Presunto innocente. Fin dal titolo un gioco di parole (e di sguardi) con il lettore prima, e con lo spettatore poi. Perché in realtà il personaggio titolare sembra sempre molto più colpevole. Stiamo parlando della serie omonima targata Apple TV+ con protagonista Jake Gyllenhaal, in onda ogni mercoledì con un nuovo episodio sulla piattaforma, che ha degli illustri precedenti. Ovvero il romanzo bestseller del NY Times dalla penna di Scott Turow da cui è partito tutto, e il film del 1990 di Alan J. Pakula, che mescolava thriller e crime passionale, in modo simile ma diverso a quanto fatto in quegli anni da titoli come Attrazione fatale. Tre medium, tre sviluppi narrativi, tre dimensioni diverse che hanno ovviamente molti punti in comune ma altrettanti elementi di lontananza. Andiamo a scoprirli e ripercorrerli (con spoiler) nel nostro speciale.
Serie vs film
Ovviamente il primo adattamento, quello datato 1990, aveva tutte le "limitazioni" del prodotto filmico, ovvero la durata di due ore in cui condensare tutti i vari risvolti del romanzo originale. Al contrario della serie che ha potuto espandere e "divertirsi" molto di più coi personaggi. Molti elementi quindi non c'erano oppure sono stati cambiati. Ma partiamo dalla trama di fondo, che è la stessa, nomi dei personaggi compresi: il vice procuratore distrettuale Rusty Sabich (Harrison Ford nel film, Jake Gyllenhaal nella serie) viene accusato di un crimine orrendo, ovvero quello ad apparente sfondo sessuale della collega Carolyn Polhemus (Greta Scacchi nel 1990 e Renate Reinsve nel 2024). Ben presto scopriamo, proprio per bocca della moglie Barbara (Bonnie Bedelia sul grande schermo, Ruth Negga nella miniserie Apple), che l'uomo ha avuto in passato una relazione con la donna e ora è "costretto" dal migliore amico e capo Raymond Horgan (Brian Dennehy prima e Bill Camp poi), ignaro della vicenda, a seguire il delicato caso. Un'indagine che fin da subito presenta vari intoppi a livello di prove e materiale recuperato sulla scena del crimine. Anche per "colpa" del medico legale che non sopporta Rusty, ovvero il Dr. Herbert Kumagai (rispettivamente Sab Shimono e James Hiroyuki Liao), così come gli altri detective coinvolti. Un caso che altrettanto presto svela che forse la relazione era tutt'altro che finita, almeno da parte dell'uomo, divenuto ossessionato dalla donna che invece lo aveva respinto in più occasioni. Tanto da chiamarla e presentarsi a casa sua il giorno stesso del delitto. Forse.
La serie di David E. Kelley
L'adattamento a episodi prodotto da J.J. Abrams e scritto dal "Re dei Legal Drama" sfrutta proprio la matrice seriale del racconto, proponendo alla fine di ogni episodio un clamoroso cliffhanger che non solo fa venire voglia che passi presto una settimana per vedere il successivo ma acuisce anche la sensazione negli spettatori che il protagonista sia tutt'altro che innocente. Troppi i segreti nascosti alla moglie e alla famiglia, ai colleghi a lavoro e in fondo anche a se stesso, che portano a chiedersi se ci si può davvero fidarci di lui e in quale categoria, tra colpevole e innocente, dobbiamo davvero inserirlo. La pellicola del 1990 invece, scritta dal regista a quattro mani insieme a Frank Pierson, giocava più sull'atmosfera generale rarefatta da thriller passionale. Se la moglie del protagonista qui rimane maggiormente sullo sfondo, nella serie si esplora - anche attraverso il personaggio della terapista di coppia di Lily Rabe - maggiormente in profondità il matrimonio altalenante dei Sabich; così come quello di Horgan e della moglie Lorraine (Elizabeth Marvel), amica di Barbara e assente nel film, i cui confronti giornalieri a colazione ci forniscono una dimensione privata aggiuntiva dei personaggi oltre a quella professionale. Tanto che nella miniserie è Raymond a difendere Rusty e non un altro avvocato esterno. Quasi per dimostrare a se stesso che l'amico non può essere colpevole.
Una vittima che è anche carnefice
Nel film Carolyn risultava l'oggetto del desiderio del protagonista, non avendogli raccontato nemmeno che fosse stata sposata e avendogli detto che aveva iniziato a frequentare qualcun altro dopo la fine della loro relazione. In Presunto innocente invece non si era confidata nemmeno sull'esistenza di un figlio avuto dal precedente matrimonio, mantenendo il rapporto strettamente professionale... e sessuale. Nonostante il caso che li abbia avvicinati (in entrambi i medium) riguardasse proprio una violenza domestica su un minore. Il figlio di Carolyn nel serial si rivela addirittura un presunto testimone la sera dell'omicidio perché si trovava fuori dalla casa dato che era solito spiare la nuova vita della madre in cui la donna non lo aveva voluto. Una femme fatale che in entrambi i casi ci viene fatto capire quanto fosse fisica nel rapporto con Rusty, prima di decidere di smettere perché lui si stava innamorando troppo; scatenando così in lui lo stalkeraggio figlio della mascolinità tossica possessiva, acuita dall'epoca in cui viviamo e che non poteva essere presente a quei livelli nel 1990.
Presunto innocente, recensione: Jake Gyllenhaal e David E. Kelley per un'ambigua serie crime
Similitudine politica
Un elemento assolutamente in comune tra i due adattamenti è invece sicuramente la tematica politica: ovvero come a volte legge e giustizia vadano a braccetto con gli interessi personali della procura. I rappresentanti di questo aspetto sono in entrambi i casi Nico Della Guardia (Tom Mardirosian nel film e un sorprendente O-T Fagbenle nella serie), soprannominato "Delay Guardia / Retroguardia" per come rimandi i casi pur di non rovinarsi una carriera fatta di successi, che ora sta partecipando alle nuove elezioni elettorali proprio contro Horgan, insieme al suo fidato vice Tommy Molto (Joe Grifasi nel precedente adattamento e Peter Sarsgaard nel nuovo). Se nel film parallelamente alle indagini sulla morte della donna ri-appare un vecchio caso di corruzione su cui Carolyn stava indagando, nella serie legal thriller torna alla ribalta un vecchio caso a sfondo sessuale a cui avevano lavorato lei e Rusty, che sembrava replicare la posizione e le circostanze del nuovo delitto. Il mettere in discussione quindi l'etica professionale è al centro di entrambe le versioni, mescolando sesso e (posizioni di) potere. Se nel serial l'uomo sembra sempre più colpevole, nel film invece avviene quasi il contrario, facendoci sembrare che non solo non fosse presente il giorno dell'omicidio ma che non avesse nemmeno telefonato. Il cappio che si stringe metaforicamente sempre più intorno al protagonista ha quindi una morsa ben differente. Entrambi i processi, poi, finiranno per essere folli e surreali, ma per motivazioni ed espedienti narrativi diversi, rischiando di venire annullati in entrambi i casi.
Figli e figliastri
C'è anche uno confronto generazionale che non rileviamo in Presunto innocente e invece è ben saldo nella serie. Oltre al figlio di Carolyn, fondamentale a livello di trama nello show perché porta alla testimonianza ed auto-difesa di Rusty, facendo giocare Kelley nel terreno e nel genere che più conosce e mastica a colazione, ci sono anche quelli dei Sabich. Due adolescenti con tutte le conseguenze del caso nella serie tv mentre nel lungometraggio si trattava di un bambino, che non comprendeva del tutto ciò che gli stava accadendo intorno. Questo perché ci si concentra molto più sulla caratteristica del caso ad alto profilo che riguarda la Procura, mettendola costantemente sotto le telecamere. Chissà se anche il finale riserverà qualche sorpresa oppure confermerà lo sconvolgente epilogo precedente, che affrontava il tema dell'espiazione dei peccati.