Recensione Ti ricordi di me? (2014)

Ravello dimostra la rara capacità di tenere sotto controllo la storia, con un punto di vista originale, senza calcare la mano con macchiettistiche descrizioni delle situazioni strampalate legate alla malattia dei protagonisti, e concedendosi le giuste pause drammatiche.

Bea e Roberto hanno i loro problemi. Se la donna è una maestra affetta da narcolessia, patologia che arricchisce con crisi di amnesia, l'uomo è un cleptomane. Dove potevano incontrarsi i due se non nello stesso studio della psicoterapeuta che li ha presi in cura? Seduta dopo seduta, il ladro timidone prova a corteggiare quella spaurita signorina che, come lui, ama camminare solo sulle strisce bianche e che conserva tutta la sua vita in un grande libro rosso in cui appunta incontri o situazione di grande importanza.

A poco a poco la donna si fida e solo un terribile shock, il tradimento del suo fidanzato, la fa piombare in un oblio senza fine. Bea viene ricoverata e la sua memoria ricostruita artificialmente; Roberto la incontra di nuovo e riparte da dove si era interrotto, corteggiandola con convinzione e passione. Sono anni felici per i due, destinati però ad essere divisi ancora una volta.

Benedetto il giorno che t'ho incontrato

Ti ricordi di me?: Edoardo Leo e Ambra Angiolini in una scena
Ti ricordi di me?: Edoardo Leo e Ambra Angiolini in una scena

Vedendo certi film verrebbe da pensare che non sia troppo complicato riuscire a realizzare una commedia (romantica) come si deve; basta partire da una storia interessante, con i piedi ben piantati nella realtà e la testa tra le nuvole, farla evolvere con i tempi giusti, presentare dei protagonisti accattivanti, incarnati da attori legati da profonda sintonia e infine affidare tutto questo ad un regista in grado di dare alla mistura una forma plausibile e fantasiosa. E' quello che succede in Ti ricordi di me?, opera seconda di Rolando Ravello che assieme a Paolo Genovese e Edoardo Falconi adatta per il grande schermo l'omonima piece di Massimiliano Bruno, sfruttandone gli stessi interpreti teatrali, Edoardo Leo e Ambra Angiolini.

Il bis di Ravello funziona

Il primo elemento che salta all'occhio è proprio il grande lavoro di cesellatura compiuto su un materiale narrativo fortemente codificato e rigido, che è stato opportunamente ampliato per il cinema. Se a teatro erano solo in due a 'contendersi' il palcoscenico, parlando ad un'ipotetica psicoterapeuta, Ravello dà corpo a tutte le figure di contorno, a partire naturalmente dall'analista (Pia Englebert), fino al coinquilino di Roberto, Francesco (Paolo Calabresi), poliziotto che timbra passaporti e sogna di essere 007. L'introduzione di un buon numero di personaggi di contorno, tutti efficacemente caratterizzati e interpretati dà volume alla storia che si svolge sotto i nostri occhi con un realismo che però lascia la porta aperta alla magia.

Due volte il primo bacio

Ti ricordi di me?: Edoardo Leo sotto la pioggia con Ambra Angiolini in una scena del film
Ti ricordi di me?: Edoardo Leo sotto la pioggia con Ambra Angiolini in una scena del film

Se ci fermassimo però a questo punto ci troveremmo di fronte ad un prodotto simile a tanti altri (e di somiglianze scriveremo più avanti); Ravello dimostra la rara capacità di tenere sotto controllo la storia, con un punto di vista originale, senza calcare la mano con macchiettistiche descrizioni delle situazioni strampalate legate alla malattia dei protagonisti, concedendosi le giuste pause drammatiche. Il valore aggiunto, però, è dato dall'aspetto smaccatamente favolistico della storia con un principe azzurro sui generis, una bella addormentata che ogni tanto si risveglia, fate turchine e grilli parlanti. In questo caso il lavoro sull'archetipo ha senso perché si applica in maniera coerente alla trama e per quella sospensione dell'incredulità (e dalla realtà) che provoca. Così facendo ci consegna una storia che, seppur con qualche acciacco nella parte centrale, in cui il salto tra commedia e dramma si consuma troppo velocemente, ti lascia con la sensazione di aver visto qualcosa di soave e tenero.

Lontano dagli occhi, non dal cuore

Ravello ha ammesso di non aver voluto vedere film "simili" e gli crediamo, impossibile però non vedere nelle manie di Roberto, le stesse follie di cui era portatore il Jack Nicholson di Qualcosa è cambiato, così come nell'inno alla Polaroid, che Bea usa per fermare i momenti più importanti della sua vita, un cenno a Il favoloso mondo di Amélie. E' però nell'affinità tra Bea e la Lucy scorderella del delizioso 50 volte il primo bacio, la marcia in più della commedia di Ravello, che in questo modo si interroga, in maniera personale e senza troppe scopiazzature, con un tema delicato e profondo, quello della memoria.

Ti ricordi di me?: Edoardo Leo bacia Ambra Angiolini in una romantica scena del film
Ti ricordi di me?: Edoardo Leo bacia Ambra Angiolini in una romantica scena del film

L'amnesia traumatica di Bea, quel meccanismo che le fa 'sbianchettare' i ricordi, ci parla in realtà di una peculiarità tutta umana, decisamente patologica (annullare di colpo persone e sentimenti), ma anche di quella straordinaria capacità di non perdere il rapporto con le persone amate e di recuperarlo se viene per così dire perduto. La memoria non è un hard disk che raccoglie e immagazzina dati, come crede ostinatamente Bea, presa a catalogare la vita nel suo libro rosso, ma è fatta di momenti, di gesti, di calore, di baci. Ravello si lancia in queste riflessioni in maniera mai dogmatica o pedante, sfruttando al meglio le armi del cinema, con un montaggio efficace ad alternare i vari piani della storia, quelli più realistici e quelli più fiabeschi e con una regia misurata e molto matura. Gli 'omaggi', le citazioni più o meno volontarie, i rimandi a quel piccolo pantheon delle commedie romantiche d'autore diventano tocchi di colore che funzionano perché non hanno nulla di artificioso. Ed è un ulteriore merito di Rolando Ravello.

Movieplayer.it

3.0/5