The Last of Us: perché la serie è così attuale?

The Last of Us, la nuova serie HBO ispirata all'omonimo videogioco, contiene elementi in perfetta continuità con il mondo reale (e non solo).

The Last of Us: perché la serie è così attuale?

The Last of Us è la nuova serie tv targata HBO ideata da Craig Mazin, premiato showrunner di Chernobyl che porta sul piccolo schermo l'affascinante e rivoluzionario videogioco omonimo di Naughty Dog, arrivato originariamente per PlayStation 3 nel 2013. Lo show, che vede tra i produttori esecutivi e sceneggiatori lo stesso Neil Druckmann, creatore dell'opera originale, ha già conquistato il pubblico e critica, registrando degli ottimi ascolti.
Nonostante siano andati in onda, ad ora, solo i primi tre episodi, l'impatto emotivo e qualitativo che il progetto ha comunicato è impressionante, denotando non solo una fedeltà accurata al materiale di partenza, ma anche degli spunti originali perfettamente coerenti e in linea con quanto narrato nel videogame. Probabilmente, per comprendere la forza di The Last of Us, bisogna cominciare semplicemente dall'inizio, dal pilot e analizzare il suo contenuto in rapporto con l'attualità, facendo, però, qualche spoiler molto rivelatorio sulla trama dell'opera.

Il dramma della pandemia

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The Last of Us: un'immagine dal teaser trailer della serie HBO

Già nel videogioco, fin dalle prime battute, è evidente che ci troviamo in un contesto pandemico drammatico, in un'America dove una mutazione di un fungo, il Cordyceps, è sfuggita di mano, diffondendo un'infezione pericolosissima per cui le uniche due opzioni sono la morte o la trasformazione in un ibrido uomo-fungino per niente bella a vedersi. Avendo provato sulla nostra pelle gli effetti del coronavirus negli ultimi 3 anni (sia direttamente che indirettamente) vedere una serie che comincia con un incipit simile crea una connessione forte con lo spettatore. Per rafforzare ancora di più questa unione tra finzione e realtà, inoltre, all'interno dell'opera televisiva è presente un prologo del tutto inedito che cala meglio il pubblico nell'atmosfera e nel mood di The Last of Us, legandosi indissolubilmente ai tanti notiziari oltre che talk show dove, recentemente, abbiamo sentito parlare virologi ed esperti in materia. Una correlazione che però è parte integrante del gioco stesso in primis e quindi non ha lo scopo di cavalcare l'onda della contemporaneità.

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Zombie che non passano di moda

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The Last of Us: un'immagine dal teaser trailer della serie HBO

L'epidemia scaturita dal Cordyceps, inoltre, è collegata ad un altro dettaglio che non bisogna sottovalutare ovvero la presenza di infetti. Per quanto i vari stalker, runner, clicker e bloater non siano veri e propri non morti, il tema apocalisse zombie è dietro l'angolo ed è perfettamente in linea con quanto abbiamo visto negli ultimi anni di televisione e cinema. Dalla diffusione di questo sottogenere dell'horror grazie al leggendario George A. Romero (che ha codificato questo filone con La notte dei morti viventi del 1968), abbiamo assistito a migliaia di apocalissi diverse con altrettanti cannibali, risorti e cadaveri risvegliati senza però mai annoiarci, a dimostrazione che siamo di fronte ad un topos intramontabile. In The Last of Us tale dettaglio non è comunque preponderante all'interno della storia e ci sono molti altri temi decisamente più importanti che emergono, ma comunque ciò aiuta la serie a livello di posizionamento commerciale, portando un contenuto caldo e sempre guardato con interesse.

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Un padre e una figlia

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The Last of Us: Pedro Pascal e Nico Parker nella serie

La storia di The Last of Us ruota intorno al rapporto tra un padre e una figlia. Non a caso, l'amore speciale che lega, nella premessa narrativa, Joel (Pedro Pascal) a sua figlia Sarah (Nico Parker), si rompe bruscamente, trasformando un padre rude ma amorevole in uomo apparentemente senza sentimenti, in cerca segretamente di un vuoto da colmare. Ellie (Bella Ramsey) è un'orfana di 14 anni cresciuta in un mondo dove il Cordyceps aveva già preso un piede, nascendo quindi in un contesto brutale e degradante. Nell'incontro con Joel, la ragazzina trova una figura paterna che non ha mai avuto nella sua vita e al tempo stesso il suo burbero accompagnatore riscopre il valore della famiglia e l'affetto di una figlia. Un tema narrativo ricorrente che funziona non solo perché rappresenta un viaggio di crescita ed evoluzione per entrambi i personaggi, ma anche perché, con lo scontro di due figure così diverse, si può spaziare molto a livello di caratterizzazione. Si può sfruttare da un lato il profondo valore delle opposizioni e dei contrasti, per poi creare armonia una volta che il loro legame diventa solido.

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Una terra in rovina

The Last Of Us Serie 2023
The Last of Us: una scena della serie

Potrebbe effettivamente passare in sordina data la mole infinita di suggestioni, temi e dettagli di The Last of Us, ma l'America rappresentata nella serie è un luogo in rovina, con la natura che si sta riprendendo sempre di più il controllo del territorio. L'ambientazione dello show HBO, in modo similare a quanto rappresentato nel videogioco, è molto suggestiva, con edifici totalmente distrutti, altri prigionieri di rampicanti, con la vegetazione che si fa sempre più folta e invasiva. Una prospettiva che, al di là della causa scatenante dell'Apocalisse, è piuttosto verosimile anche nel nostro mondo. Se poi teniamo conto che, rispetto al 2013, adesso i media stanno sensibilizzando sempre più la popolazione sui danni provocati dall'inquinamento e dal riscaldamento globale, è chiaro che il background ha una presa decisamente più forte sul pubblico. Come nel caso del collegamento pandemico, però, non siamo di fronte ad un elemento disturbante che impedisce la visione, ma esattamente, al contrario, ad uno che tiene ben saldi gli spettatori per il suo spiccato realismo.

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Un mondo di sopravvissuti

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The Last of Us: un'immagine della serie

Nella serie, come ovviamente nel videogioco, si analizzano in modo antropologico, sociologico e psicologico i sopravvissuti, i malcapitati che, salvi dal Cordyceps, combattono per la vita in una società degradante e brutale, dove le leggi sono state abbandonate in favore di una dittatura militare, combattuta perennemente da un gruppo di terroristi, le Luci, che ricercano la libertà perduta. Con questa regressione umana c'è l'occasione di indagare nell'animo di ogni personaggio, primario e comprimario che sia, non solo per capire la sua storia, ma anche per comprendere le motivazioni che lo spingono a fare determinate scelte. Come nello stato di natura teorizzato dal filosofo Thomas Hobbes, nel XVII secolo, "homo homini lupus" ovvero "l'uomo è un lupo per l'uomo", in una lotta contro tutti dove l'importante è semplicemente rimanere in piedi, a scapito della vita altrui. Un'esasperazione un po' estrema e pessimista del mondo attuale, dove in ogni ambito viene premiata la competizione piuttosto che la collaborazione e dove bisogna sempre essere migliori degli altri, a qualsiasi costo.