La vita è bella: un viaggio nell'Olocausto tragicomico di Roberto Benigni lungo vent'anni

Vent'anni dopo l'uscita, il film di Benigni sulla tragedia degli ebrei è ancora il maggior incasso italiano di sempre nel mondo.

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Sono passati vent'anni da quando La vita è bella ha fatto irruzione nelle sale conquistando il cuore del pubblico italiano. E non solo. La fiaba a sfondo politico di Roberto Benigni che trasforma il Fascismo in una macchietta e il Nazismo in un gioco atroce da combattere con l'immaginazione ha ottenuto un enorme successo internazionale fino a un insperato trionfo agli Oscar. Sono passati vent'anni dal dicembre 1997, ma c'è chi si è portato avanti con i festeggiamenti. Già a luglio la città di Arezzo, una delle principali location del film, ha organizzato una festa in Piazza Grande riunendo oltre sessanta comparse che avevano partecipato alla fortunata pellicola e ospitando anche la mitica Balilla che trasporta Benigni e l'amico Ferruccio (Sergio Bustric) dalla campagna toscana in città.

Il ventennale di La vita è bella è l'ultima di una serie di ricorrenze importanti che ruotano attorno al film. Il 27 ottobre Roberto Benigni ha festeggiato il sessantacinquesimo compleanno nel suo buen retiro insieme alla moglie Nicoletta Braschi, la sua inossidabile Principessa. Il comico toscano manca dal grande schermo dal 2012, anno in cui Woody Allen lo ha voluto nel suo To Rome with Love, ma la sua ultima regia risale addirittura al 2005, quel La tigre e la neve che si è rivelato un flop convincendo Benigni a non riprovarci.
Prima che cinematografica, la storia del giullare toscano è televisiva. Così in questi giorni si festeggiano i 41 anni dalla prima apparizione di Benigni in Rai con Onda libera, programma satirico che fece conoscere all'Italia intera il Cioni Mario, andato in onda dal 19 dicembre 1976 al 9 gennaio 1977. Benigni festeggia e per i nostalgici de La vita è bella è disponibile da ottobre un'edizione home video del film diffusa da Melampo e CG Entertainment che ripropone la versione integrale da 124 minuti uscita originariamente in sala, poi ridotta a 119 minuti prima del passaggio a Cannes nel 1998.

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La vita è bella: Roberto Benigni e Nicoletta Braschi in una scena
La vita è bella: Roberto Benigni e Nicoletta Braschi in una scena

Omnia vincit amor

La vita è bella un primo piano di Roberto Benigni
La vita è bella un primo piano di Roberto Benigni

La vita è fatta di coincidenze. Nel 1996, mentre Benigni e Vincenzo Cerami stanno preparando il loro film, il regista rumeno di origine ebraica Radu Mihaileanu offre al comico toscano un ruolo nel suo Train de vie - Un treno per vivere. Benigni è costretto a rifiutare senza poter spiegare la ragione. Curiosamente Train de Vie, scritto prima, uscirà solo nel 1998 per via di problemi produttivi, ma entrambe le pellicole conquisteranno pubblico e critica per la scelta di raccontare l'Olocausto con toni da commedia. A dirla tutta non sempre Benigni è riuscito a mettere d'accordo il pubblico. La sua comicità schietta e sgangherata, le sue gag fisiche da slapstick, il sottotesto politico che punta il dito contro i mali della storia e della società celato dietro i toni da giullare hanno trovato ammiratori e detrattori, ma nonostante critiche illustri (da Monicelli allo stesso Mihaileanu), La vità è bella ha cambiato la storia del cinema italiano e non solo per i premi ricevuti.

Nicoletta Braschi con Roberto Benigni e Giorgio Cantarini nel film La vita è bella
Nicoletta Braschi con Roberto Benigni e Giorgio Cantarini nel film La vita è bella

Fin dalla confezione, La vita è bella denuncia la sua natura semplice. Prima di approdare al cuore della storia - il campo di concentramento trasformato in un gioco a premi - il film è si rivela una successione di gag in cui Benigni gioca con il proprio repertorio comico. Il regista accumula iterazioni (quel "Buongiorno Principessa" ripetuto a ogni incontro con Dora usato anche come titolo di lavorazione), nonsense, scambi di persona (dall'incredibile sequenza iniziale in cui l'auto di Guido e Ferruccio viene accolta con tutti gli onori dal popolo che attende il passaggio del Re Vittorio Emanuele III alla visita di Guido alla scuola elementare in cui insegna Dora, visita che culmina nella spiegazione della superiorità della razza ariana da parte del finto ispettore, in piedi in mutande su un tavolo intento a dimostrare la sua "bellezza ariana"). Il fascismo diviene materia da deridere per disinnescarne la potenza. E così Guido non si fa problemi a irrompere alla festa di fidanzamento di Dora per portar via la sua principessa su un cavallo dal manto deturpato da scritte contro gli ebrei. "L'amor che muove il sole e l'altre stelle" di dantesca memoria (proprio di Dante Benigni diverrà cantore e divulgatore supremo) è il messaggio che trapela forte e chiaro da ogni scena. L'unica forza che può sconfiggere il male - di qualsiasi natura - è l'amore.

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Chi salva una vita salva il mondo intero

La Vita è bella: Roberto Benigni in una scena
La Vita è bella: Roberto Benigni in una scena

Mario Monicelli definì La vita è bella una "mascalzonata" per la scelta di modificare i fatti storici a uso e consumo della narrazione, mostrando l'ingresso di un carro armato con la bandiera americana ad Auschwitz quando a liberare quella parte di Europa furono, in realtà, i russi. Nonostante ciò la trasposizione favolistica di Benigni si è impressa a tal punto nella mente e nel cuore del pubblico di ogni nazione da farlo diventare il film italiano che ha incassato di più a livello internazionale (oltre 204 milioni di euro). Perfino lo spauracchio di Rotten Tomaoes è stato più che clemente con la pellicola che a tutt'oggi vanta l'80% dei giudizi positivi da parte della critica e addirittura il 96% da parte del pubblico. Roberto Benigni ha osato, ha confezionato il suo film più ambizioso affrontando un tema delicato, una piaga mai rimarginata come l'Olocausto, senza rinunciare alla sua cifra stilistica. All'epoca lui stesso dichiarò: "La gente mi diceva di fare attenzione perché era una idea molto estrema, temevo di offendere la sensibilità dei sopravvissuti. Lo so che tragedia sia stata, e sono orgoglioso di aver dato il mio contributo sull'Olocausto e sulla memoria di questo terrificante periodo della nostra storia. Io non sono ebreo, ma la storia appartiene a tutti".

La vita è bella: Roberto Benigni col piccolo Giorgio Cantarini
La vita è bella: Roberto Benigni col piccolo Giorgio Cantarini

Memore della tradizione cinematografica di cui è debitore, nella seconda parte de La vita è bella Benigni sceglie di aderire progressivamente al punto di vista del piccolo Giosuè (Giorgio Cantarini), figlio dell'amore con la sua Principessa. Il suo sguardo ingenuo, che osserva con un misto di curiosità, diffidenza e stupore i rocamboleschi tentativi del padre per far sembrare il campo di concentramento un grande gioco rievoca gli occhi vividi dei piccoli protagonisti di Ladri di biciclette, Germania anno zero, Sciuscià. E' l'abilità a veicolare il sentimento in bilico tra rispetto per la tradizione e ribellione anarchica a catapultare Benigni da Vergaio direttamente a Hollywood nella notte delle stelle. Da quella serata magica l'attore si porterà via tre Oscar, miglior film straniero, miglior attore (unico insieme a Laurence Olivier ad averlo vinto dirigendosi da solo) e una meritata statuetta per le musiche immortali di Nicola Piovani. Come ringraziamento, il giullare di Vergaio scardinerà il rigido cerimoniale apostrofando il pubblico nel suo inglese maccheronico e saltando sugli schienali delle poltrone per raggiungere il palco. L'incontenibile entusiasmo di Benigni darà vita a uno show memorabile tanto quanto il suo film.