Recensione Gods Behaving Badly (2013)

Senza stare a scomodare paragoni illustri, dopo la visione di Gods Behaving Badly viene spontaneo rivalutare anche le divinità bidimensionali della saga di Percy Jackson.

Tutta colpa degli dei

La premessa di Gods Behaving Badly potrebbe anche essere divertente. Dopo secoli di bagordi sull'Olimpo, le divinità greche si sarebbero ora trasferite sulla terra e vivrebbero tutte insieme in una grande casa di Manhattan. Dal momento che il tran tran quotidiano e la perdita di appeal sugli umani hanno indebolito i loro poteri, per sbarcare il lunario sono impiegati in attività a loro congeniali: Artemide fa la dogsitter, Dioniso il deejay, Apollo è un celebre oracolo televisivo mentre Zeus, che più degli altri risente della degradante situazione in cui versa il suo piccolo Olimpo metropolitano, ha deciso di rinchiudersi in soffitta per timore che qualcuno dei figli tenti di ucciderlo per prenderne il posto. Negli intrighi divini finiscono casualmente gli umani Kate e Neil che, per colpa dell'eterno gioco di seduzione tra Apollo e Afrodite, rischiano di perdere l'amore e la vita.

Gods Behaving Badly si ispira all'omonimo romanzo di Marie Phillips del 2008, trasponendo l'azione da Londra a New York City. Non conosciamo la qualità dell'opera letteraria, ma l'adattamento firmato dal regista Marc Turtletaub con Josh Goldfaden risulta debole, datato e privo di battute realmente divertenti. Eppure gli spunti creativi non mancherebbero. Le scaramucce erotiche tra il Dio del Sole e la Dea dell'Amore, gli attriti tra Zeus e il fratello Ade, il rigore morale della sportiva Artemide, gli interventi dell'impacciato Cupido e la sfrenatezza di Dioniso, che passa il tempo tra bar, locali e rave party consumando alcool e droghe in quantità industriale, nelle mani di un autore brillante produrrebbero gag a non finire. Purtroppo quello a cui ci troviamo di fronte non è nient'altro che un edulcorato TV movie per famiglie il cui humour presenta un retrogusto stantio. La battuta più divertente viene messa in bocca a Kate (Alicia Silverstone) la quale descrive a Neil l'ambigua condotta sessuale dei suoi nuovi datori di lavoro giustificandola con un "Sono greci". Senza stare a scomodare paragoni illustri, dopo la visione di Gods Behaving Badly viene spontaneo rivalutare anche le divinità bidimensionali della saga di Percy Jackson.
Ancor più colpevole il mediocre risultato se si passa in rassegna il cast a disposizione di Turtletaub. Un'ammicante Sharon Stone interpreta Afrodite, il vivace Oliver Platt è Apollo e Edie Falco è Artemide. Tutti attori di classe sacrificati da uno script piatto e senza mordente. Per non parlare del grande Christopher Walken, il cui Zeus appare quanto mai catatonico, mentre il mattatore John Turturro dà vita a un Ade effemminato, subdolo e vendicativo impegnato a fidelizzare i suoi 'clienti' dell'Aldilà. Se Walken rinuncia fin da subito a recitare facendo il minimo sindacale, il collega Turturro si affanna inutilmente visto che il suo Ade, in potenza uno dei personaggi più gustosi, non è niente più di una macchietta mal riuscita. Sul fronte umano, Alicia Silverstone sfodera tutto il suo campionario di smorfiette e nasini arricchiati ricordandoci il motivo per cui, dopo un brillante esordio giovanile, la sua carriera si è arenata. Meglio se la cava il collega Ebon Moss-Bachrach che dimostra di saper gestire i tempi comici e risulta piuttosto convincente nei panni dell'innamorato timido e impacciato costretto a trasformarsi in eroe per salvare il mondo e la fidanzata. D'altronde con dei come questi non resta che rimboccarsi le maniche e fare da soli.

Movieplayer.it

2.0/5