Presunto Innocente, la serie Apple TV+ interpretata e prodotta da Jake Gyllenhaal insieme alla Bad Robots di J.J. Abrams, ovvero il più recente adattamento dell'omonimo romanzo di Scott Turow già diventato un film nel 1990 diretto da Alan J. Pakula con protagonista Harrison Ford, è giunta a conclusione sul servizio streaming di Cupertino dopo essere diventato il prodotto originale più visto della piattaforma e venendo così rinnovato per una seconda stagione (dove verrà sviluppato un nuovo caso). Record su record, tanto che il serial è stato sulla bocca di tutti in queste settimane, mentre gli spettatori cercavano di individuare il colpevole e capire quanto davvero fosse innocente Rusty Sabich, il vice procuratore distrettuale accusato del brutale omicidio della sua collega e amante Carolyn Polhemus. Come spiegato nella nostra recensione, l'ultimo episodio dà una risposta a tutte le domande e concentra tutto il suo sviluppo sul tema della famiglia, centralissimo nella serie, ma questo ci ha portati a chiederci: quali sono le differenze ed analogie con l'epilogo della pellicola del '90? Ne parliamo in questo speciale.
Due gocce d'acqua... o quasi
Dopo aver confrontato film e serie tv a partire dal romanzo originario, ora lo facciamo anche con l'episodio finale di Presunto Innocente. Nonostante l'epilogo sia diverso mantiene degli importanti elementi in comune che si rifanno allo stile di David E. Kelley e che omaggiano anche il tono della pellicola con Ford. Infatti in entrambi i casi il protagonista viene assolto da tutte le accuse nonostante il suo comportamento ambiguo e pieno di segreti facesse presagire tutt'altro - un aspetto acuito ancora di più dai vari cliffhanger nella versione a puntate, per arrivare ad un Verdetto (che è ovviamente il titolo della puntata) tutt'altro che scontato. Poi negli ultimi minuti si passa repentinamente al colpo di scena tipico della narrazione di Kelley e che in questo caso è fedele all'assetto dell'epilogo del film, con una chiave di lettura simile ma una risoluzione (in parte) diversa. Dopo l'assoluzione, Rusty sottolinea alle telecamere che il killer è quindi ancora là fuori, incolpando la cecità della procura che si è accanita contro di lui. Tutto sommato, potremmo dire che nessuno ha svolto al meglio il proprio lavoro accecato dai propri sentimenti ed interessi personali in ballo.
Presunto innocente, recensione: Jake Gyllenhaal e David E. Kelley per un'ambigua serie crime
La lezione di David
David E. Kelley adora mescolare legal drama e family drama, in questo caso aggiungendo una sorta di soft porn drama in omaggio a quella sfilza di pellicole in stile Attrazione Fatale degli anni '80-'90. Chiunque agisca lo fa per proteggere la propria famiglia. In Presunto innocente (1990) la colpevole si rivela essere, in un raggelante plot twist, la moglie di Rusty, Barbara (Bonnie Bedelia): raggelante per la presentazione iniziale e lungo il corso del film di una moglie praticamente estranea agli eventi, quasi sottomessa alla decisioni del marito, e che invece si rivela una diabolica calcolatrice che ha architettato tutto fin dall'inizio. L'obiettivo? Far accusare Rusty e magari farlo prosciogliere, ma farlo convivere con una spietata assassina ed espiando le proprie colpe di marito fedifrago per il resto dei suoi giorni. La prova incriminante? Un martello che, sistemando la staccionata di casa, l'uomo trova insanguinato nel giardino di casa iniziando ad unire i puntini: una volta rientrata anche la consorte, arriva il momento del confronto e della spiazzante verità.
Tutto per la famiglia
Nel finale di Presunto innocente su Apple TV+, il colpo di scena arriva ancora una volta nelle battute finali, repentino e destinato a distruggere quell'equilibrio appena recuperato all'interno del nucleo familiare protagonista dopo la risoluzione del caso con l'assoluzione di Rusty. Un'assoluzione che ha provato la rabbia della procura nelle persone di Nico Della Guardia (che ha vinto alle elezioni politiche) e Tommy Molto - con quest'ultimo molto più coinvolto di quanto già facesse intuire il film nei confronti di Carolyn, che l'aveva respinto, altro elemento acuito rispetto al primo adattamento filmico da parte di Kelley: "Cosa ci avrà mai trovato in Rusty?" chiede irato a Della Guardia ad un certo punto in uno sfogo. In questo frangente è Rusty a confessare alla moglie Barbara, interpretata da una meravigliosa Ruth Negga, qui meno apparente vittima degli eventi ma continuamente inquadrata in svariati primi piani nel finale quasi a depistare volutamente gli spettatori che già avevano visto il film con Harrison Ford e conoscevano quindi l'identità dell'assassino. Rusty aveva messo un rilevatore nella macchina della moglie e aveva quindi scoperto che era stata lei a mettere l'attizzatoio nell'appartamento di Molto alla fine del settimo episodio (altro elemento chiaramente differente dal precedente adattamento).
Lui era tornato da Carolyn e l'aveva trovata morta in un bagno di sangue: convinto fosse stata la moglie, perché era l'unica persona a poter odiare così tanto l'amante, l'aveva voluta proteggere inscenando la morte sessuale e sadica che strizzava l'occhio al vecchio caso di omicidio a cui avevano lavorato insieme. Rusty glielo confessa parlandole di dissociazione della personalità, ovvero quando una persona commette un crimine orribile e poi la sua mente lo cancella come fosse stato un brutto sogno, ma in realtà è lui stesso ad averlo fatto nel proprio inconscio. "Sei un mostro, sei malato" reagisce scioccata la moglie, prima di scoprire un'altra agghiacciante verità. La macchina era in realtà stata presa dalla figlia adolescente che sta studiando (guarda un po') psicologia: Jaden (Chase Infiniti) - nuovo personaggio inserito dalla serie tv, dato che nel film c'era solamente un figlio maschio ed era anche più piccolo, qui invece c'è anche il fratello minore Kyle (Kingston Rumi Southwick), anche lui adolescente. Come poteva avere Jaden l'attizzatoio? Semplice, perché era stata lei ad andare a casa di Carolyn per chiederle di lasciare in pace la sua famiglia per sempre (sapeva quindi del tradimento plurimo del padre) ma, alla notizia della gravidanza della donna, non ci ha visto più e l'ha ripetutamente colpita. Sempre per difendere e proteggere quel nucleo familiare sempre più disfunzionale al centro del thriller.
Una lettura familiare
Lo scopo è quindi lo stesso per entrambi i colpevoli, anzi per tutti e tre: salvaguardare un qualcosa che si era già spezzato da tempo. Come ci viene mostrato da quel flashforward finale, non ne parleranno mai più e faranno finta di nulla, millantando la legittime difesa per la figlia Jaden, ma in cuor loro sapranno sempre la verità. Come dicono quegli ultimi sguardi scambiati tra i genitori, che dovranno convivere per sempre con quello sconcertante segreto, e Rusty saprà in entrambi i casi (film e serie tv) di essere stato lui stesso ad aver portato alla rovina la propria famiglia, che diceva essere ciò a cui teneva di più al mondo.