Per il suo quarto film, il primo in lingua inglese, Giorgos Lanthimos ha deciso di esplorare il misterioso universo del romance fantasy/fantascientifico ideando un universo distopico in cui i single vengono costretti a trovare l'anima gemella in 45 giorni. Se non riusciranno nell'impresa verranno trasformati in animali e abbandonati nella foresta. Un trama tanto eccentrica per una pellicola riccca di star dalla genesi piuttosto curiosa.
"Gli ultimi tre film li ho scritti con Efthymis Filippou e alla fine di ogni progetto iniziamo a discutere di cosa ci piacerebbe fare dopo. Parliamo di tutto, situazioni, piccole storie, e cominciano a costruire la vicenda da lì. In questo caso ci siamo concentrati sulle relazioni umane, come le altre volte in realtà, ma stavolta in una declinazione romantica. La scelta di girare in inglese è mia. Dopo tre film in Grecia ho sentito il bisogno di ampliare i miei orizzonti e mi sono trasferito in Inghilterra con lo scopo di girare un film là. Tra l'altro questa era la storia perfetta, perché non necessitava di essere ambientata in un paese specifico e potevo scegliere qualsiasi attore volessi senza pormi il problema della nazionalità. Per fortuna hanno accettato tutti la mia proposta".
Un cast stellare e internazionale
Colin Farrell, Rachel Weisz, John C. Reilly, Ariane Labed, Léa Seydoux, Aggeliki Papoulia e Ben Whishaw. Il cast da urlo, presente a Cannes al completo insieme a Lanthimos per accompagnare The Lobster, commenta la decisione di accettare una proposta così eccentrica e fuori dagli standard della cinematografia europea. "La cosa che mi ha colpito di più della sceneggiatura" spiega John C. Reilly "è che l'ho letta con velocità incredibile. L'ho trovata molto divertente e sovversiva, ma anche molto onesta nella descrizione delle relazioni di coppia". Aggeliki Papoulia aggiunge: "Ogni volta che leggo uno script di Giorgos resto sorpresa perché riesce a unire dolcezza, ironia e violenza". "E' strano, originale, unico, è in grado di usare un linguaggio cinematografico tutto suo e sa creare universi incredibili al cui interno mostra quanto siano assurde a volte le relazioni umane" commenta Lea Seydoux.
L'irlandese Colin Farrell, protagonista della pellicola, spiega che, al momento della lettura dello script non aveva ancora visto Alps, ma aveva assistito a una proiezione di Dogtooth in un cinema di Philadelphia un paio di anni prima. "La sceneggiatura era davvero unica, disturbante ed emozionante, ma non l'avevo capita. Non l'ho capita neanche ora. Credo che alcuni film siano aperti all'interpretazione, ma mi ha commosso profondamente ed era priva delle convenzioni drammatiche a cui sono abituato. Così ho chiamato Giorgios su Skype, siamo stati connessi per un'ora, ci siamo detti sei o sette parole, ma è stato adorabile. Se avessi potuto scegliere, però, non mi sarei voluto trasformare in aragosta. A me piace volare. Credo che John C. Reilly sia più un tipo da aragosta". Il premio Oscar Rachel Weisz confessa: "Quando ho visto Dogtooth sono rimasta scolvolta. Non avevo mai visto recitare in modo così immediato e naturalistico, perciò quando mi ha chiamato ho accettato subito. Il suo cinema non ha luci, non ha effetti speciali. I concetti escono dalla mente di Giorgos e ciò che la sua mente riesce a creare è fantastico. Non ero in grado di capire ciò che volesse da me perciò mi sono messa nelle sue mani, è stata un'esperienza ipnotica. E' come se fosse perennemente ubriaco, vede il mondo come un luogo brutale e al tempo stesso pieno d'amore". Ariane Labed le fa eco: "Giorgos racconta l'aspetto più genuino e umano delle persone. The Lobster parla delle dinamiche sentimentali tra individui". Ben Whishaw conclude: "Devo ripetermi, ma la sceneggiatura era davvero originale ed è aperta a molte interpretazioni diverse perciò è stato eccitante collaborare a questo progetto".
Dalla Grecia all'Irlanda
Con The Lobster, Giorgos Lanthimos affronta per la prima volta un progetto che ha un respiro diverso, molto più ampio rispetto alle opere precedenti, ma il regista si schernisce spiegando di essersi avvicinato al film come a tutte gli altri suoi lavori. "La differenza principale è che stavolta siamo stati in grado di pagare tutti. Abbiamo avuto grande libertà creativa e abbiamo realizzato il film che volevamo fare. Sono fortunato a lavorare con dei produttori che mi supportano. La differenza è stata che abbiamo cambiato paese, quindi abbiamo usato lo stesso approccio in un contesto diverso, con regole e caratteristiche diverse". Riguardo alla possibilità di girare nella sua patria natale, Colin Farrell commenta entusiasta: "Per me è stata una gioia tornare a lavorare in Irlanda. Ogni due o tre anni cerco di accettare un film girato in Irlanda così posso fare ritorno per un po' a casa. Stavolta è stata un'esperienza incredibile perché i personaggi erano veri, rudi e immediati come l'ambiente. Credo che il sudovest dell'Irlanda sia il posto più bello del mondo. E poi sul set ho dovuto truccarmi da solo. No, in realtà non mi sono truccato, ma è stato tutto molto onesto".
Problemi di coppia
Il tema trattato nel film, la necessità di accoppiarsi a tutti i costi pena la perdita dell'umanità, rappresenta una metafora della pressione imposta dalla società moderna sull'individuo? Rachel Weisz non è tanto sicura: "Io non penso che le persone siano soggette a una pressione di questo tipo, forse vedo l'aspetto romantico della storia, ma penso che il film sia aperto a tante interpretazioni diverse.". Ancor più perplesso sembra Ben Whishaw: "Io non ho ancora visto e non ho capito di cosa parli, ma ho la sensazione che sia quel tipo di lavoro che a ogni visione lascia un'impressione diversa". "La pressione sulla vita privata dipende dalla società e dalla mentalità da cui si proviene" conclude Colin Firth "Io leggo un sentimento più universale che è la solitudine. La cosa che unisce tutti è la paura di restare soli. Probabilmente il film parla di questo". "Non volevamo prenderci gioco di nessuno" spiega Giorgos Lanthimos "e non volevamo mostrare la pressione che le persone ricevono nella ricerca dell'anima gemella, ma volevamo esplorare l'intimità dell'individuo e il relazionarsi con gli altri. Ma soprattutto volevamo creare un lavoro che stimolasse questo tipo di riflessioni e che scatenasse la riflessione. Quello che mi stava a cuore era suscitare delle domande". "Questo film mi ha fatto pensare a Robert Bresson" spiega Léa Seydoux, chiamando in causa uno dei pilastri del cinema francese. "Giorgos sul set non ci chiedeva di diventare qualcuno o qualcosa, ma solo di esserci. Non vuole vedere la recitazione, ma vuole la persona". John C. Reilly commenta così il personaggio che gli è stato assegnato, così lontano dal suo tradizionale percorso: "Sono fortunato ad avere tre film al festival quest'anno. Non riesco ancora a credere di far parte di questo incredibile progetto. La parte ambientata in hotel mi ha fatto pensare quasi a un 'prison movie', adoro questa qualità sinistra, questa sensazione che qualcosa di terribile stia per accadere da un momento all'altro, questa messa a nudo dei caratteri nei loro aspetti più patetici. Mi sento davvero fortunato ad aver potuto interpretare un personaggio così diverso dagli altri, ma non voglio annoiare nessuno parlando della mia carriera. E' ancora troppo presto. Magari stasera dopo che avremo bevuto".
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