Romanzo Criminale 2: il piccolo schermo alla conquista del mondo!

Presentata stamattina alla stampa italiana la seconda stagione della serie più pulp della nostra televisione. Confermato il cast tecnico e artistico per uno straordinario prodotto Sky-Cattleya pronto a riconquistare il grande pubblico.

Dopo lo strepitoso successo di critica e pubblico di Romanzo Criminale - La serie, nata dall'omonimo film di Michele Placido e basata sul romanzo del bravo Giancarlo De Cataldo, cresce ora l'attesa per la seconda stagione. Diretta ancora da Stefano Sollima, che intanto sta lavorando al film che lo lancerà anche nel mondo cinematografico, la serie raccoglie la fenomenale eredità lasciata dalla prima stagione, un successo eccezionale che conferma due interessanti tendenze della serialità nostrana. Con questa fiction, la cui popolarità e riuscita ci ricordano esempi contemporanei come la fuori-serie Boris, Sky Cinema, qui in collaborazione con Cattleya, dimostra al grande pubblico che progetti originali, innovativi e creativi in Italia non solo sono realizzabili, ma impiegano poco tempo per ottenere il largo consenso degli spettatori. In un momento storico come il nostro, in cui il mercato sembra iniziare a sbloccarsi e aprire coraggiosamente le porte alle nuove leve, prodotti seriali come questo competono con una qualità sorprendente a pari diritti con i "fratelli" cinematografici, ritagliandosi uno spazio inatteso sugli schermi e nei cuori dei fan. E' la storia del rivoluzionario Romanzo Criminale - La serie, che vanta una distribuzione internazionale senza precedenti in ben 14 Paesi, su territorio europeo ma anche nella patria di Dexter e Mad Men. Avvincente e complessa, la serie, che andrà in onda con dieci nuovi episodi ogni giovedì a partire dal 18 novembre su Sky Cinema 1 e Sky Cinema HD, è esplosa come un cult epocale e ha generato una vera e propria RomanzoMania: i fan non riescono più a distinguere gli attori dai loro personaggi, s'identificano nei protagonisti della gangster serie più adrenalinica mai vista prima in Italia, si radunano a migliaia nella Fan Page di Facebook e sul sito ufficiale, si tengono aggiornati sulle vicende e si confrontano coi loro criminali preferiti con le applicazioni su IPhone e IPod.

Le storie della sanguinaria e folle banda di criminali romani, che adesso dovrà fare i conti con la scomparsa del "re", il Libanese, si apprestano a bissare il trionfo della prima stagione: i protagonisti, il Freddo, Bufalo e Dandi, passano dalla conquista del mondo della mala romanesca degli anni '70 agli scintillanti e sfacciati '80 in cui s'incarogniscono nella loro ascesa al potere. Più spietati, più ambiziosi e perfino più competitivi i tre amici fraterni si ritrovano nemici assetati di vendetta in una realtà sociale, politica ed economica che divide e autodistrugge dall'interno i suoi componenti più pericolosi. Pulp e cronaca nera si fondono sullo sfondo storico mentre violenza e potere s'intrecciano in una spirale tragica e mozzafiato che trascina in un universo nero anche donne senza scrupoli e poliziotti idealisti.

Abbiamo incontrato a Roma il regista della serie Stefano Sollima, lo scrittore Giancarlo De Cataldo, Riccardo Tozzi, presidente Cattleya, Nils Hartmann, l'intraprendente direttore dei canali Cinema & Intrattenimento di Sky, e Andrea Scrosati, a capo di Sky Italia programming and promotion, che ci hanno parlato dell'evoluzione della serie nella seconda stagione, di come si sono confrontati con il successo inaspettato della prima e del modo in cui raccoglieranno l'eredità della serie. Presenti in sala Vinicio Marchioni e Francesco Montanari, i volti del Freddo e del Libanese, il "re" che, ci ha anticipato l'attore, non lascia definitivamente la banda con la prima stagione.

Siamo ormai a pochi giorni dalla messa in onda di uno dei prodotti televisivi più attesi dell'anno, un progetto che raccoglie i frutti di un lavoro di Sky ben preciso. Ci parlate della vostra linea produttiva?

Andrea Scrosati - Sky Italia programming and promotion: Il progetto di Romanzo Criminale - La serie è un perfetto esempio del lavoro di Sky nelle produzioni originali. Dietro c'è un partner d'eccezione, che è la Cattleya. Da qualche anno Sky ha scelto d'investire in produzioni televisive originali: abbiamo speso più di 1 miliardo di euro nell'ultimo anno in produzioni di cui almeno 150 milioni in prodotti originali. Il nostro primo obiettivo è di offrire qualcosa di unico e irripetibile ai nostri utenti e con Romanzo Criminale - La serie volevamo anche contribuire a un cambiamento del linguaggio della fiction italiana e far crescere le leve artistiche, come dimostra il giovane cast tecnico e artistico: in un mercato competitivo come il nostro lavorare coi giovani è stato anche uno stimolo per noi. Romanzo Criminale - La serie è uno dei serial più venduti all'estero, è stato distribuito in 40 Paesi e il prodotto ha ottenuto successo di pubblico, ma anche di critica.

Il favore del pubblico ha influenzato le vostre scelte nella seconda stagione?
Nils Hartmann: Spesso facciamo riferimento a modelli americani come Dexter e Mad Men, questa invece è una serie tutta italiana, anzi un po' romanesca, con maestranze nazionali, ed essere riusciti ad arrivare in così tanti territori è stato un orgoglio. Romanzo Criminale- La serie è diventato un nuovo riferimento! Abbiamo acquistato dalla HBO Boardwalk Empire, loro hanno acquistato da noi Romanzo Criminale - La serie!

La prima volta avete affrontato una vera e propria sfida, sono cambiati anche i rischi con la seconda serie?

Stefano Sollima: C'era il rischio di ripetersi, lo spettatore stesso poteva aspettarsi una replica. Ma noi abbiamo fatto un secondo tempo in cui cambia tutto, i personaggi sono gli stessi, ma vivono una parabola aperta nella prima stagione e chiusa adesso. Dovevamo rispettare il successo senza arrivare a un secondo tempo scarico e abbiamo lavorato molto per ottenere questo risultato.
Nils Hartmann: La ricerca della qualità, la cura quasi maniacale del dettaglio, il rifiuto dei compromessi e la scelta di percorrere una strada andando fino in fondo sono gli aspetti che la caratterizzano. Volevamo trasportare questi elementi anche nella seconda serie. Nella prima il pubblico non conosceva né la storia né gli attori, ora invece il regista continua a portare il suo stile, c'è l'evoluzione dei personaggi, il cambiamento storico... Abbiamo fatto un lavoro accurato per mantenere l'attenzione sulla dinamica tra Libanese e Freddo, la nuova relazione sentimentale del Dandi... Lo possiamo considerare un film in 22 puntate con un suo linguaggio e una sua scrittura.
Riccardo Tozzi, Cattleya: E' un film d'autore e al tempo stesso seriale, riprende i meccanismi tv ma ha anche tutta l'intensità di un film.

Con questa stagione però si chiude necessariamente un capitolo. Che significato ha avuto per voi questo progetto?
Giancarlo De Cataldo: Assisto con orgoglio ma anche con una punta di nostalgia alla fine della serie, come un padre che vede andare via da casa i propri figli. Dal mio punto di vista sia per l'incontro con Sky sia con Stefano e con il cast ho cercato di succhiare una vitalità necessaria ad andare avanti e a spianare la loro strada.
Riccardo Tozzi - Cattleya: Ci dice qualcosa dell'industria culturale italiana! Il romanzo di De Cataldo è del tutto innovativo su questa materia perché non è dalla parte dell'indagine ma della strada, una traccia romanzesca che è stata seguita negli sviluppi narrativi sullo schermo. Rappresenta quindi un grande fenomeno come la produzione e il consumo di romanzi italiani. Il film era completamente inedito per l'Italia, un gangster movie di successo con un nuovo connotato, uno sguardo alla storia dalla strada. Portare questo livello d'innovazione anche in televisione era la cosa più difficile, ma Sky ci è riuscita. E' più di una semplice operazione: è un grande fenomeno che dice anche che in questo Paese c'è una grande creatività culturale e una forte domanda di prodotti culturali. La tv può essere qualcosa di diverso da quella che vediamo con tristezza ogni sera! Il marketing di Sky poi ha contribuito a diffondere questo messaggio.
Roberto Amoroso - direttore creativo di Sky Cinema: Il progetto di comunicazione per questa serie è stato uno dei lavori più belli che mi potesse capitare. Abbiamo pensato a qualcosa d'innovativo, non solo su territorio italiano, come l'applicazione iPhone per far scoprire al pubblico elementi dei personaggi e tenerli aggiornati, giochi e quiz, e la pagina Facebook, frequentatissima.

Cosa cambierà nella serie con i nuovi episodi?

Giancarlo De Cataldo: Troverete fidanzate nuove, c'è un cambio spudorato dei personaggi, si reinventano i fantasmi di quelli scomparsi e si danno spessore e corpo a quelli che già c'erano. Una parabola tragica enfatizza la drammaticità della prima serie ed esalta il rapporto tra il bene e il male dei protagonisti.
Stefano Sollima: Ci lasciamo alle spalle gli anni '70, gli anni del terrorismo, e ci catapultiamo negli '80, più scintillanti e dominati dalla ricerca del successo, anni più superficiali che formano però un ambiente economico e sociale su cui s'innesta la storia della seconda serie. I soldi, che erano il collante del gruppo nel primo capitolo, ora diventano il terreno di scontro. C'è un passaggio di potere politico ma anche un cambio significativo del look, che diventa decisamente più aggressivo.
Nils Hartmann: Ci tengo a dire che ha contato molto il fatto che il regista Sollima fosse anche il direttore artistico della serie, uno showrunner proprio come quelli americani.

Che tipo di connessioni politiche e storiche legate agli anni '80 vedremo intrecciarsi con le vicende dei personaggi?
Giancarlo De Cataldo: All'inizio mi sono fatto molte domande su personaggi, come Emanuela Orlandi, sulla cui presenza io ero molto scettico, infatti poi c'è stata fedeltà al romanzo da questo punto di vista. Per il resto quella che vedrete è una conoscenza parziale dei ragazzi di strada che permette di mantenere un'indeterminatezza sulle cose e mette in scena certi meccanismi di potere. C'è un lungo discorso sulla gestione e l'organizzazione del potere e del grande potere, dalle banche alla banda criminale. Si è lavorato in una direzione ancora più approfondita del romanzo, e questo permette di capire come strada e palazzo abbiano qualcosa in comune negli aspetti criminali.

A proposito di romanzo, rispetto alle classiche trasposizioni, qui c'è stato un lavoro maggiore di adattamento iniziato con il film e la prima stagione della serie e proseguito con la seconda serie. Come avete lavorato a quest'aspetto?

Daniele Cesarano - sceneggiatore: Il lavoro di sceneggiatura è stato a più mani e l'abbiamo portato a termine insieme a Barbara Petronio, Leonardo Valenti e Paolo Marchesini. Dal punto di vista professionale la prima serie è stata la mia esperienza più semplice perché c'era il libro alle spalle, un racconto chiuso, una parabola. La seconda invece è stata la più complessa perché non dovevamo più raccontare l'ascesa di una banda, ma raccontarne la distruzione. I toni buffi della prima stagione lasciano il posto a una dimensione più tragica ora. Abbiamo tradito il libro in alcuni passaggi fondamentali, ma Giancarlo, che ne è il padre, l'ha accettato e questo per me è straordinario. Per noi queste complicazioni hanno significato una grande crescita.

La seconda serie si apre con un cambiamento radicale, la morte del Libanese. Signor Montanari la vedremo ancora?
Francesco Montanari: Sì, farò il fantasmino e diventerò la coscienza di un personaggio...

Il personaggio del Libanese così come gli altri sono descritti con un tale realismo che è scattato negli spettatori un processo d'identificazione attori-personaggi. Come siete riusciti a creare quest'alchimia?
Sergio Sollima: E' una cosa che ha sorpreso anche me: quando si lavora a un progetto non bisogna pensare al pubblico per non deconcentrarsi. Penso che sia andato oltre le nostre aspettative. Secondo me neanche gli attori pensavano potesse avvenire, era un percorso nemmeno lontanamente immaginabile.
Nils Hartmann: Conoscete la frase "Sono tre gli elementi che fanno il successo di un'opera d'arte, ma nessuno li ha ancora scoperti"? Noi li abbiamo incrociati, ma non sappiamo quali sono!
Vinicio Marchioni: Senza la prima serie non avremmo avuto questo successo. Ricordo che all'anteprima, due anni fa, non ci conosceva nessuno, da allora la nostra carriera ha preso una piega che non ci aspettavamo. Quanto all'identificazione, siccome di attori ce n'è un'inflazione enorme, se tra 45 anni Vinicio Marchioni verrà ricordato anche solo per il ruolo del Freddo, io ne sarò felice.

Perché una serie come Romanzo criminale - La serie non resti un caso singolo, come raccoglierete quest'eredità?

Nils Hartmann: Questo è stato un percorso che ha arricchito anche noi come broadcasters, che riteniamo la serie un po' come un nostro figlio. Sicuramente rifaremmo le stesse scelte puntando sul cast giovane: all'inizio abbiamo avuto coraggio, ora siamo più solidi. Speriamo di poter trasferire quest'esperienza anche in quelle future.
Riccardo Tozzi, Cattleya: Per noi l'eredità è un valore acquisito. Abbiamo portato in tv un lavoro a cui tenevamo e il romanzo è stato un propellente straordinario il cui unico limite è la durata limitata! Adesso stiamo lavorando su un progetto nuovo insieme a Sky, simile a questo e che ripropone questo modello di trasposizione letteraria. Occorrerebbe sperimentare ancora in tv con altrettanto coraggio su serie long running e poco orizzontali.
Andrea Scrosati, Sky Italia programming and promotion: Abbiamo intenzione di continuare su questa linea e investire in progetti del genere. L'ultimo trimestre di Sky è stato uno dei più ricchi. Siamo arrivati a 4milioni e 800mila abbonati!

Vuol dire che non si può parlare di mercato bloccato? Andrea Scrosati: Il mercato era bloccato in passato, ma oggi sta diventando sempre più competitivo.