The Sound of 007, la recensione: 60 anni di musica straordinaria

La recensione di The Sound of 007, il documentario disponibile su Amazon Prime Video dedicato alle canzoni e alle colonne sonore che hanno contraddistinto la saga di James Bond nell'arco di 60 anni: una straordinaria carrellata di talento.

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The Sound of 007: un'immagine del film

In occasione dei 60 anni dall'uscita di Agente 007 - Licenza di uccidere, le celebrazioni per l'importante anniversario di James Bond hanno incluso anche un magnifico documentario: The Sound of 007. Presentato da Metro-Goldwyn-Mayer e prodotto da EON, la casa di 007, il film rappresenta una galleria delle canzoni e delle colonne sonore che hanno contraddistinto la saga un decennio dopo l'altro. Ma non soltanto: attraverso interviste ai protagonisti e contributi d'archivio, vengono narrati aneddoti pressoché inediti o comunque poco conosciuti, poiché ogni brano d'apertura dei venticinque capitoli della serie nasconde una storia da raccontare. Ma andiamo nel dettaglio del documentario con la nostra recensione di The Sound of 007.

La figura cardine: John Barry

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Locandina di The Sound of 007

Tra tutti i personaggi presenti nel film ve n'è uno che spicca nettamente sugli altri: è il compositore britannico John Barry, vincitore di cinque Premi Oscar in carriera e autore di ben dodici colonne sonore bondiane. In realtà, quella di Dr. No porta la firma di Monty Norman, che è anche colui che scrisse il celeberrimo tema di James Bond. Quantomeno, le note che lo compongono: per volontà di Albert "Cubby" Broccoli e Harry Saltzman, produttori del film, fu proprio Barry a occuparsi dell'arrangiamento e dell'orchestrazione del brano, che divenne quello poi utilizzato nel primo capitolo e nei successivi, prima di conoscere nuove versioni nel corso del tempo.

John Barry, scomparso nel 2011, appare più volte attraverso interviste d'epoca, e racconta in prima persona come sono nate canzoni indimenticabili quali Goldfinger, Diamonds Are Forever, We have all the time in the world e le principali partiture che egli scrisse nell'arco di venticinque anni di lavoro, prima di ritirarsi dal franchise bondiano dopo aver composto le musiche per 007 - Zona pericolo.

Insieme a Barry, appaiono nel documentario anche performer del calibro di Shirley Bassey, Lulu, Carly Simon, che hanno interpretato alcune tra le canzoni più famose della saga dell'agente segreto. In particolare, quest'ultima non collaborò insieme al musicista britannico, quanto con il compositore statunitense Marvin Hamlisch, che sostituì egregiamente Barry per La spia che mi amava e sorprese tutti per lo straordinario talento, che già aveva avuto modo di mostrare in Come eravamo, film per il quale venne premiato con l'Oscar.

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L'evoluzione musicale di 007

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The Sound of 007: un'immagine del film

Diretto da Mat Whitecross, The Sound of 007 mantiene un'intensità narrativa eccezionale per tutta la sua durata, anche per merito del mirabolante montaggio di Paul Monaghan, che invita lo spettatore a un viaggio tra un'epoca e l'altra, ma anche tra un film e l'altro, senza seguire necessariamente un ordine temporale. Il documentario procede soprattutto per collegamenti tra personaggi e situazioni, pur mantenendo centrali le figure di musicisti come Hans Zimmer (autore della colonna sonora di No Time to Die), David Arnold e Thomas Newman; di cantanti come Jack White, i Duran Duran, Billie Eilish e il fratello Finneas, e i Garbage; di attori quali Daniel Craig, Rami Malek, Michael Caine, Naomie Harris; di registi della serie come Cary Fukunaga, Marc Forster, Martin Campbell, John Glen e Sam Mendes. E, soprattutto, la produttrice Barbara Broccoli, riferimento dell'universo bondiano attraverso EON Productions e Danjaq.

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The Sound of 007: una foto del film

Tutti loro sono testimoni di come le colonne sonore e la canzoni di 007, rigorosamente originali e pensate esclusivamente per i film, abbiano interpretato i cambiamenti dello stile musicale di pari passo con l'evoluzione della serie. Dai brani classici degli anni '60 di Sean Connery, squarciati dalla prorompente Goldfinger di Shirley Bassey nel 1964, al rinnovamento dell'epoca di Roger Moore con variazioni determinate da Live and Let Die e Nobody Does It Better. Per poi giungere al ritmo di A View To A Kill del 1985 e ai suoni elettronici di fine anni '80 e degli anni '90. Lavoro certosino, infine, quello realizzato per i cinque film del ciclo Craig, con ben tre Oscar ottenuti grazie a Skyfall, Writing's on the wall e No Time To Die. Aneddoto molto particolare è quello che riguarda l'utilizzo di ottoni, percussioni e chitarre da parte di ogni compositore, liberi di sperimentare e osare attraverso il tema di Bond di Norman e Barry. Singolare quanto accaduto in Casino Royale dove, per la prima volta, il brano viene proposto soltanto in chiusura di film e sui titoli di coda, in virtù del nuovo 007 di Craig che, solamente un passo alla volta, diventa il personaggio da tutti atteso.

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Aria di famiglia

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The Sound of 007: una sequenza del film

Tra gli aspetti evidenziati in The Sound of 007 vi è quello della sana competizione tra artisti quando si tratta di essere scelti per la canzone di ogni nuovo film di James Bond. Infatti, scrivere il pezzo di apertura (una tradizione mantenuta in ben ventidue dei venticinque capitoli) introduce la pellicola e ne tratteggia le peculiarità, risultando dunque assolutamente fondamentale, oltre a regalare prestigio agli autori che la compongono. Ciascuno dei cantautori intervistati nel documentario esprime l'emozione nell'aver potuto partecipare alla serie, considerandolo un traguardo ambito da sempre. La sensazione è quella che il franchise sia una grande famiglia estremamente allargata, dentro cui artisti di diverse provenienze hanno prestato il proprio talento per un bene comune.

Hans Zimmer, due volte Premio Oscar e finora ultimo compositore bondiano, ha interpretato questo spirito sia durante la scrittura della partitura di No Time To Die che nella collaborazione con Billie Eilish per la creazione della meravigliosa canzone che ha accompagnato la pellicola. Come racconta, "quando parli della musica di Bond, fai un tuffo nella storia. Bond, a modo suo, ha più a che fare con la nostra cultura di quanto ammettiamo, perché è con noi da 60 anni. È davvero sorprendente". È questo, forse, il segreto di James Bond e della sua musica: ci ha accompagnati e ci ha emozionati continuamente, in una magia che si tramanda da tanto tempo e, ci auguriamo, tornerà presto a rinnovarsi.

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Conclusioni

Come abbiamo evidenziato nella nostra recensione di The Sound of 007, il documentario racconta meravigliosamente i 60 anni cinematografici di James Bond attraverso le sue canzoni e le sue colonne sonore. Un lavoro che ha visto impegnati musicisti, cantanti, produttori di eccezionale talento, qui riuniti attraverso interviste e filmati d’epoca, e raccontato con aneddoti curiosi e poco conosciuti al grande pubblico. Un’ottima regia e uno straordinario montaggio regalano all’opera una cifra tecnica assolutamente magnifica.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
5.0/5

Perché ci piace

  • Ogni appassionato della saga di James Bond troverà nel documentario un tesoro da scoprire.
  • Le iconiche canzoni del franchise di 007 ricevono finalmente il giusto risalto, e con esse le colonne sonore che hanno fatto la storia della serie.
  • Un’ottima regia e, soprattutto, uno straordinario montaggio rendono The Sound of 007 un’opera di notevole fattura.

Cosa non va

  • Alcuni capitoli della serie trovano meno spazio rispetto ad altri. Forse sarebbe stato necessario uno sforzo ulteriore da questo punto di vista.