"Rocco, quanti ospiti morti ci sono?" "Non lo so... un po'?"
Il cibo ("amazing"), il vino e, ovviamente, il mare: nell'immaginario collettivo l'Italia, e nello specifico il Sud Italia, è innanzitutto questo. "Italy's just so romantic", sono le parole rivolte dalla turista americana Daphne Sullivan a due connazionali appena arrivate su una spiaggia del mar Ionio; se non fosse che, da lì a qualche minuto, da quello stesso mare affiorerà un corpo senza vita. Il macabro ed enigmatico flashforward che funge da incipit dell'episodio Ciao è un diretto richiamo al prologo della stagione precedente, nell'intento di evidenziare fin da subito una continuità fra i due capitoli della serie TV antologica creata, scritta e diretta da Mike White. Vale dunque la pena partire da tale continuità - stilistica e tematica - per introdurre la nostra recensione di The White Lotus 2, dedicata alla puntata iniziale di questa seconda stagione ambientata sulle coste della Sicilia.
Dalle Hawaii alla Sicilia, una nuova vacanza da incubo
Dalla composta eleganza dell'eponimo resort che faceva da teatro all'originale The White Lotus, a cui corrispondevano le tinte fredde con cui veniva dipinta l'isola di Maui, nelle Hawaii, si passa invece all'avvolgente calore dei toni del Mediterraneo e alla disinibita vivacità di A far l'amore comincia tu, con la voce di Raffaella Carrà ad accompagnare i personaggi verso la meta delle proprie vacanze. Mike White, sceneggiatore di lungo corso (da Dawson's Creek a School of Rock) e già artefice per la HBO di Enlightened in collaborazione con Laura Dern (qui presente come guest star 'vocale'), punta dunque a replicare la formula vincente che ha reso The White Lotus una delle serie più applaudite e discusse dello scorso anno, tanto da aver ricevuto ben dieci Emmy Award. E la formula, in poche parole, consiste nel riunire un gruppo di turisti più o meno benestanti in un esotico scenario vacanziero, facendo però sì che il loro idillio sia incrinato da tensioni, fragilità e segreti di vario tipo, nonché dalla venatura noir (chi è stato ucciso?) a cui allude un rapido flashforward.
The White Lotus, la recensione: crisi esistenziali tra satira, black comedy e dramma
Fra i turisti di The White Lotus 2 ritroviamo anche un paio di "volti noti" trapiantati dalla prima stagione: l'eccentrica Tanya McQuoid di Jennifer Coolidge e il suo neo-marito Greg Hunt (Jon Gries), che proprio alle Hawaii avevano visto scoccare il reciproco colpo di fulmine. Per il resto, i nuovi comprimari includono le tre generazioni della famiglia italo-americana Di Grasso, ovvero il vivace nonno Bert del grande F. Murray Abraham in compagnia del figlio Dominic (Michael Imperioli) e del nipote Albie (Adam DiMarco); e la doppia coppia formata da Cameron e Daphne Sullivan (Theo James e Meghann Fahy), il loro amico Ethan Spiller (Will Sharpe) e la moglie di quest'ultimo, Harper (Aubrey Plaza), un'avvocata che fatica a soffocare la propria disapprovazione per la frivolezza di Cameron e Daphne. A supervisionare sul benessere degli ospiti del White Lotus siciliano è la manager dell'hotel, Valentina (Sabrina Impacciatore), assai più irascibile e 'nevrotica' se paragonata al mellifluo Armond di Murray Bartlett.
Tensioni e ipocrisie nell'antipasto della stagione 2
In questo scenario, ad attirare l'attenzione nel corso dell'episodio 1 è in particolare la convivenza non del tutto serena fra i Sullivan e gli Spiller, con una cordialità di facciata incapace di coprire completamente la malcelata antipatia di Harper per gli amici del marito, nonché gli inevitabili momenti di imbarazzo collettivo. Ma forse, è (ancora) troppo poco per individuare un conflitto davvero coinvolgente: ed è da tale punto di vista che The White Lotus 2, almeno a giudicare dalla prima puntata, rischia di risentire del confronto con il suo predecessore. Perché per quanto la scrittura di Mike White sia sempre contraddistinta dall'amalgama fra black comedy, dramma e giallo (in altre parole: l'equivalente della soap opera declinata secondo i canoni della TV di prestigio), l'episodio Ciao lascia intuire ambizioni ridimensionate rispetto al primo The White Lotus, in cui la satira di costume era strettamente intrecciata a una lucida e corrosiva disamina del "fascino discreto della borghesia".
Nove perfetti sconosciuti vs The White Lotus: i resort televisivi da incubo
Se The White Lotus si è imposto fra i titoli più interessanti del 2021 è stato pure per l'abilità con cui Mike White ha adoperato i codici del dramma corale, del grottesco e del noir per mettere in scena le contraddizioni e le ipocrisie legate all'elemento del privilegio, alla relativa consapevolezza da parte dei ceti più ricchi e al rapporto fra posizione sociale e scelte individuali. Aspetti che nella prima stagione della serie HBO costituivano il nucleo dell'intreccio, mentre in questo capitolo siciliano per ora risultano appena accennati. Ciò non toglie che, nei suoi sessanta minuti di durata, Ciao riesca a stuzzicare più volte la curiosità del pubblico e ad innescare diversi spunti promettenti, non disdegnando di porre l'accento (come già accaduto per l'intrigo hawaiano) sulle dinamiche sentimentali e sessuali fra i personaggi; ma si tratta solo dell'antipasto di un menu che ci auguriamo sia in grado di farsi apprezzare quanto il precedente.
Conclusioni
Come rilevato nella nostra recensione di The White Lotus 2, incentrata soltanto sull’episodio d’apertura, il creatore Mike White punta a replicare quasi tutti gli ingredienti alla base del successo della pluripremiata prima stagione della serie HBO. Il cambio di ambientazione (dalle Hawaii alla Sicilia) non influisce dunque sulla formula narrativa, benché stavolta i conflitti alla base della trama appaiano meno intensi e definiti rispetto al passato; ciò nonostante, chi aveva amato The White Lotus sarà senz’altro motivato a proseguire la visione e a mantenere la fiducia nelle potenzialità di questo nuovo racconto.
Perché ci piace
- Un meccanismo narrativo che conserva l’efficace struttura della stagione precedente, a partire dalla dimensione corale.
- L’abile commistione fra toni e registri differenti, con passaggi dall’ironia al dramma che avvengono con fluidità e naturalezza.
- Un nuovo gruppo di comprimari a cui Mike White e i suoi interpreti riescono a conferire una convincente caratterizzazione già con poche pennellate.
Cosa non va
- Un episodio inaugurale che, nel complesso, sconta almeno in parte il paragone con l’inizio della prima stagione.