Riesci a indovinare qual è il peggior incubo di ogni donna?
La reiterazione di uno stupro: è il meccanismo replicato puntualmente da Cassandra Thomas, con studiata precisione e secondo dinamiche che non divergono mai troppo dal copione prestabilito. Tutti i weekend della protagonista di Una donna promettente sono scanditi infatti dai prodromi di un abuso sessuale: a posteriori scopriremo che tali episodi, interrotti un attimo prima che lo stupro giunga a compimento, rappresentano in fondo il reenactment della "violenza fondativa" su cui si basa la trama del film di Emerald Fennell, ovvero lo stupro consumato anni prima su Nina Fisher, amica d'infanzia di Cassie. Da allora, Cassie sembra rimasta bloccata a quel momento: condannata a riviverlo ricoprendo il ruolo della sua compianta Nina, ma riscrivendone ogni volta il finale.
Cassandra, Michèle e lo "stupro fondativo"
In Una donna promettente, lo stupro di Nina è un antefatto che la regista e sceneggiatrice Emerald Fennell lascia alle parole dei personaggi e alla nostra immaginazione, rifiutandosi di mostrarlo in flashback o in una ripresa video (di questa ripresa ascolteremo solo qualche secondo di audio). In Elle di Paul Verhoeven, al contrario, lo stupro che dà inizio alla vicenda è la scena d'apertura del film: la macchina da presa ci mostra il corpo di Michèle Leblanc riverso sul pavimento, mentre il suo aggressore si rialza e si dilegua. Appena quattro anni di distanza separano l'acclamato esordio alla regia dell'attrice inglese Emerald Fennell, showrunner della seconda stagione di Killing Eve, e il capolavoro del veterano olandese Paul Verhoeven, tratto dal romanzo Oh... di Philippe Djian: due opere che, nella cornice di un'inedita attenzione mediatica rispetto al tema degli abusi sessuali, presentano diverse interconnessioni fra loro, innescando un affascinante gioco di riverberi e di echi.
L'incipit, innanzitutto: lo stupro di una ragazza in apparenza stordita dall'alcol viene bloccato all'improvviso dalla ragazza stessa; quello ai danni della Michèle interpretata da Isabelle Huppert, invece, è portato a termine con rapida brutalità. Il paradosso, tuttavia, è nei percorsi opposti dei due personaggi: la Cassandra Thomas di Carey Mulligan, come dicevamo, è ingabbiata in una coazione a ripetere che non le ha più permesso di distaccarsi dallo stupro e dal suicidio dell'amata Nina, di procedere con la sua vita. In quest'ottica il titolo del film della Fennell, ancor più quello originale, suona dolorosamente antifrastico: Cassie non è più una promising young woman, ma ha abdicato a quella promessa di realizzazione professionale e privata per reinventarsi nella parte della vendicatrice, disposta a rendersi preda degli uomini per poi sconfiggerli sul loro stesso terreno.
Vittime o vendicatrici?
In compenso, la reazione immediata di Michèle Leblanc in Elle va in una direzione del tutto differente: la donna raccoglie i frammenti di vetro e di ceramica sparsi sul pavimento; si immerge nella vasca da bagno, allontanando infastidita il sangue che affiora sull'acqua; ordina la cena al telefono da un ristorante cinese; accoglie il figlio Vincent come se niente fosse, dissimulando ogni segno della violenza subita. In poche parole, Michèle non accetta che sia uno stupro a definire o a influenzare la propria vita: non si tratta di una rimozione psicologica (tutt'altro: al ristorante Michèle racconterà l'episodio ai suoi amici, con disinvolta nonchalance), ma di rifiutare l'etichetta della vittima. Quell'etichetta che ha segnato tragicamente l'esistenza di Nina: "All'improvviso, era qualcos'altro: era tua. Non era il suo nome che sentiva mentre camminava: era il tuo. Il tuo nome tutt'intorno a lei, su di lei, tutto il tempo".
In Elle e Una donna promettente, la riappropriazione dell'identità femminile è dunque un tema-cardine del percorso di Michèle e, per interposta persona, di Nina attraverso le azioni di Cassie. Cassandra (come la profetessa di sventure dell'antica città di Troia) è l'erinni che si abbatte con ferocia implacabile contro le vessazioni dei maschi, ma anche contro un sistema di pensiero profondamente radicato nel nostro tessuto culturale: fa impressione che due interi 'capitoli' della sua resa dei conti siano diretti contro due donne, colpevoli di aver assecondato, minimizzato o addirittura normalizzato il cliché della "ragazza che se l'è cercata" e di aver lasciato impuniti i responsabili. La figura stessa di Cassie, nella sua metamorfosi fra il giorno e la notte, gioca con gli archetipi femminili della santa e della puttana, con tanto di ironica 'aureola' azzurra a rimarcarne la dimensione di donna angelicata nel rapporto con il Ryan Cooper di Bo Burnham.
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Le nuove leggi del desiderio
E l'identità femminile, per Cassie e per Michèle, include anche il desiderio: desiderio di cui le due donne non sono solo oggetto, a dispetto del prologo dei rispettivi film, ma di cui a un certo punto decidono di farsi soggetto. Cassie accetta il corteggiamento del carismatico Ryan, ma in seguito sarà lei ad andarlo a cercare per ricucire un legame lacerato da un'incomprensione. Michèle, con un piglio più squisitamente trasgressivo, intrattiene una relazione clandestina con Robert, marito della sua amica e socia Anna; si masturba mentre spia il suo attraente vicino di casa, Patrick; e flirta in maniera esplicita con quest'ultimo durante una cena di Natale, nonostante la presenza della moglie Rebecca. Se per Cassie tutti auspicano un'adesione al modello borghese della brava ragazza che presenta alla famiglia il suo dolce fidanzato, Michèle si smarca da ogni modello precostituito - di figlia, moglie, madre, perfino di amica - con un incrollabile spirito di indipendenza.
Ma Michèle si spingerà ancora oltre: mentre Cassie si trasforma in esca al fine di rieducare o castigare gli uomini intorno a lei, la protagonista di Elle decide di cimentarsi in un gioco fra il gatto e il topo con il suo aggressore, sfidandolo a testa alta, senza finzioni, e rivendicando il proprio erotismo quasi in atto di sfregio. In tal senso, la scena più scioccante e provocatoria del film di Paul Verhoeven è probabilmente quella in cui Michèle accetta l'invito dell'uomo nella sua cantina (l'antro dell'orco) e reagisce a un nuovo tentativo di stupro con gemiti di piacere, destabilizzando così le fantasie dell'altro. Non si tratta, beninteso, di una legittimazione dello stupro, ma di un supremo sberleffo che ribalta e fa a pezzi l'idea della passività della donna, considerata come puro strumento della soddisfazione sessuale maschile.
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È un aspetto che rende più estremo e coraggioso il percorso di Michèle rispetto alla parabola di vendetta di Cassie, che comunque sperimenta un twist narrativo piuttosto anticonvenzionale rispetto ai codici del thriller e alle attese del pubblico. Ma del resto, sia Una donna promettente che Elle si muovono spesso lungo il confine fra i generi, strizzando l'occhio a più riprese alla commedia nera e accumulando situazioni e comprimari in vista della climax finale: per la Cassie di Carey Mulligan sarà il più classico dei faccia a faccia, programmato con diabolica accuratezza, inclusa una velenosissima 'coda' sulle note di Angel of the Morning di Juice Newton; mentre Michèle, dopo essersi lanciata sulla pista da ballo al ritmo di Lust for Life di Iggy Pop, attira la sua nemesi nella trappola, spingendo l'uomo a tradirsi ("Non penserà di cavarsela dopo quello che mi ha fatto?", è la domanda secca della donna mentre si prepara a dargli scacco matto).
Nell'epilogo di Una donna promettente, l'orrore per la sorte di Cassie cede il posto all'effetto catartico di quell'ultimo colpo di scena, suggellato dai messaggi sul cellulare di Ryan. È una tipica chiusura a effetto, ma di cui è difficile non ammirare la sapiente orchestrazione e le pennellate di ironia grottesca. Meno diretto e 'programmatico', Elle preferisce abbracciare invece la cifra dell'ambiguità, anche in virtù di un'attrice quale Isabelle Huppert, capace di suggerire tutta la complessità, le contraddizioni e le innumerevoli sfumature del suo personaggio. E nell'ambito del female empowerment, se il sacrificio di Cassie serve a rendere giustizia alla memoria dell'amica Nina, Elle si conclude emblematicamente con la riconciliazione fra Michèle e Anna; e l'ultima inquadratura ci mostra le due donne camminare fianco a fianco, mentre si allontanano insieme fra le macerie di un mondo di uomini.
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