Sette minuti dopo la mezzanotte: la fiaba gotica di J.A. Bayona con la tristezza nel cuore

Sette minuti dopo la mezzanotte è un'opera intrisa di una simbologia profonda e Bayona fa del suo meglio per tradurla visivamente in immagini fantasiose, ma credibili.

7 minuti dopo la mezzanotte: Lewis MacDougall e Felicity Jones in una scena del film
7 minuti dopo la mezzanotte: Lewis MacDougall e Felicity Jones in una scena del film

L'infanzia, più o meno problematica, è un tema che torna prepotentemente nel cinema di Juan Antonio Bayona. Finora i bambini sono sempre stati al centro delle sue pellicole ed è sembrato naturale affidargli la regia dell'adattamento del magico romanzo di Patrick Ness, A Monster Calls, storia di una formazione che passa attraverso la sublimazione del dolore mescolando il piano del reale e quello del fantastico. Sette minuti dopo la mezzanotte è un'opera intrisa di una simbologia profonda e Bayona fa del suo meglio per tradurla visivamente in immagini fantasiose, ma credibili.

7 minuti dopo la mezzanotte: Lewis MacDougall in un'immagine del film
7 minuti dopo la mezzanotte: Lewis MacDougall in un'immagine del film

Questa caratteristica distingue il suo Sette minuti dopo la mezzanotte da tante altre pellicole dello stesso genere: la dimensione fantastica, che si materializza nell'apparizione di un albero gigante pronto a dialogare con il giovane protagonista, ha una consistenza decisamente reale. Scelta, questa, che rappresenta al tempo stesso la croce e la delizia del film rendendo la storia di Bayona estremamente personale, ma appesantendo la contestualizzazione con un'ambientazione perennemente cupa e opprimente che non permette mai al film di aprire squarci su altri mondi possibili.

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Quando un albero bussa alla porta è impossibile non ascoltarlo

7 minuti dopo la mezzanotte: Lewis MacDougall in una scena del film
7 minuti dopo la mezzanotte: Lewis MacDougall in una scena del film

Protagonista di Sette minuti dopo la mezzanotte è Conor O'Malley, scontroso dodicenne inglese che deve fare i conti con l'imminente perdita dell'amorevole madre, malata terminale di cancro, e con l'assenza del padre, pronto a ripartire per gli Stati Uniti dove si è rifatto una famiglia. A complicare la situazione ci si mettono i bulli che tormentano Conor a scuola pur conoscendo la sua situazione familiare e la nonna, una signora inglese dotata di senso pratico, ma fredda e distaccata, che col nipote ha un rapporto tutt'altro che idilliaco. Una notte, all'improvviso, un antico albero che sta a guardia del cimitero nei paraggi schioda le sue radici dalla terra presentandosi sotto la finestra di Conor per raccontargli una storia. L'albero farà visita al ragazzo in altre due occasioni, sempre sette minuti dopo la mezzanotte, per raccontargli altre due fiabe allegoriche. Il suo scopo ultimo è ottenere in cambio da Conor un suo racconto. Sforzo, questo, che costringerà il ragazzino a guardarsi dentro per venire a patti con un'oscura verità.

7 minuti dopo la mezzanotte: Felicity Jones in una scena del film
7 minuti dopo la mezzanotte: Felicity Jones in una scena del film

L'albero umanoide, che in originale si esprime con la voce profonda e l'accento irlandese di Liam Neeson, è stato realizzato in CGI, ma Juan Antonio Bayona ha voluto donargli la massima corporeità possibile e i suoi movimenti provocano sconquassi di cui viene incolpato lo stesso Conor. L'impatto visivo di questa mostruosa creatura arborea è notevole; la sua prima apparizione sotto la finestra di Conor, quando si rivolge al ragazzino con un roboante "Sono venuto a prenderti", provoca più di un brivido. Bayona è abile nell'amalgamare il contesto realistico con l'imponente presenza dell'albero semovente innestandovi, inoltre, le terrificanti visioni oniriche che perseguitano il ragazzo nel sonno e le tre fiabe allegoriche raccontate dal mostruoso essere, due delle quali sono animate dal talentuoso Adrián García Bogliano. A un tale sforzo estetico, non corrisponde una pari profondità emotiva. Il terrore evocato dalla prima apparizione dell'albero si sgonfia non appena tra la creatura e Conor si instaura un dialogo che si reiterà a ogni apparizione del mostro arboreo e il mood del film, cupo e crepuscolare, subisce variazioni minime generando un'opera suggestiva, ma monocorde.

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Sperduti nel

l'allegoria
A Monster Calls: Lewis MacDougall in una scena del film
A Monster Calls: Lewis MacDougall in una scena del film

Se la fiaba gotica è un campo che Juan Antonio Bayona padroneggia piuttosto bene, l'intreccio tra i piani della realtà e finzione, tra la dimensione fiabesca e la cruda realtà costringono il regista a fare i conti con modelli più o meno dichiarati, in particolare con le opere di Guillermo del Toro e con quel gioiello che è Nel paese delle creature selvagge di Spike Jonze. Del Toro, co-produttore de The orphanage, è presente nella visione di Bayona e nella sua scelta di usare il potere maieutico dell'albero per aiutare Conor a venire a patti con se stesso e con la sua drammatica situazione senza alcun intervento "magico" da parte sua. In fin dei conti Sette minuti dopo la mezzanotte è un romanzo di formazione che racconta la crescita di un ragazzo attraverso l'esperienza del dolore e il distacco dai genitori. In questa visione cupa e drammatica, di magico vi è ben poco.

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7 minuti dopo la mezzanotte: Sigourney Weaver in una scena del film
7 minuti dopo la mezzanotte: Sigourney Weaver in una scena del film

L'approccio del film a un tema come il passaggio dall'infanzia all'adolescenza viene favorito dalle ottime performance del cast, con una Felicity Jones in gran forma, che trova le corde giuste per interpretare una madre capace di stare accanto al figlio nonostante la malattia la stia consumando, e una Sigourney Weaver che sfoggia un inedito accento inglese mentre interpreta una nonna incapace di instaurare un rapporto di comunicazione e fiducia col difficile nipote. Un plauso anche al giovanissimo Lewis MacDougall, vero protagonista della storia capace di tenere testa agli affermati colleghi. I difetti del film non stanno nelle interpretazioni, visto che il cast appare perfettamente calato nel contesto narrativo, quanto nell'aderenza della visione registica alla materia trattata. Bayona fa il massimo sforzo per restituire la verità contenuta nel romanzo, ma la sua adesione è più formale che emotiva. Al notevole sforzo visivo e al tentativo di creare un'atmosfera non corrisponde, se non a tratti, un pari sentimento e le immagini allegoriche che mutua dal testo di Ness per veicolare il messaggio funzionano più sulla carta che sullo schermo.

Movieplayer.it

3.0/5