I cartelli sparsi lungo la strada sono piuttosto chiari: Divieto di balneazione si legge in bella vista. Nonostante questo però sono già tanti i cittadini che affollano le dune di Castel Porziano, località a pochi chilometri da Roma, dove si è tenuta la conferenza di presentazione di Tutti al mare, prima fatica cinematografica dell'esordiente regista Matteo Cerami, attualmente in lavorazione con la speranza di uscire in sala il prossimo ottobre. In campo, o per meglio dire in spiaggia, al fianco del giovane autore capitolino è scesa buona parte degli attori del nutritissimo cast, da Marco Giallini, a Gigi Proietti (un cleptomane con problemi di memoria) e Anna Bonaiuto (conduttrice di un talk show pomeridiano); senza dimenticare Ilaria Occhini, Sergio Fiorentini (un vegliardo capofamiglia), Ennio Fantastichini (aspirante suicida) e Claudia Zanella. E non poteva mancare neanche Vincenzo Cerami che con il figlio ha scritto la sceneggiatura del film; una commedia italiana 'vecchio stile' che si ispira senza troppi misteri al celeberrimo Casotto di Sergio Citti. In una giornata tipo di una torrida estate, dunque, si intrecciano le vicende di un nugolo di personaggi ognuno con la propria storia tragicomica. Il protagonista è Maurizio (Marco Giallini), proprietario di un chiosco sulla spiaggia, legato mani e piedi alla vecchia madre Valeria (Ilaria Occhini), una donna sulla sedia a rotelle che 'gestisce' la vita del figlio senza mezzi termini. Nell'attività commerciale di questo uomo alla deriva, diretta assieme ad un gruppo di impiegati di ogni etnia, arrivano clienti occasionali (la hostess Ambra Angiolini alle prese con una grave confessione personale) e figure quasi 'mitiche', come il menagramo Geroboamo (Franco Pistoni), Alfredo il pescatore di surgelati (Ninetto Davoli) e Gianni, l'uomo con il pappagallo (lo stesso Vincenzo Cerami). Deus ex machina del progetto, assieme a Gianluca De Marchi di Filmvision, è Gianfranco Piccioli, colui che nel 1977 aveva fiutato il potenziale esplosivo della storia narrata da Sergio Citti, trasformandolo in un successo commerciale e non solo.
Signor Piccioli, perché ha deciso di riproporre oggi un film ispirato a Casotto?
Che ricordi ha di quel film?
Gianfranco Piccioli: Mi ricordo che all'epoca fui quasi sbeffeggiato quando parlai del progetto. Col tempo però ho avuto ragione. Casotto non ha avuto vita facile. All'inizio il film doveva interpretarlo Marcello Mastroianni, poi, quando tutto stava per concretizzarsi lui è sparito. Al suo posto è arrivato Ugo Tognazzi. Il film, poi, l'ho fatto senza soldi. L'unica ad essere pagata fu Jodie Foster perché aveva preso l'Oscar. In realtà un piccolo dono l'ho fatto anche a Catherine Deneuve. Le comprai un anello di Bulgari che però le stava troppo largo. Durante una scena in cui doveva dare uno schiaffo a Gigi Proietti il gioiello è volato in un prato di edera. Chiaramente non l'ha più trovato. A parte gli scherzi, spero che anche Tutti al mare possa lasciare il segno, nonostante sia un piccolo film.
Matteo, ti sono tremate le gambe alla sola idea di dover 'competere' con un film come Casotto?
Nel '77 non eri ancora nato. Cosa vorresti che il tuo film mantenesse dello spirito di Casotto?
Matteo Cerami: Sicuramente la pietas per i personaggi. In Tutti al mare ce ne sono alcuni che hanno solo tre o quattro scene, ma non volevo che diventassero delle macchiette, delle caricature. A Casotto ho 'rubato' la non struttura, l'ambientazione in un luogo metafisico quasi claustrofobico. Ad esempio, nel film il mare ha un ruolo centrale, a partire dal titolo ovviamente, ma nessuno dei personaggi ci va mai. Se non per disperazione. In ogni caso sono due opere completamente diverse. Nel film di Sergio Citti veniva raccontata la piccola borghesia degli anni Settanta. In quelle quattro pareti di uno spogliatoio pubblico venivano gettate le maschere sociali. Oggi quell'Italia è morta e sepolta. Ora si è bulimici. I personaggi del film non vengono al mare per godere di un attimo di libertà, ma per continuare ad esistere. Tutto in un contesto comico e divertente.
Vincenzo Cerami: In un certo senso il chiosco di Maurizio è una zattera, un barcone. L'umanità di Casotto veniva fuori invece da un'Italia tradizionale che stava perdendo le sue radici contadine.
Non è facile dirigere una storia corale, ricca di personaggi. Come avete scelto gli attori?
Matteo Cerami: Ho semplicemente scelto attori veri, di grande spessore. Solo così ho potuto evitare la sequela di gag.
Vincenzo Cerami: In effetti abbiamo accantonato lo star system per puntare su grandi interpreti.
Marco Giallini, sei il protagonista indiscusso, 'l'eroe' che fa girare tutta la storia. Matteo ti ha definito il capitano del Titanic...
Marco Giallini: Beh, io sono un vero cafone e la cosa mi riesce molto bene. Io faccio da vedetta a questa umanità, con le mie paure le mie debolezze. Maurizio è un ex ragazzo castrato dalla madre, con cui vive un rapporto ambiguo. Insomma uno che ha tanti problemi che esterna facendo il 'coatto'. In realtà è un bambinone. Per questo lo amo molto. Grazie a questo ruolo, e alle varie battute, sto scoprendo alcune caratteristiche che non sapevo di possedere.
Cosa pensa il capitano del Titanic di questa Italia?
Marco Giallini: L'Italia del film è terribile. Spero che quella vera sia meglio.
Gigi Proietti, per lei questo film ha un sapore diverso, visto che aveva partecipato anche a Casotto...
Lei non gira molti film, perché ha scelto di partecipare a Tutti al mare?
Gigi Proietti: Perché ho ritrovato vecchi amici e lo faccio volentieri.