Recensione Attacco al potere - Olympus Has Fallen (2013)

Quello di Fuqua è un film totalmente inverosimile, così sconclusionato da risultare simpatico, ma distante anni luce dall'essere un'opera compiuta.

Scortesie per gli ospiti

L'Olimpo è caduto. E' questa la frase in codice che uno degli addetti alla sicurezza del presidente degli Stati Uniti pronuncia poco prima di morire ad un attonito gruppo di rappresentanti governativi, stipati in una stanza segreta all'interno del Pentagono; la Casa Bianca è stata infatti attaccata da un gruppo di terroristi nordcoreani che, grazie all'appoggio di un'insospettabile talpa, sono penetrati fino allo studio ovale, per rapire il presidente Benjamin Asher e alcuni dei membri del suo staff. Trascinati nel bunker sotterraneo da Kang e dai suoi scagnozzi, gli ostaggi possono comunicare con l'esterno soltanto attraverso le telecamere del circuito di sorveglianza; lo spettacolo che si presenta agli occhi del Portavoce Trumball, momentaneo sostituto del presidente, del Capo dei Servizi Segreti, Lynn Jacobs e del Generale Clegg è desolante. I terroristi tengono in scacco l'uomo più potente del mondo, minacciandolo di uccidere il figlio, per estorcergli i codici in grado di scatenare un attacco nucleare. Washington è ormai messa a ferro e fuoco. La speranza è affidata all'ex responsabile della sicurezza Mike Banning, finito a firmare scartoffie dietro ad una scrivania, dopo aver visto morire la moglie del presidente Asher in un incidente che non ha potuto evitare. Desiderio di rivalsa personale e sincero amor patrio formano una miscela esplosiva che trasforma Banning nel più spietato dei killer. Da solo contro un intero esercito riuscirà nell'impresa agognata.


Decine di film sui Marines mandati al macero; anni di addestramento cinematografico nelle scuole militari d'elite resi inutili da un manipolo di terroristi nordcoreani pronti a far esplodere la Casa Bianca e insieme tutto ciò che essa rappresenta, il simbolo di un cinema onnisciente e magniloquente che Antoine Fuqua rielabora senza originalità. Attacco al potere - Olympus has fallen è un prodotto totalmente inverosimile, così sconclusionato da risultare simpatico, ma distante anni luce dall'essere un'opera compiuta. Che l'11 settembre abbia segnato l'inconscio degli americani, colonizzandone l'immaginario a tal punto da dover rappresentare continuamente quell'avvenimento è del tutto naturale, in fondo è stato il primo attacco all'Olimpo, la dimostrazione di una vulnerabilità mai considerata prima; ed è altrettanto legittimo che ogni autore assimili e traduca quelle sensazioni e immagini secondo la propria sensibilità. Fuqua fa appello alla potenza degli action movie anni '80. Scelta, neanche troppo coraggiosa, che senza l'ironia di quelle pellicole e soprattutto delle loro star imperiture, si trasforma in un boomerang. Gli esiti di quest'operazione sono per forza di cose scarsi, gravati oltretutto da alcuni stranianti momenti di comicità involontaria.

Soddisfacente nella messa in scena e nella regia delle coinvolgenti sequenze d'azione, il film cede il passo nella scrittura. La sceneggiatura, firmata da Creighton Rothenberger e Katrin Benedict, dà vita ad un impianto narrativo semplice, che non si presta a letture approfondite, anzi è così elementare da non consentire ad alcun personaggio di svilupparsi adeguatamente, di avere quello spessore che spinga lo spettatore a identificarsi. Ridotto all'osso nei suoi meccanismi, il film consente solo uno sguardo esterno più o meno partecipato. Travolti da ondate di proiettili, pericolosi volteggi di elicotteri e esplosioni concitate, veniamo portati a spasso fino al prevedibile epilogo, che riunisce una famiglia spezzata e restituisce al protagonista lo status di invincibile, santificato dalla benedizione del Presidente in persona. Iconico nella presentazione dei suoi simboli (l'obelisco che implode come le Twin Towers, l'aereo che si getta sui palazzi, la bandiera americana fatta a brandelli), ha il pregio di avere le facce perfette per ogni ruolo.
Aaron Eckhart è l'integerrimo presidente, Melissa Leo veste i panni dell'indomito Segretario della Difesa, mentre Morgan Freeman e Angela Bassett sono rispettivamente il portavoce della Casa Bianca e la responsabile della Sicurezza. Il nostro preferito però resta di gran lunga il generale interpretato da Robert Forster (Jackie Brown); incurante del devastante conflitto in atto, si concede il lusso di litigare con il portavoce Trumball, perché i suoi soldati "sono i più cazzuti di tutti", a dispetto dello sterile risultato delle loro incursioni. Lasciamo per ultimo il protagonista, Gerard Butler, qui anche produttore, perché in fondo il suo è il ruolo che ha meno bisogno di presentazioni. Poetico incrocio tra Chuck Norris e il McClane di Bruce Willis, è in grado di fronteggiare un intero arsenale con poche armi a disposizione, si preoccupa di chiamare la moglie qualche minuto prima dell'atto finale, irride il nemico Kang (lo stesso nome dell'alieno che in alcuni episodi dei Simpson tenta di insediarsi alla Casa Bianca), litiga con il computer che deve bloccare, e si esprime attraverso sentenze inequivocabili ("Sono qui, usatemi"). Gli eserciti si assottigliano e si incarnano in un solo uomo, l'eroico paladino dei paladini, ma la sensazione è quella di assistere ad un film che è già parodia di sé stesso.

Movieplayer.it

2.0/5