Star Wars: Gli Ultimi Jedi, perché il film ha reso onore alla saga

In attesa di Star Wars: L'ascesa di Skywalker torniamo sul discusso e controverso Star Wars: Gli Ultimi Jedi, e scopriamo perché il film di J.J. Abrams non deve rimediare alle scelte di Rian Johnson.

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Star Wars: The Rise of Skywalker - Un'immagine suggestiva del primo teaser

Mancano pochi giorni all'uscita di Star Wars: L'ascesa di Skywalker, ultimo atteso capitolo della saga di Star Wars così come la conosciamo. Episodio 9 promette di concludere definitivamente la saga degli Skywalker a 42 anni dal suo inizio. Il film di J.J. Abrams ha un ulteriore obiettivo: far ritrovare alla maggior parte dei fan la magia e l'amore per la saga dopo che Rian Johnson con il suo Star wars: Gli ultimi Jedi ha creato un terremoto interno al fandom.

Controverso, discusso, addirittura odiato - tanto da creare petizioni online per rigirarlo (follia!) o chiedere le dimissioni della presidente della Lucasfilm Kathleen Kennedy - Episodio VIII continua a far parlare di sé a distanza di due anni per le sue scelte narrative giudicate irrispettose verso i personaggi e la saga intera mentre invece nascondono coerenza, amore e onore all'opera di George Lucas. Vediamo perché.

Gli ultimi jedi: Star Wars colpisce ancora... ma in modo inaspettato

Questa storia non è andata come pensavamo

Star Wars: Gli Ultimi Jedi: Carrie Fisher sul set col regista Rian Johnson
Star Wars: Gli Ultimi Jedi: Carrie Fisher sul set col regista Rian Johnson

Quando si ha a che fare con una narrazione seriale al cinema, che per i suoi tempi di realizzazione costringe a una fruizione diversa da quella televisiva da parte dello spettatore, il secondo capitolo di una trilogia risulta sempre il più complicato. Oltre a dover proseguire in maniera coerente e sorprendente la storia iniziata nel primo capitolo e lasciare alcuni interrogativi aperti per il capitolo successivo, l'episodio centrale ha il compito di andare incontro alle aspettative dello spettatore. Non sempre questo accade in maniera equilibrata e soddisfacente, vuoi per il paragone naturale con il capitolo che l'ha preceduto, vuoi per l'impressione di avere a che fare con un film di passaggio. Star Wars: Gli ultimi Jedi, per nostra fortuna, non cade in questi difetti: prosegue la storia iniziata da Star Wars: Il risveglio della forza e, presentando al suo interno la chiusura di alcuni archi narrativi, funziona anche come film a sé. Addirittura, per essere l'ottavo film di una lunga saga che è stata realizzata nel corso di quarant'anni - con tutte le trasformazioni socio-culturali che questo comporta - ha presentato diverse novità soprattutto stilistiche come la quasi eliminazione delle dissolvenze a tendina o l'introduzione dei flashback, ma anche narrative, senza però mai tradire lo spirito dell'epopea creata da George Lucas.

Star Wars: Gli Ultimi Jedi: John Boyega e Kelly Marie Tran in una scena
Star Wars: Gli Ultimi Jedi: John Boyega e Kelly Marie Tran in una scena

Eppure, a distanza di due anni dalla sua uscita, Gli Ultimi Jedi continua a essere fortemente criticato per vari motivi i più dei quali non tengono conto del vero e primigenio significato di Star Wars. Sia chiaro che non analizzeremo ogni elemento criticato per lo più in rete dai cosiddetti fan che spesso e volentieri hanno dato prova di ignoranza e maleducazione ingiustificata (ricordiamo il vergognoso episodio ai danni di Kelly Marie Tran). Non è nostra intenzione, inoltre, soffermarci su ogni elemento che ha generato discussioni sane, come la presenza di umorismo definito eccessivo (ma in Star Wars si è sempre cercato di stemperare il momento più drammatico, vedere C-3PO ne L'impero colpisce ancora), i presunti buchi di sceneggiatura per risposte non date quando manca ancora un capitolo conclusivo, Leia che fluttua nello spazio (è pur sempre una Skywalker sensibile alla Forza!) o le telefonate mentali tra Rey e Kylo Ren (già presenti, ancora una volta, ne L'impero colpisce ancora tra Luke e Leia o tra Luke e Darth Vader). Ci soffermeremo sulla luna e non sul dito tenendo presente che, anche se Star Wars è una fede, una passione e qualcosa che sentiamo particolarmente a cuore, la storia appartiene ai suoi autori che purtroppo, per ora, non siamo noi.

Gli ultimi jedi: Star Wars colpisce ancora... ma in modo inaspettato

L'equilibrio della Forza è dentro di noi

Star Wars: Gli ultimi Jedi - Un ritratto dedicato ai ribelli
Star Wars: Gli ultimi Jedi - Un ritratto dedicato ai ribelli

I personaggi de Gli ultimi Jedi e i loro archi narrativi simboleggiano il senso stesso del film. Se Star Wars ha sempre affrontato il potere e le conseguenze delle scelte individuali, Episodio VIII si sofferma sulla creazione della propria identità in base a queste scelte. Emblematico è il personaggio di D.J. (Benicio Del Toro) che, ponendosi al di sopra delle parti e non appartenendo a una sola fazione, scardina totalmente uno dei vecchi principi della saga: non è (solo) una questione di lato chiaro e lato oscuro, bensì di equilibrio. Far venire alla luce queste tonalità di grigio all'interno della saga mostrando come anche la Resistenza abbia dei lati nascosti (pensiamo a tutta la sottotrama del generale Holdo interpretato da Laura Dern), ha destabilizzato i fan della prima ora. Eppure proprio George Lucas, il padre della saga, ha avuto modo di confermare in passato il suo pensiero affermando: "Ognuno di noi ha dentro di sé il lato chiaro e il lato oscuro. Il nostro lavoro come essere umani è quello di cercare di mantenere in equilibrio tra questi due estremi."

Star Wars: Gli ultimi Jedi, John Boyega in una foto del film
Star Wars: Gli ultimi Jedi, John Boyega in una foto del film

I protagonisti de Gli ultimi Jedi stanno ancora cercando una propria identità: Finn era un soldato che eseguiva gli ordini e, una volta conosciuta Rey, ha continuato a seguire gli ordini; Poe, invece, è l'opposto e spesso è una testa calda, incapace di ascoltare i consigli e di anticipare le conseguenze delle sue azioni; Ben Solo/Kylo Ren vive sul peso dei suoi antenati, vuole scardinare il legame di famiglia ed è alla ricerca di un riconoscimento che lo faccia sentire al proprio posto nel mondo; Rey, infine, è l'altra faccia della medaglia: crede di essere una predestinata e ha bisogno di una figura genitoriale che la guidi nel suo viaggio. Alla fine del film tutti i personaggi compiono dei passi avanti. Finn taglierà definitivamente i ponti col suo passato di soldato sconfiggendo il suo ex Capitano; Poe inizierà a riflettere prima di agire fino a diventare il nuovo punto di riferimento della Resistenza; Ben Solo ucciderà il suo ultimo padre putativo (Snoke) per essere finalmente riconosciuto come Leader Supremo; Rey scoprirà che l'importanza della sua vita non è basata sui propri antenati, ma sulle scelte individuali che si compiono. Abbandonando la costruzione archetipica che, invece, era proprietà della trilogia classica (già nei prequel i Jedi risultavano imperfetti e fallimentari), Gli ultimi Jedi compie un lavoro sui personaggi in modo da prendere come punto di riferimento per il proprio pubblico ideale proprio la generazione Y dei Millennials.

#NotMyLuke: L'incomprensione di essere Maestro Jedi

Star Wars: Gli Ultimi Jedi: Mark Hamill in una scena
Star Wars: Gli Ultimi Jedi: Mark Hamill in una scena

Che questo film avrebbe faticato ad entrare nel cuore degli appassionati era intuibile dopo la dichiarazione (istintiva e forse mal interpretata) di Mark Hamill che sembrò giustificare e alimentare le critiche verso la rappresentazione di Luke Skywalker. Vedere, a distanza di due anni dal cliffhanger su cui si chiudeva il film di J.J. Abrams, il nostro eroe preferito disilluso, cinico e lievemente depresso fu considerato un tradimento verso il personaggio che, invece, era ricordato come il giovane avventuroso dalla parte del bene. Fermarsi alla superficie del personaggio non rende giustizia, però, alla scrittura di Rian Johnson che si propone di rompere il mito per ricostruirlo come leggenda. In una delle scene più emozionanti del film, Luke, assalito dai sensi di colpa e sentendosi un fallito come i Jedi venuti prima di lui, avrà modo di ricevere un ultimo insegnamento da Yoda: "Trasmetti ciò che imparato hai: vigore, controllo, ma debolezza, follia, fallimento anche. Sì, fallimento soprattutto. Il più grande maestro il fallimento è".

Star Wars: Gli ultimi Jedi - Daisy Ridley e Mark Hamill in una foto di Vanity Fair
Star Wars: Gli ultimi Jedi - Daisy Ridley e Mark Hamill in una foto di Vanity Fair

George Lucas continua a ripetere che il pubblico ideale di Star Wars sono i bambini di otto anni che devono in qualche modo ancora trovare il loro equilibrio morale. Allo stesso modo in cui Inside Out insegnava ai bambini a convivere con i momenti tristi della vita, così Star Wars insegna che si può e si deve fallire. Con un'aggiunta per gli adulti: siete il terreno su cui i vostri figli crescono. Il mondo che oggi ci appartiene verrà lasciato un domani ai nostri discendenti, ma è oggi che dobbiamo insegnare loro soprattutto i nostri errori affinché non li ripetano. Se Anakin Skywalker fosse vivo avrebbe sicuramente aiutato Ben Solo a non cadere nelle grinfie di Snoke e del Primo Ordine avendo compiuto gli stessi errori prima di lui (come vengono rispettate la ciclicità e le rime interne alla saga!). Nell'atto finale del film, Luke sacrificherà sé stesso per aiutare le generazioni a lui successive. Lo farà con un duello silenzioso in cui, come un vero Jedi, non attaccherà suo nipote che, invece, accecato dalla rabbia, non si renderà conto di ciò che realmente lo circonda.

Perché Star Wars è una saga fantasy

Siamo tutti cavalieri Jedi

Star Wars: Gli Ultimi Jedi, John Boyega, Daisy Ridley e Kelly Marie Tran in una foto promozionale
Star Wars: Gli Ultimi Jedi, John Boyega, Daisy Ridley e Kelly Marie Tran in una foto promozionale

Il sacrificio di Luke Skywalker che permette alla Resistenza di sopravvivere, o leggendola in un altro modo: permette al bene di resistere contro il male, non ha conseguenze solo sui personaggi principali ma su tutta la galassia nella quale Star Wars è ambientato. Il mito di Luke Skywalker, colui che distrusse la Morte Nera, sconfisse l'Impero e poi scomparve in esilio, con quest'ultima azione si trasformerà in leggenda. La scena finale è il regalo che Rian Johnson ha donato ai fan del primo Star Wars. Vediamo un bambino schiavo, che con un'action figure racconta ad alcuni suoi coetanei la storia di "Luke Skywalker, Maestro Jedi" che affrontò il Primo Ordine e riportò una (nuova) speranza nella galassia. Il racconto si interrompe perché il padrone adulto ordina al bambino di pulire il pavimento. L'anonimo bambino raccoglie la scopa con la Forza, guarda il cielo, sogna di essere in una nave stellare e combattere nella Resistenza. Una luce illumina il manico della scopa e lo trasforma nel blu di una spada laser.

Quel bambino siamo noi. Siamo noi che, vedendo per la prima volta un film dal titolo Guerre Stellari compravamo i giocattoli per inventarci nuove storie. Siamo noi che da bambini usavamo le scope come spade laser e sognavamo di essere come Luke Skywalker. Siamo noi che, quando esce il trailer di Star Wars: L'Ascesa di Skywalker, ci precipitiamo a vederlo con l'entusiasmo di un bambino. Perché se è vero che gli anni passano e da piccoli Anakin siamo diventati vecchi Ben Kenobi, quando leggiamo su uno schermo le parole "Tanto tempo fa in una galassia lontana lontana..." torniamo a essere il pubblico ideale di questi film. La rabbia conduce al lato oscuro, l'amore e la condivisione ci rendono la vita migliore. Con questo finale perfetto che onora la creatura di George Lucas, Rian Johnson ci ha reso tutti personaggi di quella saga che tanto amiamo e che il 18 dicembre finirà per davvero.