giro?! Ogni volta mi diceva: ok, adesso capiamo come fare".
Charles Roven conferma: "Volevamo fare un film diverso dal precedente, ma che arrivasse a un pubblico ancora più vasto. Anche dal punto di vista geografico ci siamo allargati: il primo l'abbiamo girato tra Gran Bretagna e Italia, per questo invece siamo andati a Washington D.C., in Virginia, Gran Bretagna, Spagna, Canarie. Il set che abbiamo costruito per la scena di lotta tra Wonder Woman e Cheetah è stato molto complesso. All'inizio pensavamo di girarlo all'aperto, in estate. E invece siamo finiti in inverno: abbiamo costruito un set gigante solo per questa scena. Era pieno di cavi, che ci hanno dato problemi con le luci. È stato complesso. Una delle cose più difficili che abbia prodotto. Per fortuna ho un grande team, sia dietro che davanti la macchina da presa. È fantastico lavorare con Patty. Tutti gli attori sono stati molto collaborativi: Gal, Chris, Kristen e Pedro non si sono mai tirati indietro. Tutti hanno dato il cento per cento. E sono anche pieni di senso dell'umorismo".