Animare l'inanimato è sempre stata una delle missioni preferite del cinema che attraverso il suo sguardo magico ha dato spesso nuova vita all'altrimenti immobile, prestato un'anima agli oggetti, reso possibile l'impossibile. Per un paese molto legato alle proprie, pur recenti, radici storiche come l'America, riuscire a far parlare la sua Storia attraverso un film per famiglie è stata una grande prova d'intrattenimento. La saga di Una notte al museo ha ospitato personaggi di ogni genere, messo in scena creature di ogni epoca e soprattutto rievocato un cinema molto in voga negli anni Novanta. La molla che muove le motivazioni del protagonista Larry Daley sono quelle di un padre squattrinato, incapace di dare stabilità a suo figlio e per questo invogliato a riscattarsi ai suoi occhi attraverso un lavoro dignitoso.
Un tema caro a film come Bugiardo bugiardo e Una promessa è una promessa al quale la serie aggiunge lo strapotere del fantastico e di tutto l'immaginario legato alle grandi storie d'avventura, proprio come accade in altre pellicole legate a quegli anni come Jumanji, Small Soldiers e lo stesso Toy Story. Al di là dei déjà vu, Una notte al museo ha creato una narrazione originale, aprendo tanti mondi all'interno di uno spazio ristretto, proprio come accade nella mente degli spettatori, capaci di viaggiare con la fantasia. Una trilogia di successo che riscopriamo attraverso gli elementi migliori che hanno caratterizzato una saga stracolma di colori e personaggi, lunga quasi un decennio.
1. Citazionismo e omaggi
Oltre ad essere una serie sulla Storia dell'umanità, Una notte al museo è anche un omaggio continuo alla storia del cinema. Shawn Levy non ha solo recuperato grandi icone come Dick Van Dyke e Mickey Rooney, ma ha anche seminato lungo i suoi film diverse citazioni cinematografiche. La più evidente è certamente l'enorme scheletro preistorico che domina l'entrata del Museo di Storia Naturale di New York. Il rimando a Jurassic Park è evidente così come tanti altri riferimenti al cinema d'avventura delineato da Steven Spielberg (Indiana Jones su tutti). E tra omaggi letterari (I viaggi di Gulliver) e le apparizioni di Dart Fener, c'è spazio anche per rimandi musicali a 2001: Odissea nello spazio e Titanic.
2. La formula magica
La trilogia è caratterizzata da un evidente spirito giocoso con il quale usa i personaggi storici come pedine per una partita con lo spettatore, catapultato in un enorme gioco da tavolo. Anche se ambientata in tre spazi definiti (il Museo di Storia Naturale, lo Smithsonian e il British Museum), la saga è capace di viaggiare nel tempo e nello spazio, trasportando con sé soprattutto il pubblico più giovane. La formula magica risiede forse nel sapiente equilibrio tra i generi, tra commedia per famiglie e avventura, tra potere del fantastico e forza del comico. E non è un caso che alla produzione ci sia un certo Chris Columbus, regista di Mamma, ho perso l'aereo e dei primi due capitoli di Harry Potter.
3. I siparietti con la scimmia Dexter
Ben Stiller non ha mai avuto molta fortuna con gli animali. Il ricordo delle disavventure vissute con il mitico Sfigatto in Ti presento i miei è ancora vivo ma questa volta lo scettro di animale dispettoso e irriverente passa nella mani di Dexter, una piccola scimmia cappuccino adorabile alla vista ma tutt'altro che amichevole.
4. Statue unite d'America
Una notte al museo è riuscito a connotare ogni singola statua con una personalità tutta sua, a volte parodiando, altre esasperando la cultura che rappresenta. Quindi, se il moai dell'Isola di Pasqua è capace solo di offendere a suon di "scemo, scemo", il Pensatore di Rodin è un narcisista pieno di dubbi, mentre gli amorini di pietra si trasformano in una fastidiosa boy band che canta canzoncine sdolcinate. A dominare la scena è l'enorme monumento del Lincoln Memorial, vero e proprio eroe del secondo capitolo. Perché la Storia d'America è imbattibile e agli americani piace sempre ribadirlo.
5. Una Babele storica
In questo carnevale animato da icone ed eroi del passato, emerge una sorta di Babele linguistica e comportamentale che dà voce a tante epoche. Una notte al museo mette in scena la diversità, le differenti visioni del mondo e dei valori appartenuti ai vari popoli nel corso della storia. Così sono riemerse la testardaggine degli Unni, la facile meraviglia degli uomini primitivi, la retorica patriottica dei presidenti statunitensi e il fanatismo dei grandi faraoni d'Egitto.
6. I personaggi minori
Tra le varie creature che hanno ripreso vita, sicuramente i soldatini del mondo in miniatura sono tra i più riusciti. Questo grazie alla vena comica che attraversa Owen Wilson e Steve Coogan, rispettivamente un cowboy bravo solo a sparare parole e un antico romano che vuole imporre la grandezza del proprio impero anche dal basso dei suoi pochi centimetri. Nel loro mondo tutto è un pretesto per dimostrare eroismo e persino cavalcare uno scoiattolo o guidare una piccola automobile radiocomandata diventa epico.
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7. Le scene di ballo
Quasi come fossero delle firme sui finali del primo e del terzo film, le scene di ballo collettive fungono da saluto al pubblico. Un'altra costante della commedia americana che mostra scimmie e tirannosauri scatenati, primitivi che si "ubriacano" svuotando estintori, barbari che abbandonano le loro asce e scoprono la gioia di divertirsi con grandi classici della musica dance anni Settanta e Ottanta.
8. La morale
Pedagogico per i più piccoli e significativo per gli adulti, la trilogia possiede diversi piani di lettura che cambiano a seconda dell'età dello spettatore. Se bambini e ragazzi potranno sorridere di fronte ad un racconto che diverte e stimola ad approfondirne i retroscena storici, i grandi trovano in Larry lo sguardo di un uomo che ritrova il piacere della meraviglia e il valore della passione, con la curiosità e la voglia di sapere esaltate nella loro forza ispiratrice.
9. Ben Stiller
Senza di lui questa saga non avrebbe avuto la stessa forza dirompente. Lo stimato comedian, ormai anche autore e regista maturo, è riuscito a regalarci un altro irresistibile imbranato che tenta con tutte le sue forze di uscire dalla mediocrità per riscattarsi agli occhi di suo figlio. La bravura di Ben Stiller risiede nel suo essere incredibilmente normale, nel fare dell'autoironia la sua corazza, nel sublimare la sua frustrazione attraverso un'inventiva sempre costruttiva.
10. Il saluto a Robin Williams
Il cinema sa essere profetico, ma questa volta ha saputo toccare corde poetiche in una maniera davvero inaspettata. Notte al museo - Il segreto del faraone passerà alla storia come l'ultimo film con Robin Williams, ma a stupire è la modalità di questa apparizione postuma. Williams interpreta Teddy Roosevelt che nel finale del film saluta Larry poco prima di riprendere le sembianze di statua. Dopo un ultimo sorriso paterno, lo sguardo lucido e pieno di vita del grande attore si spegne e si riconsegna alla Storia del museo americano. Ed è proprio quello che è avvenuto con la storia del cinema, quel posto dove l'immenso talento di Williams sarà sempre in mostra, quel posto dove basterà un semplice play per farlo tornare in vita tutte le volte che vorremo.
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