In Suburra 2, seconda stagione della serie Netflix di cui parliamo in questa intervista ad Alessandro Borghi, ritroviamo Aureliano, Spadino (Giacomo Ferrara) e Lele (Eduardo Valdarnini) tre mesi dopo i fatti del capitolo precedente: il primo è ancora al comando di Ostia, ma ha un conto in sospeso con la sorella Livia (Barbara Chichiarelli); il secondo, uscito di scena il fratello Manfredi (Adamo Dionisi), sta cercando di scalare i vertici del clan Anacleti; il terzo invece è diventato ispettore, proprio del distretto del litorale romano. Per assurgere a capi delle loro rispettive famiglie, i tre dovranno mettere da parte i vecchi rancori, per allearsi e combattere il nemico comune.
La seconda stagione della serie - di cui abbiamo parlato nella nostra recensione di Suburra 2 - è disponibile su Netflix dal 22 febbraio, si apre con il Colosseo: il cuore di Roma, città della grande bellezza ma anche di traffici oscuri, ricca di storia e cultura eppure incivile, allo stesso tempo madre e meretrice. Roma ti lascia senza fiato e subito dopo ti fa arrabbiare. Tutti la vogliono, ma nessuno la possiede veramente, forse solo Samurai (Federico Acquaroli) l'ha capita veramente: è proprio lui il motore primario di questa seconda stagione, l'eminenza grigia che tutto vede e sa e che bisogna sfidare se si vuole salire sul trono della capitale.
Abbiamo incontrato gli interpreti delle tre giovani promesse della criminalità capitolina proprio a Roma: la prima domanda è stata se si diventa dei "veri capi" insieme o, come dice Aureliano a un altro personaggio, se "se diventa capi da soli, regazzi'": "Credo insieme" ci ha detto senza esitare Alessandro Borghi, proseguendo: "Sono un fan del concetto di comunità: l'individualismo non mi riguarda, soprattutto in questo mestiere, in cui i più grandi risultati si ottengono trovando delle persone che ti accompagnino nel viaggio." Per Giacomo Ferrara: "Nell'arco della seconda stagione questo rapporto cresce molto: per me la cosa bella è che, alla fine della prima, questi tre personaggi si ritrovano a fare un patto che è in equilibrio precario, invece questa volta decidono consapevolmente di allearsi e arrivare al potere." D'accordo Eduardo Valdarnini: "Forse nella prima stagione è tutto fatto per un calcolo più infantile, ci provano, per vedere se riescono, almeno per quanto riguarda il mio personaggio. Nella seconda stagione invece si prende consapevolezza che si è da soli: si è in autonomia e si parte da soli, quindi le scelte che si fanno sono conseguenza di un bisogno, di ricerca di fiducia."
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Aureliano: il più desiderato di Suburra
Nella prima stagione Spadino confessa ad Aureliano il suo desiderio per lui, all'inizio della seconda vediamo che qualcuno gli dà un bacio inaspettato, Samurai ne è ossessionato e anche il pubblico lo ama, fin dal film di Stefano Sollima: perché tutti vogliono un pezzo di Aureliano Adami? Secondo il suo interprete: "Perché mi disegnano così! È un personaggio che ha dimostrato talmente tanti lati del suo carattere, talmente tante vulnerabilità e tanta forza, che è concepito proprio per entrare in empatia con il pubblico. Paradossalmente si entra in empatia con lui anche quando fa la cosa sbagliata, perché sai che poi cercherà di rimediare. È un personaggio che amo molto, da anni: questo Aureliano della seconda stagione lo amo particolarmente, più di quello della prima, perché lì cercava la sua identità, era alla deriva, invece adesso ha una consapevolezza diversa. Nell'arco della seconda stagione abbiamo avuto la possibilità di raccontare delle cose con più sfumature."
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In Italia solo la criminalità punta davvero sui giovani?
Per presentare il film La paranza dei bambini, vincitore dell'Orso d'argento per la migliore sceneggiatura al Festival di Berlino 2019, Roberto Saviano, autore del romanzo a cui la pellicola si ispira, ha detto che in Italia soltanto la criminalità organizzata punta davvero sui giovani. È ovviamente una provocazione, ma c'è un fondo di verità nelle parole dello scrittore? Secondo Alessandro Borghi sì: "Diciamo che non rientriamo tra i paesi delle opportunità: in Italia per ottenere qualcosa si deve faticare molto, non succede spesso che si dia una possibilità a qualcuno che non abbia alle spalle una struttura già importante. Si instaura quel meccanismo molto strano in cui ti aspetti che qualcuno creda in te, ma chi dovrebbe credere in te ha bisogno di garanzie e tu, non avendo fatto nulla prima, non le hai e quindi ti chiedi come funzioni questa roba... La fiducia: questa parola meravigliosa che è alla base di molte cose, non soltanto nel nostro mestiere. Bisogna dare alle persone la possibilità di dimostrare di saper fare le cose: quindi la battuta di Saviano mi è piaciuta molto."
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