Questo mondo è per te: Francesco Falaschi e la commedia 'alla toscana'

Il regista presenta il suo terzo lungometraggio, Questo mondo è per te, storia d'amore, di crescita e di precariato ambientata sul litorale toscano. Con lui il giovane protagonista Matteo Petrini.

Il cinema autoriale toscano riabbraccia uno dei suoi rappresentanti. Grazie a un'intelligente operazione di raccolta fondi indipendente, il grossetano Francesco Falaschi fa ritorno nelle sale con il suo terzo lungometraggio, la commedia garbata e naif Questo mondo è per te. Ancora uno spaccato sulla gioventù odierna, narrato stavolta in un modo un po' diverso dal solito, il film non si distingue tanto per l'originalità dei temi (precariato, divario generazionale col mondo degli adulti, superamento del limen tra adolescenza e maturità), quanto per la naturalezza e la vivacità con cui la storia di Teo, aspirante scrittore alle prese con l'esame di maturità e con una serie di problemi familiari da risolvere, viene raccontata. Un gioco di specchi messo su abilmente dal sornione Falaschi, visto che a interpretare Teo è stato chiamato il giovane Matteo Petrini, un venticinquenne timido e minuto cresciuto alla Scuola di Cinema diretta dallo stesso regista che sembra avere molto in comune col suo personaggio.

Francesco Falaschi: Questo mondo è per te nasce dalla mia esigenza di fare una commedia a modo mio. Per essere libero, insieme ai cosceneggiatori Filippo Bologna e Stefano Ruzzante, ho scelto di realizzare un lavoro indpendente. Siamo partiti da un'idea senza sapere dove saremmo andati a finire e ci siamo appoggiati al laboratorio di Cinema di Grosseto che ci ha aiutato in fase di lavorazione. E' da lì che viene Matteo Petrini, era uno degli attori più promettenti della scuola di cinema e abbiamo pensato a lui per il ruolo di protagonista. Rispetto ai miei film precedenti questo è un lavoro più libero. Anche il cast è stato scelto senza dover inserire per forza nomi famosi per fare cassetta, ma privilegiando gli attori più appassionati al progetto come Paolo Sassanelli e Cecilia Dazzi, con cui avevo già lavorato in precedenza. Se devo dire la verità la scelta di Matteo è nata insieme al progetto. Pensavamo già a lui in fase di scrittura. Poi, quando è arrivato il momento del casting, è sorta la possibilità di affidare il ruolo di protagonista a un attore più esperto, più famoso, lasciando a Matteo un ruolo minore, ma alla fine lui è risultato il più convincente.

Puoi spiegarci come avete raccolto i fondi per realizzare Questo mondo è per te?

Francesco Falaschi: Questo è un film low budget, girato senza finanziamenti dello stato se non il tax credit esterno. Abbiamo, però, goduto del sostegno di molti sponsor. La mancanza di denaro, paradossalmente, ci ha permesso dei lussi che normalmente un regista si sogna, come girare la parte di film ambientata in autunno e quella estiva nelle stagioni reali, senza falsare le riprese. Invidio Sam Mendes che, sul set di American Beauty, dopo aver visto i primi giornalieri decise di stoppare la produzione ammettendo di aver sbagliato stile e ripartì da capo. Questa, per il cinema italiano, è fantascienza.

Quanto è costato Questo mondo è per te? Cosa ci puoi dire della distribuzione?
Francesco Falaschi: Per quanto riguarda la distribuzione, usciremo in circa dieci sale. Tre o quattro in Toscana più Ancona, Genova, Bari, Milano e Roma. Il costo di distribuzione verrà sui 40-50.000 euro a fronte di 350.000 euro di spese complessive.

Dove è stato girato esattamente il film?
Francesco Falaschi: Il film è girato a Follonica, una cittadina balneare a sud di Livorno dotata di scorci bellissimi e di quartieri che denunciano gli abusi edilizi e il degrado. Follonica è un posto che ha diecimila abitanti durante l'inverno e sessantamila l'estate, un luogo molto particolare, ricco di contrasti che abbiamo cercato di riprodurre nel film.

Matteo, come ti sei avvicinato alla recitazione?
Matteo Petrini: Ho iniziato a frequentare corsi di cinema durante le superiori. Il tutto è nato come un gioco, giravo e interpretavo dei corti insieme agli amici. Recitare in un film vero è stata un'emozione enorme, ma anche un'esperienza che mi ha fatto crescere moltissimo. Nelle scuole c'è molta teoria, ma niente è paragonabile all'esperienze vissute sul set.
Francesco Falaschi: Quando giro, ascolto molto i consigli degli altri, ma soprattutto degli attori. Ho lasciato molta libertà a Matteo e mi sono fidato di lui, cercando di dar spazio alle sue idee.

Teo, il protagonista della storia, si trova ad affrontare problemi su quattro diversi fronti: nel rapporto con i genitori, con gli amici, con l'amore e con il lavoro. In quale di questi ambiti hai trovato le maggiori difficoltà interpretative?
Matteo Petrini: In realtà Teo affronta tutto come se fosse un unicum. La vita lo investe con tutte le sue sfaccettature e gli stessi problemi vissuti in ambito amoroso li ritrova nel lavoro. Tutti gli impieghi che vengono citati nel film, anche quelli più curiosi, come il perforatore di torte nuziali, sono documentati. Abbiamo cercato di riprodurre la realtà e non penso di aver trovato difficoltà in un ambito specifico. Ho sempre cercato di privilegiare la naturalezza, soprattutto nelle scene in cui Teo mostra imbarazzo o si mette in ridicolo, come nel corso dell'esame di maturità e nel colloquio per entrare alla scuola di scrittura.

La tua toscanità ci fa immediatamente pensare al cinema di Paolo Virzì. Che legame c'è tra le vostre opere?
Francesco Falaschi: Io sono molto amico di Francesco Bruni, lo sceneggiatore di Virzì, perciò appena ho ultimato il montaggio di Questo mondo è per te gli ho fatto vedere il film per chiedergli se effettivamente percepiva la vicinanza col cinema di Paolo, in particolare con Ovosodo. Sicuramente i legami con Virzì esistono sia per quanto riguarda la toscanità sia per i temi che trattiamo, però vi sono anche molte differenze. Se qualcuno ritrova delle assonanze col suo cinema, per me è un complimento.

Come è nata la collaborazione con Filippo Bologna?
Francesco Falaschi: Io e Filippo Bologna ci siamo conosciuti grazie a un amico comune quando lavoravo al documentario su Luciano Bianciardi. Il lavoro poi non è andato in porto, ma il fatto di aver riflettuto su un autore di provincia dalla poetica aspra, una figura isolata a causa della sua estrazione provinciale, con la sindrome dell'ultimo della classe, ci ha accomunato. In più siamo vicini di casa a Roma.

Matteo, il tema della precarietà è molto sentito dalla tua generazione. Ti sei fatto portavoce dei loro problemi con questo film?
Matteo Petrini: La responsabilità della riflessione sulla precarietà non è mia, ma degli sceneggiatori. Ovviamente anche io mi sono ritrovato in questa condizione. Quello che mi è sempre piaciuto di Teo, però, è il suo carattere che lo spinge a cercare la propria strada senza dare retta a nessuno.

Nel film è presente un elemento documentaristico: il video a cui lavora Teo, le videointerviste agli anziani che rappresentano la prima cosa che un giovane può fare per conoscere il mondo. Questa attenzione al mondo degli anziani torna nella scena in cui i vecchietti si concedono una serata sexy al night...
Francesco Falaschi: Volevamo marcare la differenza tra Teo e la media dei comportamenti giovanili che si vedono in giro. Le interviste agli anziani del paese sono state inserite nell'incipit del film. I loro racconti del passato si riflettono nelle parole del padre di Teo, nel suo ossessivo ripetere la storia di quando finì in prigione per aver picchiato un celerino. Nel corso del film anche il suo racconto subirà un evoluzione e le sue parole acquisteranno un peso positivo. Dopo la conflittualità iniziale, Teo comprenderà il valore del rapporto col genitore. In più il lavoro con gli anziani, per il giovane, sarà l'unica fonte di guadagno visto che tutti gli altri impieghi precari si riveleranno ben poco remunerativi. Anche questo è uno spaccato della società italiana, dove a tirare avanti la baracca sono le vecchie genrazioni.

Il film è girato sulla costa tirrenica, perciò la presenza del mare è giustificata dalla location, ma assume anche un valore simbolico. Tutte le scene chiave del film si svolgono sul mare. In più il bagno finale del protagonista ricorda molto da vicino il finale de La prima cosa bella. Ancora una volta torna in ballo Virzì.

Francesco Falaschi: Lo so e devo dire che purtroppo io ho girato la scena prima di lui. Quando ho visto il suo film al cinema mi sono mangiato le mani. Noi avevamo girato due finali e il primo era identico a quello de La prima cosa bella. Per fortuna avevamo girato un secondo finale, fatto in un solo ciak, che è quello che si vede nel film Al di là di tutto credo che funzioni molto bene. Questo è un altro vantaggio di girare con una troupe leggera. Possiamo decidere di adattare le riprese alle condizioni del mare, effettuando la registrazione nel momento che riteniamo più favorevole.

Francesco, quali sono i tuoi prossimi progetti?
Francesco Falaschi: Al momento sto lavorando a un documentario a cui tengo molto, Paese che vai, dedicato ai mediatori culturali. In più stiamo preparando un progetto sugli ultimi eroi italiani, una commedia drammatica sulle vicissitudini di un gruppo di insegnanti che stiamo per iniziare a scrivere.