Un attore poliedrico, un comico straordinario, ma anche regista e sceneggiatore: Roberto Benigni è uno dei punti di riferimento dello spettacolo italiano. Nato a Castiglion Fiorentino (Arezzo) il 27 ottobre del 1952, Benigni è stato protagonista di una carriera per molti versi unica, che lo ha coinvolto in numerosi ambiti. Ha fatto teatro prima di esordire sul grande schermo, diretto da Bernardo Bertolucci; ha poi raccolto numerosi successi televisivi, prima di dedicarsi completamente al cinema; infine, è tornato sul palcoscenico con Tutto Dante, delle rappresentazioni attraverso le quali ha riflettuto sulla Divina Commedia di Dante Alighieri, esplorandola con il suo stile scanzonato ma profondo, interpretando anche i versi più significativi dell'Inferno e del Paradiso.
Grazie alla Rai, Tutto Dante si è trasformato in un evento televisivo, intervallato da altre frequenti apparizioni sul piccolo schermo (ad esempio con la lettura de I Dieci Comandamenti nel 2014) e da indimenticabili incursioni al Festival di Sanremo. Negli ultimi anni, abbondonata la regia cinematografica, Benigni è tornato al cinema in qualche occasione diretto da altri, in particolare da Woody Allen in To Rome with Love (2012) e da Matteo Garrone in Pinocchio (2019), nel ruolo di Geppetto, dopo che egli aveva realizzato una propria trasposizione dell'opera di Collodi nel 2002. Da ricordare anche la collaborazione con Federico Fellini, che lo diresse nel 1990 ne La voce della luna.
In occasione dei 70 anni compiuti giovedì, vogliamo rendere omaggio a Roberto Benigni ripercorrendo i suoi migliori film da regista e interprete, molti dei quali premiati con numerosi riconoscimenti di critica e pubblico. Un talento imprevedibile e sorprendente, quello dell'artista toscano, che merita una rivalutazione complessiva anche a distanza di qualche anno.
1. Non ci resta che piangere (1984)
È un'assolata giornata di metà anni Ottanta. Saverio, un maestro elementare, e Mario, un bidello, prendono una strada secondaria e si fermano a un passaggio a livello. Dopo un'improvvisa tempesta, però, si ritroveranno incredibilmente scaraventati indietro nel tempo, sul finire del Quattrocento rinascimentale, proprio in un anno, il 1492, che rappresentò una svolta per la storia moderna. Ambientatisi più o meno rapidamente, per Saverio e Mario le avventure saranno appena iniziate...
Diretto e interpretato da Massimo Troisi e Roberto Benigni e scritto dai due artisti con Giuseppe Bertolucci, Non ci resta che piangere è oggi considerato universalmente un film cult del cinema italiano. Troisi e Benigni, geniali comici ed eccentrici autori, si dedicarono con passione a un progetto che all'epoca venne criticato per le numerose sequenze non necessariamente legate al filo della trama, ma nelle quali il talento di entrambi emerse straordinariamente. Un viaggio nel tempo del tutto particolare, con battute formidabili rese uniche dal genio di due figure fondamentali dello spettacolo italiano, che qui si unirono mettendosi ciascuno a disposizione della verve comica dell'altro.
Dopo gli esordi molto particolari in pellicole quali Berlinguer ti voglio bene (1977) e La luna (1979), entrambi diretti dall'amico Bernardo Bertolucci, e l'opera prima alla regia Tu mi turbi (1983), con Non ci resta che piangere Benigni compì un passo significativo nell'ambito cinematografico, e probabilmente la collaborazione con il più esperto Troisi (che aveva già diretto tre film) fu per lui d'esempio anche per i lavori successivi.
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2. Il piccolo diavolo (1988)
Padre Maurizio viene incaricato di effettuare un esorcismo su una donna, una parrucchiera di nome Giuditta: vi riesce, ma l'anima diabolica che ha scacciato si rivela nelle sembianze di un uomo dispettoso e irriverente, che si farà chiamare proprio Giuditta e inizierà a tormentare il pacifico prete. Giuditta appare rapito da tutto quello che incontra sulla sua strada: ogni cosa è per lui una scoperta e fonte di potenziali guai da combinare. Soltanto la pazienza di padre Maurizio potrà contrastare l'indomabile Giuditta, che costringerà il prete a inseguirlo da un luogo all'altro, attraverso tutta Italia.
Un giorno, però, Giuditta incontrerà in treno l'affascinante Nina, dalla quale verrà attratto in maniera irresistibile e con cui intenderà passare una notte d'amore, pur essendo totalmente sprovveduto nei confronti delle donne e impreparato sulla sfera sessuale. Ma Nina, in realtà, si rivelerà un aiuto prezioso per il povero padre Maurizio, nel frattempo alle prese con problemi amorosi nei confronti di Patrizia, una donna con la quale ha una relazione...
Diretto da Roberto Benigni e scritto dal regista e interprete con Vincenzo Cerami, che da qui in poi sarà il suo più assiduo collaboratore per la sceneggiatura dei suoi film, e tratto da un soggetto di Giuseppe Bertolucci, Il piccolo diavolo fu un grande successo di pubblico e la prima opera con la quale Benigni raccolse diversi riconoscimenti, tra cui il David di Donatello come miglior attore protagonista. Un film dalle tinte fantastiche che si sposò perfettamente con l'eclettismo del comico toscano, che qui raggiunse la maturità artistica a lungo inseguita. Nel cast anche Walter Matthau, Stefania Sandrelli e Nicoletta Braschi, diretta per la seconda volta dal fidanzato Roberto, che avrebbe sposato il 26 dicembre del 1991.
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3. Johnny Stecchino (1991)
Dante Ceccarini lavora a Cesena come autista per uno scuolabus per ragazzi diversamente abili. È un tipo dinamico e imprevedibile, ma fatica a inserirsi nella società anche per il suo carattere un po' particolare. Quasi per gioco inizia a frodare la sua assicurazione e ha il vizio di rubare le banane dai fruttivendoli, un espediente che diverte il suo migliore amico Lillo, un ragazzo affetto da sindrome di down. Una notte, dopo aver partecipato a una festa, Dante viene investito da un'auto che procede a tutta velocità, guidata da una donna affascinante, Maria: nulla di grave, ma quando quest'ultima osserverà Dante con attenzione, rimarrà come folgorata. Così, dopo qualche momento passato insieme e durante il quale Dante sembra già innamorarsi di Maria a prima vista, la donna fuggirà, lasciandolo di stucco. Qualche tempo dopo, però, l'uomo riceverà una telefonata: è proprio Maria che, dalla sua lussuosa villa a Palermo, inviterà Dante ad andare a trovarla in Sicilia...
Esilarante commedia degli equivoci, diretta e interpretata da Roberto Benigni e scritta dal regista insieme a Vincenzo Cerami. Johnny Stecchino ebbe un enorme successo di pubblico ed è stato rivalutato nel tempo anche dalla critica. Una satira geniale sulla mafia e le sue implicazioni all'interno della società, realizzata proprio in un periodo nel quale in Italia, e soprattutto a Palermo, essa rappresentava una piaga contro cui la magistratura stava lottando aspramente.
Battute formidabili e situazioni comiche irresistibili fanno di Johnny Stecchino un altro cult del cinema italiano contemporaneo. Nel cast, oltre all'attore toscano, anche Nicoletta Braschi, Paolo Bonacelli, Ivano Marescotti, Franco Volpi e Turi Scalia.
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4. Il mostro (1994)
Loris vive in una zona residenziale, all'interno di un enorme condominio nel quale è inviso a tutti per i suoi strampalati comportamenti ed è odiato dall'amministratore Roccarotta, che vorrebbe sfrattarlo per morosità. Nel quartiere, intanto, da qualche tempo è in azione uno spietato assassino, che sevizia e uccide orribilmente alcune donne, ma gli inquirenti sono ancora lontani dall'identificarlo. Seguendo alcuni indizi e una serie di strani equivoci, Loris finisce nel mirino del criminologo Paride Taccone, il quale individua in lui un possibile sospettato. Così, per accelerare le indagini, la polizia decide di farlo avvicinare da un'agente, l'abile Jessica Rossetti, che viene inviata da Loris come subaffittuaria illegale e costretta a condividere con lui la quotidianità. Loris, che solitamente agisce in maniera inconsapevole in ogni sua iniziativa, accoglie la poliziotta in incognito, dando avvio a un'altra serie di situazioni semplicemente incredibili...
Diretto da Roberto Benigni e scritto dal regista sempre con Vincenzo Cerami, Il mostro è un'esilarante commedia degli equivoci che cita a più riprese il cinema classico di Chaplin e tocca vette di comicità assolutamente straordinarie. Se per certi versi il film ricalca lo stile di Johnny Stecchino, il nonsense sviluppato in scenografie urbane tipiche delle periferie anni Novanta risulta ancora più paradossale, grazie soprattutto all'interpretazione geniale di Benigni, qui sempre in coppia con Nicoletta Braschi. Nel cast artistico anche Michel Blanc, Dominique Lavanant, Jean-Claude Brialy, Ivano Marescotti, Franco Mescolini e Massimo Girotti.
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5. La vita è bella (1997)
Italia, anni Trenta. Guido Orefice (Roberto Benigni) è un toscano di origini ebraiche, che si trasferisce ad Arezzo insieme all'amico Ferruccio. Qui incontra, per caso, una donna incantevole, Dora (Nicoletta Braschi), della quale si innamora al primo sguardo, sebbene lei sia già promessa sposa di un altro. Mentre ha iniziato a lavorare come cameriere nello stesso hotel nel quale è impiegato lo zio, Guido avrà modo di incontrare nuovamente Dora, e riuscirà a conquistarla con la sua imprevedibilità. Dal loro matrimonio nascerà Giosuè, mentre Guido riuscirà ad aprire una libreria, proprio nel periodo in cui lo Stato fascista si è alleato con la Germania di Hitler e le leggi razziali stanno per entrare in vigore.
Negli anni della guerra la compressione di diritti si farà insopportabile, e anche Guido dovrà pagarne il prezzo. Finché, un giorno del 1944, i rastrellamenti dei nazisti verranno compiuti anche ad Arezzo, e Guido, lo zio e il piccolo Giosuè verranno catturati e deportati su un treno verso un campo di concentramento. Dora, che non è ebrea, deciderà di seguire il marito e il figlio. Sarà l'inizio del calvario, che Guido cercherà di alleviare in tutti i modi per Giosuè...
Diretto da Roberto Benigni e scritto dal regista con Vincenzo Cerami, La vita è bella è l'opera più importante della carriera dell'attore toscano, che lo ha consacrato anche sul piano internazionale. Un incontro perfetto tra commedia e dramma, che affronta la tragedia dell'Olocausto e l'abominio delle leggi razziali, ma senza mai perdere di vista la possibilità di regalare un sorriso. È, ad oggi, ancora uno dei maggiori successi al botteghino nazionale e il film italiano con l'incasso internazionale più alto. La rilevanza del film giunse oltreoceano, prima con il Grand Premio Speciale della Giuria a Cannes e poi sbancando a sorpresa agli Oscar, dove ottenne sette candidature vincendo tre statuette: miglior attore protagonista per Benigni, miglior colonna sonora per Nicola Piovani e miglior film straniero. Indimenticabile la cerimonia del Dolby Theatre, con Sophia Loren che gridò "Roberto!" prima della consegna dell'Oscar.
La vita è bella: un viaggio nell'Olocausto tragicomico di Roberto Benigni lungo vent'anni
Successivamente, Roberto Benigni sarebbe tornato alla regia in altre due occasioni: con il già citato e poco riuscito Pinocchio, che purtroppo non trovò il favore della critica ricevendo premi soltanto sul piano tecnico e ottenendo incassi appena soddisfacenti, e soprattutto con La tigre e la neve, un film di altissima cifra poetica sul drammatico sfondo della guerra in Iraq. Una pellicola estremamente sottovalutata quest'ultima, anch'essa poco fortunata come riscontro di critica e pubblico, ma che contiene tanto del cinema di Benigni, con i suoi pregi e con i suoi difetti.