Shawn Mendes: In Wonder, la recensione: su Netflix uno sguardo sul mondo del cantautore canadese

La recensione di Shawn Mendes: In Wonder, il documentario distribuito da Netflix che ci racconta la vita e la carriera dell'idolo dei teenager.

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Shawn Mendes: In Wonder, Shawn Mendes in una foto del documentario

Raccontare con un documentario il dietro le quinte della vita delle star non è di certo nulla di nuovo. Inoltre negli ultimi tempi sono sempre più numerosi quei film - molto spesso autoprodotti - che seguono la band o l'artista di turno nell'intimità della vita quotidiana, raccontando debolezze e paure di chi abbia sempre a che fare con migliaia e migliaia di fan adoranti e debba, per forza di cose, venire a patti con i pro ed i contro della notorietà. Se il mese scorso avevamo sbirciato nel mondo di una delle girl band più conosciute di k-pop - le Black Pink -, ora Netflix ci accompagna, per poco più di 80 minuti, nel day-to-day di Shawn Mendes, cantautore canadese ed idolo - per lo più - dei teenagers. In questa recensione di Shawn Mendes: In Wonder vedremo come, per quanto il documentario si sforzi di regalarci un ritratto intimo e sincero del suo protagonista, raramente riesca a grattare al di sotto della superficie.

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Shawn Mendes: In Wonder, una scena del documentario

Una superficie immacolata in cui - a parte le difficoltà di un infortunio alle corde vocali durante il tour mondiale e quelle di vivere una vita pseudo-normale con la fidanzata Camila Cabello - scorgiamo solo l'amore che il cantante prova per la sua carriera, per la sua famiglia, i suoi amici e i suoi fan, e quello nostalgico per la cittadina in cui è cresciuto, da cui tutto è cominciato e in cui chiunque lo ha sempre appoggiato nel realizzare i suoi sogni. Tutto molto bello ed affascinante, non c'è dubbio, ma è difficile credere che nel mondo della giovane star non ci sia altro: mancano quelle ombre, quegli incidenti di percorso e quelle complicazioni che avrebbero reso il racconto più realistico, più vero. Shawn Mendes: In Wonder fa di tutto per mettere il suo protagonista alla portata di tutti, ma al tempo tempo stesso si scorda di renderlo veramente umano.

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Il mondo di Shawn Mendes

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Shawn Mendes: In Wonder, Shawn Mendes in una scena del documentario

Della gentilezza sconfinata e dell'umiltà da star con i piedi per terra di Shawn Mendes ci rendiamo veramente conto in una scena in particolare del film. Fermo ad un semaforo viene chiamato dal guidatore della macchina affianco: il papà di una sua fan che non esita un secondo a scattargli foto - in un primo momento senza permesso - e a riprenderlo per la figlia. La sua reazione? Un deliziato e sognante "Ecco il calore canadese", unico commento che il cantante si sente di dare. Ed è qui che come pubblico cominciamo a chiederci se tanta positività sia veramente possibile o se il fatto che il film sia prodotto dallo stesso Mendes e dal suo manager - e che sia anche pensato per promuovere il suo prossimo album - non abbia in qualche modo influenzato la traiettoria presa dalla narrazione. Non c'è dubbio che i suoi fan ameranno questo documentario, sopratutto per i momenti "rubati" con la fidanzata Camila Cabello (estremamente presente) e per il girato che lo vede insieme alla famiglia e nella sua città natale, dove, incantato (in wonder, appunto), ci mostra la bellezza di un tramonto locale.

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Shawn Mendes: In Wonder, Shawn Mendes in un'immagine del documentario

Il cuore del documentario è il tour che lo porta in 144 paesi, e che segna per lui un momento di svolta e di crescita personale. Seguiamo Shawn nel dietro le quinte, nei momenti di tensione prima di salire sul palco, in quelli di stupore all'uscita degli hotel (dove viene accolto da centinaia di fan) e in tutte le ore di prove a cui il ragazzo - straordinariamente concentrato e ligio al dovere - si sottopone. Pur essendo il tour l'elemento trainante del film, l'impressione che ci siamo fatti è che la narrazione resti, per gran parte del tempo, un po' troppo confusa e frammentaria: manca un vero e proprio focus, un tema, e non c'è mai quella tensione - a parte in pochissimi momenti - necessaria a svegliare lo spettatore da quel torpore in cui si trova involontariamente a scivolare nel corso degli ottanta minuti di girato che gli vengono mostrati. E quando Mendes, per un infortunio alle corde vocali, è costretto a cancellare uno show importante ed è preso dallo sconforto, la scintilla di attenzione che si era creata viene nuovamente risucchiata nell'eccessivo splendore e nella magia del mondo dell'artista e ci troviamo a bearci con lui della presenza dei fan attorno al suo albergo, non infuriati per il concerto sfumato ma pronti a cantare per lui e a sostenerlo. "Ho aperto la finestra e c'erano 2000 persone che urlavano" racconta timidamente la star, "è stato bellissimo e ho pensato 'È incredibile quanto siano buone le persone." Senza dubbio è quello che ci chiediamo anche noi. Non si tratta di eccessivo cinismo, ci teniamo a sottolinearlo, e la prima parte del documentario aveva anche suscitato la nostra curiosità, ma quando ci siamo resi conto che il tutto sarebbe andato poco più in là di un videoclip promozionale della vita del cantante, l'interesse è irrimediabilmente scemato.

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Un regista di video musicali

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Una scena di Shawn Mendes: In Wonder

Videoclip è la parola adatta con cui parlare di Shawn Mendes: In Wonder, il regista, Grant Singer, viene infatti proprio dal mondo dei video musicali e questo diviene sempre più evidente man mano che prosegue la visione del suo film. Le scelte di montaggio - che a tratti, come dicevamo, rendono la narrazione piuttosto confusa - ricordano proprio quelle tipiche del videoclip, in cui ci spostiamo tra scene messe insieme in maniera discontinua e senza una vera e propria attenzione nel raccontare una storia. L'idea del regista è quella di svelarci il mondo di Mendes e la sua crescita personale ed emotiva attraverso una serie di momenti importanti, legati e al tempo stesso disconnessi, narrati e commentati - per altro - dallo stesso protagonista. Questa scelta, purtroppo, più che avvicinarci a lui ce ne allontana, riducendo il documentario ad un racconto parziale e piuttosto superficiale. Qualcosa di pensato esclusivamente per i fan, a cui probabilmente piacerà moltissimo. Ma non è questo, a nostro parere, l'unico target che un film di questo genere dovrebbe avere.

Conclusioni

Terminiamo questa recensione di Shawn Mendes: In Wonder sottolineando quanto questo documentario dedicato al cantautore canadese non riesca davvero a raccontare il suo mondo e la sua vita e resti sempre piuttosto superficiale e parziale. Verrà amato dai fan, su questo non abbiamo dubbio, ma forse non dal resto del pubblico.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • Il documentario mostra momenti rubati con la fidanzata Camila Cabello e scene della vita familiare di Mendes che saranno molto apprezzati dai fan.

Cosa non va

  • La narrazione non è focalizzata, resta sempre molto superficiale e non riesce a catturarci.
  • Lo stile registico da videoclip confonde più che coinvolgere, e non è adatto a questo tipo di racconto.