Il terzo episodio di The Last of Us dedicato alla relazione tra Bill e Frank (qui la nostra recensione) ci ha lasciati con le guance umide di lacrime ma con i cuori colmi di felicità. Una digressione emozionante sull'irriducibilità dell'amore anche in un mondo ormai perduto e infestato. Al netto del review bombing ricevuto sugli aggregatori di recensioni da parte dei soliti fanatici estremisti, la puntata è sicuramente un grande apice narrativo e cinematografico (inteso in senso tecnico-qualitativo-fotografico) della recente storia del piccolo schermo, obiettivamente difficile da superare a stretto giro, soprattutto in trittico con i primi due episodi.
Si è così scelto di sfruttare il quarto - intitolato Please Hold My Hand - come strumento di transizione narrativa, al contempo episodio di passaggio ma anche introduttivo di una nuova e pericolosa fase del viaggio di Joel (Pedro Pascal) ed Ellie (Bella Ramsey), raggiungendo comunque un ottimo livello traspositivo e valorizzando sempre con massimo rispetto la drammaturgia principale dell'opera.
[ATTENZIONE, SPOILER A SEGUIRE]
The Kansas City Shuffle
Raccontava il personaggio di Bruce Willis in Slevin: "Conosci la mossa Kansas City? Mentre tutti guardano a sinistra, tu vai a destra". Citiamo il cult di Paul McGuigan per raccontare proprio il nuovo arco narrativo di The Last of Us, appunto ambientato nella capitale del Missouri. Sentiamo già i tanti videogiocatori affezionati al capolavoro di Neil Druckmann domandarselo: "Ma non era a Pittsburgh il prossimo capitolo?". La risposta è sì, ma a quanto pare la produzione e gli showrunner hanno scelto di cambiare città per una questione logica e più pragmatica di spostamenti e copertura del territorio. Ciò detto, la vera sostanza del racconto non cambia anche nell'ormai abituale presenza d'inedite estensioni della storia e introduzioni o approfondimenti di personaggi altrimenti più sacrificati.
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In verità è il passaggio videoludico di Pittsburgh stesso ad essere transitorio e a non presentare un contesto articolato, motivo di sana edificazione creativa da parte di Craig Mazin, ancora solitario alla sceneggiatura. Insieme al regista Jeremy Webb (anche al timone del quinto episodio), lo scrittore ha dunque esteso e migliorato proprio il contesto, dando background e profondità all'arco narrativo e persino uno scopo ai nemici in loco, altrimenti solo generici "banditi". Questi sono infatti una sorta di milizia popolare capitanata dall'intransigente Kathleen (la Melanie Lynskey di Yellowjackets), rivoltatisi all'oppressione marziale della FEDRA e ora al potere.
Ecco la mossa Kansas City: mentre l'esercito pensava a ripulire la zona di quarantena e la città dagli infetti per tornaconto personale, il popolo si è ribellato alla stringente morsa dei controlli e degli abusi dello stesso. Joel ed Ellie si trovano loro malgrado costretti a fare i conti con Kathleen e i suoi uomini (tra cui anche Perry, interpretato da Jeffrey Pierce, doppiatore originale di Tommy), nascondendosi nel dedalo urbano di palazzi e desolazione dopo essere fuggiti da un pericoloso agguato - per altro tradotto perfettamente dal videogioco.
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Macchine e pistole
The Last of Us ci regala un altro bel episodio. Seppure non dello stesso livello introspettivo o registico dei precedenti, quella diretta da Jeremy Webb è una puntata al contempo di ri-equilibrio e disordine, questa volta interamente centrato sull'evolvere del rapporto tra Joel ed Ellie, tanto in chiave intime e psicologica quanto fisica. La prima parte di "Please Hold My Hand" tratta del viaggio dal Massachusetts al Missouri: due giorni di auto e una notte in accampamento in mezzo alla foresta per nascondersi non dagli infetti ma dagli umani. La serie sfrutta questo preziosissimo tempo per far avvicinare i suoi protagonisti e sondare alcune periferie ancora inesplorate del loro animo. La seriosità di Joel è quindi spesso smorzata dal buon umore di Ellie e viceversa, ma è questo lento iniziare a comprendersi a dare la spinta a entrambi ad aprirsi.
In tal senso bisogna constatare che il quarto episodio di The Last of Us è al momento quello dove è più forte ed evidente la chimica tra Pascal e la Ramsey, sia per questioni fisiologiche alla narrazione sia per la presenza di dialoghi più sostenuti e diversificati. E più si addentrano nel cuore dei loro personaggi, più noi ci addentriamo in loro, imparando di settimana in settimana ad amarli e stimarli nei panni di Joel ed Ellie. Dalla seconda parte, poi, la puntata cambia e subentrano azione e tensione, pure con diversi cambi in prospettiva in favore di Kathleen.
È per l'agguato il fulcro d'interesse di Please Hold My Hand, e in merito non si possono che applaudire la scrittura di Mazin e la regia di Webb per aver nuovamente traslato fedelmente e insieme ri-adattato con purezza d'intenti la sequenza, raccontando nell'azione persino un'importante sviluppo di Ellie. Per il resto si rivela quel ottimo episodio transitorio e introduttivo come già spiegavamo in apertura, chiudendo il tutto con due silenziose ma essenziali presentazioni: Henry e Sam.
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Conclusioni
In conclusione, il quarto episodio di The Last of Us si dimostra un ottimo strumento di transizione narrativa, focalizzato tanto sull'evoluzione del rapporto tra i due protagonisti - soprattutto qui con una chimica straordinaria - quanto sull'introduzione di un nuovo e differente arco del racconto. Il pericolo restano le persone e la puntata lo chiarisce perfettamente, allontanando gli spettri della FEDRA e calando su Joel ed Ellie l'oscurità del popolo "libero". Dimostra poi ancora una volta la superlativa fedeltà dell'adattamento, regalando ai fan un momento molto atteso e aprendo la strada a un prosieguo sempre più ossequioso del già blasonato materiale originale. Il livello si mantiene insomma molto alto.
Perché ci piace
- La chimica su schermo tra Pedro Pascal e Bella Ramsey, qui finalmente più accentuata.
- L'equilibrio formale tra regia di Webb e scrittura di Mazin.
- La trasposizione della scena dell'agguato.
- La revisione del contesto in meglio tra pericoli e ambientazione.
Cosa non va
- Non raggiunge i livelli dei tre episodi precedenti.
- Il personaggio di Kathleen non convince ancora del tutto.