C'è stato un periodo in cui l'idea di un nuovo film su Star Wars, qualsiasi film su una delle saghe cinematografiche più amate di sempre, avrebbe suscitato entusiasmo senza eguali. Poi è arrivata l'acquisizione da parte di Disney - con la nuova trilogia, gli spin-off e tanti progetti futuri - ed è solo naturale che la voglia di Star Wars, anche da parte dei fan più scatenati, si sia quantomeno affievolita. Semplicemente perché un nuovo film non rappresenta più, come prima, un evento unico nel suo genere com'è stato, per esempio, Il risveglio della forza.
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Se Solo: A Star Wars Story verrà accolto con meno clamore, e se i numeri che macinerà al botteghino non saranno quelli galattici a cui siamo abituati, non ci sarà da stupirsene. Anche perché il film diretto da Ron Howard aveva, già sulla carta, altri due grandi problemi: il passaggio di consegne, a lavorazione iniziata, da Phil Lord e Christopher Miller al regista de Il Codice Da Vinci e la difficoltà di riuscire a far accettare ai fan di Han Solo non ha più solo il volto iconico di Harrison Ford ma anche quello più giovane - e, non ce ne voglia l'attore, anche più anonimo - di Alden Ehrenreich.
Alden spara prima
La buona notizia per i fan è che, nonostante il compito improbo, l'attore lanciato da Francis Ford Coppola - e poi reso celebre dai fratelli Coen con il ruolo cult e divertentissimo in Ave, Cesare! - funziona piuttosto bene. Pur senza tentare di imitare a tutti i costi Ford, riesce a ricordarlo il giusto e a restituirci con pochi sguardi ed espressioni la sensazione che davvero ci troviamo davanti ad una versione più giovane e inesperta del farabutto che abbiamo amato per decenni.
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Così come funziona sempre Chewbacca e l'atteso incontro con il compagno di avventure. O anche il giovane Lando Calrissian interpreto dal carismatico Donald Glover, molto a suo agio nei panni eleganti e sgargianti del contrabbandiere incontrato per la prima volta ne L'impero colpisce ancora. Discorso diverso per i nuovi personaggi: Thandie Newton ha poco spazio a propria disposizione e anche Paul Bettany non riesce a brillare quanto potrebbe per evidenti limiti dello script; va molto meglio a Woody Harrelson nei panni del mentore di Han, Tobias Beckett, che gli insegnerà molti dei trucchi del mestiere ed alcune delle pillole di saggezza dispensate nella trilogia classica.
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Sul fronte femminile si fanno notare l'attrice/sceneggiatrice Phoebe Waller-Bridge che, in originale ovviamente, dà voce a L3-37, un divertente droide politicamente e socialmente impegnato, ma soprattutto la bellissima Emilia Clarke, che qui interpreta Qi'ra, primo amore di Han. Proprio il personaggio della Clarke è quello più misterioso e fuori dai soliti schemi starwarsiani, quello che contribuisce ad aggiungere nuovi risvolti alla backstory non solo di Han ma dell'intero universo pre-Luke Skywalker. E, chissà, forse anche quello che con più probabilità potremmo rivedere in qualche altro film futuro.
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"Ho un brutto presentimento"
Se a tutto questo aggiungete che ci sono non poche battute/sequenze che faranno felici tutti i fan della saga (oltre che un breve ritorno a sorpresa che non vi anticipiamo), possiamo direi di avervi tranquillizzato dal punto di vista meramente starwarsiano del film, giusto? Bene, ora passiamo alle brutte notizie, che sono poche ma terribilmente significative. Al netto di tutto ciò che abbiamo detto sopra, il film semplicemente non funziona. Se non fosse una Star Wars Story insomma, il film sarebbe un blockbuster insignificante e poco divertente, un film in cui le scene d'azione annoiano, gli avvenimenti sono spesso confusi e non c'è pathos nemmeno a cercarlo con la Forza.
Che sia un film dalla lavorazione a dir poco travagliata è evidentissimo, ma di certo questo non può essere una giustificazione. Anche perché è francamente inaccettabile che un blockbuster di questa importanza, per di più parte integrante di una mitologia così ricca, non sia in grado di offrire un intrattenimento degno del suo nome. Ovvio che dovendo fare a meno di spade laser e jedi venga a mancare molto del fascino dei film precedenti, ma una rapina ad un treno sospeso nel vuoto o una missione quasi suicida in una miniera dovrebbero garantire emozioni e brividi a sufficienza, non sbadigli.
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La verità è che se dovessimo indicare anche solo una scena action che ci abbia colpito o sorpreso non saremmo in grado; e se dovessimo scegliere i momenti migliori del film non potremmo che indicare quelli finali, quelli in cui il vero animo di Star Wars emerge ma sempre e comunque per tutto quello che sottende alla saga creata da Lucas. E per l'importanza che alcuni di quei personaggi hanno avuto per tutti noi in questi ultimi quarant'anni anni. Dispiace per Ron Howard, trovatosi in una situazione molto difficile, ma probabilmente non sono questi i film che sono nelle sue corde. Dispiace soprattutto per Ehrenreich, Glover e il resto del cast: sono stati chiamati per una missione quasi impossibile e se la sono cavata meglio di quanto potesse essere lecito aspettarsi. Ma senza un vero regista non si può fare un gran film.
Movieplayer.it
3.0/5