Westworld 3, la recensione: fuori dal parco e dentro la fantascienza

La recensione di Westworld 3, terza stagione della serie culto di HBO, con Evan Rachel Wood e Thandie Newton questa volta alle prese con il mondo reale.

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Westworld 3: Evan Rachel Wood in un'immagine della stagione 3 della serie HBO

Solita premessa, quantomai necessaria: questa recensione di Westworld 3 è assolutamente spoiler free, e si basa esclusivamente sui primi quattro episodi della terza stagione. Tanti ne ha mandati in anteprima la HBO ai critici di tutto il mondo, e tanti ce ne dovremo far, ahinoi, bastare fino alla messa in onda ufficiale della serie, prevista per il 16 marzo su Sky Atlantic (e NowTV ovviamente), in contemporanea mondiale con gli Stati Uniti. In contemporanea con la messa in onda dei singoli episodi, Movieplayer pubblicherà, di settimana in settimana, nuove recensioni più approfondite, nonché analisi e teorie sulla serie e sul suo proseguimento.

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Westworld 3: Evan Rachel Wood nella stagione 3 della serie HBO

Questo perché, se c'è una cosa che Westworld ci ha insegnato in questi anni, non dobbiamo mai mettere in dubbio la natura dello show HBO. La serie dei coniugi Jonathan Nolan e Lisa Joy è sempre stata fonte di molteplici enigmi da risolvere, sin da quel primo spettacolare pilot del 2016; oggi, con questa terza stagione, sembra cambiare pelle, effettuare quasi un "reboot". Come se la serie stessa fosse un ospite (host) riavviato per l'occasione, con nuovi compiti e nuove istruzioni. Ma lo scopo finale, sia per gli autori che per i personaggi stessi della serie, rimane identico: indagare sulla natura umana, sul nostro rapporto con un'eventuale entità superiore e quindi sul concetto del libero arbitrio.

Se anche il mondo reale è un parco

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Westworld 3: Aaron Paul in un'immagine della stagione 3 della serie HBO

Non staremo qui a ricordavi quanto successo nelle prime due stagioni anche perché sarebbe un'impresa davvero titanica. Al tempo stesso dobbiamo deludere chi magari possa (erroneamente) pensare che questa terza stagione sia un reboot a tutti gli effetti e che quindi non sia poi così legato agli avvenimenti raccontati in precedenza: è vero che, come noto a tutti, Westworld 3 si sposta al di fuori di quel parco che era stato il vero protagonista della serie fino ad ora, ma i personaggi principali rimangono gli stessi, così come le loro motivazioni/azioni, ed è certo che guardare questa stagione 3 senza sapere nulla almeno degli avvenimenti principali della precedente potrebbe risultare davvero complicato.

Westworld: un'immagine della serie della HBO
Westworld: un'immagine della serie della HBO

Perché il punto principale di questo Westworld 3 è che, esattamente come avevamo intuito già da tempo, anche al di fuori del parco, anche nel "mondo reale" c'è chi è riuscito a controllare l'umanità intera, manipolando le vite delle persone proprio come fossero degli "ospiti". Quindi quei misteri legati ai segreti della Delos, e di alcune funzioni nascoste del parco, sono esattamente il punto principale di questa "nuova" narrazione. Il che vuol dire che la trama è sempre e comunque piuttosto complessa, nonché a tratti molto intellettuale e filosofica: questo comunque a dispetto di una maggiore linearità nella narrazione, finalmente priva di quell'(ab)uso di flashback e flashforward che aveva minato in modo significativo la comprensione e quindi la godibilità della stagione 2.

Westworld 2: The Riddle of the Sphinx, foto della puntata
Westworld 2: The Riddle of the Sphinx, foto della puntata

Questo spostare il focus sul mondo reale, permette agli autori di approfondire ancor di più le tematiche a cui in realtà tengono maggiormente e che sono legate alla nostra attualità, come la privacy, l'appropriazione e vendita dei dati sensibili e in generale tutto ciò che concerne il virtuale e la difficoltà a volte, già oggi, di distinguere ciò che è reale. È possibile, insomma, che tutti noi stiamo già in qualche modo vivendo un nostro personalissimo Westworld senza rendercene conto? O quanto ancora possiamo spingerci in là con la tecnologia prima di arrivare ad un punto di non ritorno?

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Dal western alla fantascienza più pura

Westworld: Evan Rachel Wood e Luke Hemsworth in Contrapasso
Westworld: Evan Rachel Wood e Luke Hemsworth in Contrapasso

Per andare più a fondo su questi temi filosofici, evidentemente poco sexy per il grande pubblico, è ovvio che una serie come Westworld abbia comunque bisogno di altri elementi di maggiore e più immediato appeal: se una volta poteva contare sulla componente western, sicuramente molto preponderante nell'economia dello show, adesso Westworld si butta con forza sulla fantascienza, sfruttando appunto la nuova ambientazione distopica e prendendo a piene mani da fonti molto note e familiari. Blade Runner, Matrix, Terminator, Battlestar Galactica... siamo certi che ciascuno degli spettatori individuerà riferimenti, citazioni e ispirazioni in grande quantità. Il che non è ovviamente un male di per sé, ma di certo fa in modo che la serie HBO perda tantissimo delle sue caratteristiche iniziali, nonché molto, forse troppo, del suo fascino.

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Westworld 3: Evan Rachel Wood in uno dei character poster

Il parco che abbiamo imparato a conoscere e amare non è forse perso per sempre, ma di certo quello che ormai è superata è quell'atmosfera quasi magica e fuori dal tempo che lo caratterizzava. Come in molti avranno visto e notato dai trailer di questa terza stagione, viene introdotto un nuovo parco, quello ambientato in Italia durante la seconda guerra mondiale, durante l'occupazione nazista: a parte la scelta discutibile e di pessimo gusto (ok il selvaggio west, ma c'era davvero così tanta gente che si divertiva a interpretare i nazisti?), il nuovo scenario è quasi esclusivamente di passaggio e non ha alcuna rilevanza (almeno per quanto abbiamo potuto vedere) in termini di trama. Serve sì ad ampliare ancor di più l'universo di Westworld (tanto è vero che intravediamo anche un altro parco, ancora più affascinante e inaspettato, ma non vi anticipiamo nulla), ma l'impressione è che ormai tutto ciò che realmente conta sia al di fuori, nel "mondo reale". E che quello che ci aspetta con la seconda metà della stagione possa addirittura essere un confronto finale, un qualcosa che possa dire per sempre la parola fine allo show.

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Quando un super cast non basta

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Westworld 3: Aaron Paul in uno dei character poster

Ma non perché Westworld non abbia più nulla da dire o raccontare, semplicemente l'impressione è che gli showrunner abbiano perso il controllo della loro stessa opera, siano andati troppo oltre, dimenticandosi il divertimento che la loro serie, soprattutto nella prima stagione, riusciva a trasmettere agli spettatori. Sia chiaro, la confezione rimane sontuosa: effetti speciali, scenografie, musiche e soprattutto interpretazioni rimangono di altissimo livello. Ma a dispetto di tutto questo, a dispetto dell'aggiunta di un cast sempre più ricco e affascinante (ai già noti e straordinari Evan Rachel Wood, Thandie Newton, Ed Harris, Jeffrey Wright e Tessa Thompson ora si aggiungo anche Aaron Paul e Vincent Cassell), più si va avanti e più la serie si fa fredda. Paradossalmente meno appassionante di quanto lo fosse in passato.

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Westworld 3: Thandie Newton in uno dei character poster

Westworld, soprattutto all'inizio, è stato spesso paragonato a Lost, l'impressione è che sia andato in direzione quasi opposta, trovando però problemi simili: troppo autocompiacimento, troppi intrecci, poca attenzione verso quello che realmente poteva interessare al pubblico. Con la differenza che Lost, con furbizia e maestria, però è riuscito a trattenere gran parte dei suoi spettatori fino alla fine e Westworld non è detto che riesca a fare altrettanto, anche a causa di una maggiore distanza (due anni) tra una stagione e l'altra. Vedremo cosa accadrà al termine di questa stagione, magari Jonathan Nolan e Lisa Joy torneranno a sorprenderci nuovamente. Al momento, abbiamo solo una certezza per quello che, forse, sarà il gran finale: "Questi piaceri violenti finiscono in violenza".

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Conclusioni

Non è semplice scrivere una recensione di Westworld 3, soprattutto dovendosi basare solo su metà degli episodi che compongono la stagione. Westworld continua ad essere una serie dalle ambizioni altissime e tecnicamente ineccepibile; avere un cast di attori mostruosi a disposizione vuol dire potersi permettere qualsiasi cosa in termini di scrittura, ma questa incredibile libertà probabilmente non ha del tutto giovato a Jonathan Nolan e Lisa Joy che continuano a portare avanti le loro idee in modo coerente, ma spesso a discapito della godibilità e fruibilità della serie stessa. Prima di trarre un giudizio completo sulla stagione, e ancor di più del progetto nella sua interezza, dovremo vedere e capire come andrà avanti, ma al momento è impossibile nascondere una certa delusione: l'immagine dell'aquila/Icaro della nuova sigla che arriva troppo vicina al fuoco fino a bruciarsi a questo punto sembra essere la metafora ideale per tutto Westworld.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
3.9/5

Perché ci piace

  • Come sempre la serie è impressionante da un punto di vista tecnico: scenografia, fotografia, musica, effetti speciali... tutto a livelli altissimi, anche per gli standard HBO.
  • Gli attori sono sempre più bravi e versatili, nonostante i continui cambiamenti della serie li costringono a dei veri e propri tour de force.
  • Buona l'idea di farci vedere finalmente il mondo reale e interessanti i legami con l'attualità e con la nostra società...

Cosa non va

  • ... ma senza il parco la serie perde molto del suo fascino, forse troppo.
  • La narrazione continua a rimanere molto complessa, molti spettatori non troppo attenti o esperti della serie faranno fatica e potrebbero abbandonarla.
  • La nuova storia, sempre più fantascienza pura, al momento non è particolarmente avvincente: speriamo che nella seconda metà della stagione questo cambi in meglio.