Si muore solo da vivi, la recensione: spleen padano per una favola pop

La recensione di Si muore solo da vivi: l'opera prima di Alberto Rizzi è una piacevole sorpresa, un film "malincomico" che si muove nell'Emilia del terremoto del 2012, una storia di rinascita molto attuale.

Si Muore Solo Da Vivi 1
Si muore solo da vivi: Alessandro Roja in una scena del film

"Le band si sciolgono" era il titolo di un album di Luca Carboni, cantautore bolognese. La recensione di Si muore solo da vivi, l'opera prima di Alberto Rizzi, parte non lontano da Bologna, lungo il fiume Po e la bassa padana. È qui che inizia la storia di Orlando (Alessandro Roja), alle prese con terremoti reali ed esistenziali. Parliamo del sisma che ha colpito l'Emilia nel 2012, della fidanzata Chiara (Alessandra Mastronardi) che lo ha lasciato, e della sua band, i Cuore aperto, che si è sciolta. Orlando, come quei personaggi che il cinema ama molto, si trova all'improvviso senza niente, e a dover ricominciare. Ma da dove? Quello di Alberto Rizzi è un ottimo esordio, un film "malincomico", una favola pop raccontata con quello spleen padano che, a suo modo, è unico. Si muore solo da vivi è disponibile in streaming on demand dal 19 giugno, ed è uno di quei film da vedere: un ottimo esordio, gradevole e, a suo modo, intenso.

La trama: facciamo la band

Si Muore Solo Da Vivi 2
Si muore solo da vivi: una scena del film

Orlando (Alessandro Roja) riceve una telefonata: Chiara (Alessandra Mastronardi), la sua ex ragazza, ha deciso di sposarsi con quell'uomo noioso per il quale lo aveva lasciato. Poco dopo, la terra trema. Il terremoto reale si aggiunge a quello emotivo. Lo schermo è a nero. Con uno stacco, ritroviamo Orlando qualche mese dopo. La casa sul fiume dove viveva non esiste più, ora vive in una villetta borghese che è quella dei suoi genitori. Con loro c'è Angelica (Annalisa Bertolotti), la figlia del fratello, che ha perso la vita, insieme alla moglie, con il terremoto. Orlando ora si occupa anche di lei. Ma, una volta smesso il lavoro di musicista, non riesce proprio a trovare un lavoro continuo. Né il benzinaio, né il cameriere. Ma quando incontra la vecchia manager (Amanda Lear), e il vecchio tastierista della sua band (Francesco Pannofino) gli viene in mente di riformare il gruppo. E così i Cuore aperto tornano sulle scene. Ma si troveranno a suonare a un concerto un po' particolare...

Alessandro Roja, emergente senza vincoli

Il lavoro dell'artista

"Le band si sciolgono", diceva Carboni, e anche ai Cuore aperto è andata così. Magari per divergenze artistiche, magari per un banale fatto di donne. Che sia eccessivo? "Secondo te i Rolling Stones si scioglievano ogni volta che uno ci provava con la ragazza dell'altro?" dice Orlando a un certo punto. Il fatto è che poi, presi dalla delusione, lasciano andare i propri sogni. Perché se sei un'artista quello è il tuo lavoro, e magari se non lo fai più non è che non hai voglia di lavorare, ma non sai fare altro. Ricordate cos'è successo in questi mesi? Che agli artisti che si sono dovuti fermare e non hanno potuto lavorare, in fondo, non ha pensato nessuno, o quasi. Come se il loro non fosse un lavoro. È quello che accade a Orlando, e ai suoi amici. In fondo anche il terremoto del 2012 è stata una crisi, uno stop, un ripartire da zero per molti. E allora Si muore solo da vivi è uno di quei film che arrivano al momento giusto, che suonano attuali pur parlando di un'altra epoca. Guardatelo, e in tanti vi identificherete in Orlando e nei suoi amici.

30 film italiani recenti da vedere

Chitarre elettriche e panini al culatello

Si Muore Solo Da Vivi 4
Si muore solo da vivi: Alessandra Mastronardi, Alessandro Roja in una scena del film

Se da un lato Si muore solo da vivi parla a tutti, dall'altro ci immerge in un mondo ben preciso e unico, quello della Bassa Padana, lungo le rive di un Po che veglia sul film come un nume tutelare, come i grandi fiumi, siano il Rio delle Amazzoni o il Mississippi. È un mondo crepuscolare, fatto di piccole cose ma non di pessimo gusto. Le rockband e il burraco, le balere e le bocciofile, i piccoli locali e le parrocchie, le chitarre elettriche e i panini al culatello. Tutto questo in Emilia non è in contrasto, ma convive con naturalezza. E Alberto Rizzi sceglie il tono giusto per raccontarlo, con un'aria "malincomica", mai drammatica né da commedia sguaiata, con uno spleen padano, quel mood sospeso da sbornia diurna, che è piuttosto raro trovare nel cinema italiano.

Tra Non pensarci e Radiofreccia

Si Muore Solo Da Vivi 3
Si muore solo da vivi: una scena del film con Alessandra Mastronardi, Alessandro Roja

Quello di Alberto Rizzi è un cinema piuttosto originale, anche se in qualche modo è vicino a Non pensarci di Gianni Zanasi e a Radiofreccia e Made in Italy di Ligabue, anche se più per affinità di storie e luoghi che per lo stile del racconto. Rizzi predilige i colori accesi, quelli di una favola pop e agrodolce. La fotografia di Massimo Moschin è curatissima e passa dall'accentuare i colori naturali della Bassa Padana del giorno ai notturni con neon e interni alla (Edward) Hopper e certi colori dorati che ricordano il lavoro di Vittorio Storaro con Woody Allen. Anche il lavoro sulle inquadrature è notevole, con molte riprese dall'alto, quasi che Rizzi ci voglia ricordare di essere un narratore onnisciente, che sa tutto della storia, e sa che, alla fine, andrà tutto bene. In un racconto che scorre naturale e dolce come la vita di provincia, Rizzi si toglie la soddisfazione di alcune sequenze ad effetto, come la scena onirica che affonda i personaggi nel latte (un modo per evocare il terremoto e i genitori di Angelica) e quel passaggio a livello che forse si chiude forse no, per ricordarci che la vita è fatta anche di attimi ed è in mano alla sorte, un po' come con la pallina di Match Point o le porte di Sliding Doors.

Il cast: Alessandro Roja, Neri Marcorè, Francesco Pannofino, Alessandra Mastronardi

Nella vita conta la sorte ma, almeno, è il caso di provarci. "Si muore solo da vivi: inutile arrendersi prima", dice il padre a Orlando. È questo il senso del film, semplice quanto volete, ma sempre efficace. C'è sempre tempo per riformare le band, o per riconquistare il proprio amore. Ed è una grande band quella che mette in scena Rizzi. Alla voce c'è Alessandro Roja, bravissimo con la voce e l'accento. Alla chitarra c'è Neri Marcorè, indimenticabile nella sua imitazione di Ligabue e oggi nei panni di un altro rocker padano, più trasandato, ma anche molto saggio. Alle tastiere c'è Francesco Pannofino, al solito perfetto, che, alla fine di una canzone, ci regala anche "dai" (ma uno solo) e fa volare la mente subito al Renee Ferretti di Boris. Chiara, l'amore di Orlando, è Alessandra Mastronardi, un sorriso unico, che vorremo vedere di più in ruoli di questo tipo. Ed è una vera rivelazione la giovanissima Annalisa Bertolotti, nel ruolo di Angelica, volto da cinema e recitazione spigliata e naturale: se continua, ne sentiremo parlare. Con due colpi di scena, Si muore solo da vivi ripesca anche due personaggi cult come Amanda Lear e Red Canzian, che in un film come questo ci stanno benissimo. E poi c'è il Po, "una strada piena di curve che non si fa comandare". Sarà lui a comandare la storia, e a portarla verso il lieto fine.

Conclusioni

Nella recensione di Si muore solo da vivi vi abbiamo parlato di un ottimo esordio, un film "malincomico", una favola pop raccontata con quello spleen padano che, a suo modo, è unico. Il tono non è mai drammatico e mai quello di una commedia sguaiata, ed è qualcosa che è piuttosto raro trovare nel cinema italiano.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
2.3/5

Perché ci piace

  • Il film ci immerge in un mondo ben preciso e unico, quello della Bassa Padana, lungo le rive di un Po che veglia sul film come un nume tutelare.
  • I colori accesi sono quelli di una favola pop e agrodolce: la fotografia è curatissima.
  • Il cast è eterogeneo e azzeccato.
  • Parla di una crisi e di una ripartenza, e, pur partendo dall'Emilia del 2012, ha un messaggio in cui possono identificarsi in molti.

Cosa non va

  • Alcuni passaggi della sceneggiatura sono un po' schematici, didascalici.