Recensione Sal (2011)

A James Franco il personaggio di Sal Mineo, interpretato nel film dal camaleontico Val Lauren, sta particolarmente a cuore e lo dimostra l'ostinata dedizione che lo ha spinto a realizzare un progetto coraggioso e anticommerciale come questo.

Morte di un artista gentile

L'eclettico James Franco non si accontenta di recitare, scrivere, presentare cerimonie degli Oscar (in cui è candidato come miglior attore) e collezionare PhD, ma sceglie di mettersi dietro la macchina da presa per raccontare l'ultimo giorno di vita di Sal Mineo, ex baby star tormentata emersa col capolavoro Gioventù bruciata e spentasi prematuramente nel 1976, a 37 anni, assassinata nel garage della propria casa di West Hollywood. In Sal James Franco si distacca dal concetto di biopic tradizionale per confezionare una pellicola sperimentale, lenta ed estenuante che segue quasi in tempo reale le ultime ore di vita di Mineo. Alla star di 127 ore non interessa romanzare la storia per renderla più accattivante, né concentrarsi sul delitto vero e proprio, delitto rimasto irrisolto nonostante l'arresto, nel 1979, del fattorino Lionel Ray Williams. Quello che Franco prova a fare, con stile rarefatto e minimalista, è raccontare un pezzetto del complesso animo di Sal Mineo focalizzandosi sulla sua intimità, sul suo essere attore in crisi che tenta faticosamente di risalire la china dopo anni di inattività e sulla sua omosessualità.

A James Franco il personaggio di Mineo, interpretato nel film dal camaleontico Val Lauren, sta particolarmente a cuore e lo dimostra l'ostinata dedizione che lo ha spinto a realizzare un progetto coraggioso e anticommerciale come questo. Il film, basato sulla biografia di Michael Gregg Michaud Sal Mineo: A Biography, si apre con l'annuncio della morte dell'attore per poi fare un salto indietro fino al mattino del 12 febbraio 1976 e seguire Sal passo passo nelle sue attività quotidiane, nei suoi affetti e nell'elaborazione dei progetti con i quali sperava di rilanciare la propria carriera di attore e regista. La macchina da presa aderisce al volto di Sal Mineo come una seconda pelle mostrandolo al momento del risveglio, rincorrendolo nei suoi giochi in piscina con l'amico, nei suoi incontri personali e di lavoro, accarezzandolo sul lettino dei massaggi e fotografandolo in una lunga sequenza che lo vede impegnato nelle prove dello spettacolo teatrale P.S. Your Cat Is Dead, prossimo al debutto a Los Angeles dopo il successo ottenuto a San Francisco. Le scelte registiche di James Franco si concretizzano in uno stile visivo unico fatto di primissimi piani insistiti, soggettive e sfuocature che sembrano voler appena suggerire l'esistenza di un mondo esterno confuso e indistinto, focalizzando la visione dello spettatore sulla percezione di Sal.
Il ritmo lento e meditativo e le lunghe riprese che mostrano il protagonista nei suoi momenti di inerzia tentano di oltrepassare la superficie delle cose, fornendoci un ritratto del Sal Mineo uomo sensibile e artista tormentato. La ragione principale della scomparsa del divo dalle scene, dopo il successo ottenuto durante l'adolescenza, è una conseguenza della sua scelta di rendere nota la propria omosessualità e Franco lascia che l'argomento trapeli con delicatezza nel lungo dialogo iniziale con l'amico produttore in cui Sal illustra con passione il progetto che si accinge a dirigere, una pellicola incentrata sull'omosessualità e sui ragazzi di strada scritta da lui. Ogni elemento del film è volto a favorire un senso di empatia nei confronti della persona, che emerge al di là del personaggio noto alle cronache. Le scelte stilistiche di Franco, però, talvolta stridono con la profonda umanità di Mineo. Sal è una pellicola lenta, cerebrale, che denuncia le ambizioni intellettuali del suo autore e in cui spesso la dimensione concettuale ha la meglio su quella emotiva creando una barriera tra lo spettatore e il soggetto trattato. In più l'assenza di ritmo e la lunghezza eccessiva di alcune scene - in particolare quella delle prove dello spettacolo - alla lunga provocano un senso di stanchezza che offusca i molti meriti dell'opera di Franco.

Movieplayer.it

3.0/5