Le foglie secche di una sperduta foresta americana schiacciate dalle ruote di biciclette forsennate. Sul sellino ecco tre ragazzini con rigoroso zaino in spalla, torce a portata di mano, mossi da un desiderio di avventura e da una stuzzicante paura per quello che stanno per affrontare: mostri, amici scomparsi, realtà parallele, esperimenti segreti. Bastano pochi elementi, quasi delle parole chiave ben sedimentate dentro i nostri occhi, per capire quanto Stranger Things trasudi amore per ognuno di quegli anni Ottanta (de)scritti da Stephen King e immaginati da John Carpenter, Steven Spielberg e Joe Dante. Lo fa senza nasconderlo, spudoratamente, dal font del titolo alle musiche, dagli abiti ad una sfilza di citazioni seminate ovunque, assieme alla vaga sensazione di film già visto a forma di serie tv dove mistero, paranormale e rapporti umani stratificati (bambini, ragazzi, adulti) si abbracciano con disarmante facilità.
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Abili come i migliori stregoni fantasy, Matt e Ross Duffer hanno creato un'alchimia magica dove ogni ingrediente è pesato con consapevolezza e una buona dose di passione cinefila. Ma se da una parte Stranger Things ci appare rassicurante, vincolata com'è alla nostalgia di tempi andati che tornano con prepotenza, dall'altra è riuscita subito a creare aspettative sui suoi sviluppi, a smuovere curiosità, teorie, dubbi. Ovvero tutto quello che una buona serie dovrebbe sempre fare. Stranger Things è ancorata al passato ma anche rivolta al futuro, perché finisce con una promessa; un finale che lascia la porta socchiusa come piacerebbe alla piccola Undici. E allora, folgorati da questa serie divorata in pochi giorni, ci aggrappiamo alle dichiarazioni dei Duffer.
Certo, la seconda stagione non è ancora ufficiale, ma i registi ci terrebbero a realizzarla, perché è nelle loro intenzioni "espandere la mitologia della serie". Quindi speriamo, ipotizziamo, analizziamo punti oscuri e ambiguità che vorremmo fossero sviluppati e risolti con la prossima stagione. Come ci hanno insegnato a fare Mike, Dustin, Lucas e Willy, ragazzini curiosi e affamati di novità, predisposti alla meraviglia e pronti ad accogliere lo straordinario nelle loro vite. Un piccolo atto di fede pieno di fantasia e qualche illusione. Come quando si lanciano i dadi in una partita di Dungeons & Dragons.
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N.B: L'articolo contiene spoiler sulla serie
1. 1+1 fa Undici
Il vero fenomeno della serie, paranormale o meno, è lei. È la piccola Millie Bobby Brown, la splendida attrice che interpreta Undici, il personaggio-chiave di tutto lo show. Tutti la cercano, i nostri giovani beniamini la proteggono, lei sposta gli equilibri, per lei temiamo, a lei teniamo. Come un tenero E.T. con occhi spaventati, un'Imperatrice Furiosa in miniatura dall'aria fragile e l'animo ferito, Undici rappresenta uno dei misteri fondamentali ancora da esplorare a fondo. Sappiamo che suo padre (lo sarà davvero?) l'ha costretta ad orrende manipolazioni fisiche e mentali all'interno di un esperimento poi degenerato. Probabilmente l'intento iniziale del dottor Brenner e soci era quello di creare attraverso la bambina un ponte spazio-temporale che permettesse agli Stati Uniti operazioni di spionaggio ai danni dei sovietici.
Poi qualcosa è andato storto. Dopo è nato qualcos'altro. Abbiamo visto nascere un'aberrante creatura affamata che ingurgita "figli e figlie" nel suo mondo. E allora la domanda è: Undici e il mostro sono in qualche modo collegati? Stranger Things ci fa più volte supporre di sì (Undici afferma persino di essere il mostro), soprattutto nel finale quando la bambina, annientando la creatura, finisce per eliminare anche se stessa. Insomma la ragazzina con superpoteri e il mostro sembrerebbero due conseguenze dello stesso esperimento. E nessuno dei due sembra davvero scomparso, perché quei waffles lasciati in prossimità del bosco sono più che un indizio.
2. Esplorare il Sottosopra
Un documento lungo 30 pagine che spiega ogni dettaglio di questo fantomatico Sottosopra, mondo parallelo che funge da enorme tana per la creatura. Questo prezioso testo scritto dai fratelli Duffer sazierebbe la nostra curiosità perché contiene informazioni su una vera e propria mitologia legata a questa dimensione che ci appare come una versione deteriorata del nostro mondo, mucoso e decadente, ispirato ad Alien e alla saga videoludica di Silent Hill. Da dove nasce questa creatura? Come sceglie le sue vittime? In quell'ambiente ostile ci sono anche altri mostri?
Sappiamo che esiste una connessione stretta tra il Sottosopra e l'elettricità, ma come mai il contatto tra la creatura e Undici ha aperto il varco che "permette all'acrobata di muoversi come una pulce"? Ma la questione più impellente riguarda Will e la fugace apparizione del Sottosopra vista nel bagno nel finale di stagione. Resta da capire se il ragazzino ora sia diventato un "piccolo cavallo di Troia" per la sopravvivenza di questa oscura realtà.
3. La quiete dopo la tempesta?
A proposito di Will, va ricordato che il suo ritorno a casa sarebbe un'altra faccenda molto interessante da esplorare. Un bambino di cui è stato ritrovato il corpo, di cui sono stati celebrati i funerali, che improvvisamente ritorna in vita e riprende la sua "vita normale". Quel trafiletto di giornale appeso nella stazione di polizia (con il titolo "Il bambino tornato in vita") non ci basta, perché siamo curiosi di capire la reazione della comunità di Hawkins davanti a questa riapparizione. Chi ha creduto a quale storia? Cosa è stato raccontato alla gente per normalizzare il ritorno di Will? Ma immaginare la seconda stagione di Stranger Things come seguito diretto della prima, ci porta a considerare anche gli effetti dell'avventura su Mike, Dustin e Lucas, famiglie comprese. Sarebbe interessante soffermarsi sulle scosse di assestamento vissute da tutti, capire come aver sfiorato e conosciuto la morte abbia cambiato le loro vite, influito o meno sulla loro testarda spensieratezza.
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4. L'esperimento: la verità è lì dentro?
Veicoli guidati da loschi figuri, sicari spietati travestiti da rispettabili signore, il desiderio di spingersi oltre le possibilità umane senza curarsi dell'umanità. Nel sottobosco di Stranger Things si cela un altro grande classico della fantascienza: l'organizzazione segreta (o ente governativo) di turno che opera dietro le quinte, dentro basi segrete, dove orchestrare nuove diavolerie pur di raggiungere i propri obiettivi militari o politici. Guidato (pare) dallo spietato dottor Brenner, il programma scientifico non ha infierito solo sulla dolce Undici, ma anche su altri bambini e suoi rispettivi genitori. Ripercorrere a ritroso questa scia di abusi a doppio filo sarebbe sicuramente cosa gradita.
5. Luci e ombre su Hopper
Il capo della polizia Hopper è tra i personaggi più riusciti della serie. Ci viene presentato come un uomo imbolsito, stanco del suo lavoro, che sopravvive a se stesso trascinandosi di birra in birra, di amante in amante. Poi qualcosa dentro di lui scatta e non è un semplice senso del dovere, ma la volontà di riprendersi in qualche modo quello che la vita gli ha tolto. Hopper si riconosce nello strazio di mamma Joyce, proprio perché quel dolore lo ha vissuto, da padre, da genitore che ha perso sua figlia. Il lutto di Hopper ci viene raccontato col contagocce, scandito da emozioni ben assestate nel cuore degli spettatore. Il poliziotto pigro e riluttante, alla fine, si trasforma in salvatore. Almeno sino all'inaspettato colpo di coda finale, quando l'agente diventa di colpo ambiguo. Avvicinato dagli uomini di Brenner (?), Hopper reagisce in modo indecifrabile, a metà strada tra la complicità e la rassegnazione. Sicuramente informato sul destino di Undici, resta da capire il suo ruolo nella storia. Antieroe o pedina?
6. Ritorno al futuro
Da Hawkins ad Hogwarts il passo è breve. Cosa c'entrano Lucas, Dustin e Mike con Harry, Ron ed Hermione? Parecchio. In una recente intervista rilasciata su Empire, i fratelli Duffer hanno scomodato i tre maghetti portandoli come esempio da seguire nello sviluppo della serie. L'intento, quindi, è quello di soffermarsi sulla crescita, sull'evoluzione e i cambiamenti dei ragazzi di Hawkins, sicuramente invitati nel loro personalissimo "binario 9¾" perché anche in Stranger Things mondi paralleli, cosmogonie e mitologie alternative sono parte integrante della storia. E se invece il salto temporale fosse più brusco? E se invece ritrovassimo Mike e combriccola da adulti? Semmai con dei figli, con il piacere di scoprire le tappe fondamentali del tempo trascorso lontano dai nostri occhi. Una virata narrativa nel rispetto della tradizione dello zio King. D'altronde i bambini di It tornano a combattere il mostro dopo 27 anni...
7. Una serie antologica?
Stranger Things è molto più di una serie televisiva; è un racconto nel racconto, una meta-narrazione dove l'arte del raccontare viene celebrata di continuo. Uno show che non conosce episodi e puntate, ma soltanto "capitoli", come nel bel mezzo di un romanzo. Uno show che si apre e si chiude con un'intensa sessione di Dungeons & Dragons, un gioco di ruolo dove immaginazione e capacità affabulatorie sono fondamentali, non potrebbe dichiarare più amore di cosi al mondo delle storie. Perché è stato subito chiaro che in questa serie non conta soltanto cosa si racconta, ma come lo si fa. La prima stagione lo ha fatto ricalcando le narrazioni cinematografiche e letterarie degli anni Ottanta, rispettandone immaginari ed iconografie. E se Stanger Things diventasse una serie antologica con personaggi diversi all'intero di epoche differenti? Immaginate una seconda stagione ambientata negli anni Settanta con un tocco romeriano, oppure una negli anni Novanta sulla scia di Wes Craven. Per trattare gli stessi temi con occhi diversi, con il filtro del suo tempo; magari senza perdere di vista lo sguardo fondamentale di chi crede che qualcosa di straordinario sia davvero possibile, nel gioco come nella vita. Quello dei bambini.