Molto tempo fa, in una galassia non tanto lontana, ma nel nostro mondo, la Pixar affermava che non avrebbe mai fatto sequel. Ogni film doveva essere un'opera d'arte, un pezzo unico, una storia così originale da restare da sola, ed essere ricordata così. Toy Story 4, quarto sequel della fortunatissima franchise iniziata con Toy Story nel 1995, in uscita il 26 giugno, ci conferma che, in questo senso, quelli della Pixar Animation Studios ci hanno ripensato. Ma ribadisce anche quella che è un'assoluta verità: a differenza di altri, per la Pixar i seguiti non sono un obbligo. Una storia continua solo se ha motivo di farlo, se ci sono dei lati dei protagonisti ancora da esplorare, se alcuni di loro possono crescere.
Se alcuni dei migliori film Pixar, come Wall-E, Up e Inside Out sono delle storie singole, chiuse alla perfezione, difficili da ampliare, alcuni grandi successi della Pixar, come Alla ricerca di Nemo, Gli incredibili e Monsters & Co, hanno avuto degli altri capitoli. Ma le storie sono andate avanti (o indietro, in un caso) in modo mai scontato. Sarà che ormai sono tutta una famiglia, ma la Pixar potrebbe essere definita a buon diritto, come la Marvel, la casa delle idee.
Toy Story 2: scoprire il mondo da cui si viene
Le storie sono sempre venute prima di tutto, alla Pixar. E così Toy Story, il loro film simbolo, quello che ha segnato la strada, che ha dettato il posizionamento della Pixar nel mondo dell'animazione, è arrivato addirittura al quarto film. Ogni volta, almeno da Toy Story 2, del 1999, la storia ci sembrava perfetta così, completa, chiusa. Invece ogni volta c'è stata un'ottima idea, e dei nuovi personaggi per continuare. Toy Story 2, il primo sequel, sembrava l'eccezione che confermava la regola: quasi un secondo capitolo del primo film. Nel primo avevamo assistito alla rivalità, e poi all'amicizia, tra Woody e Buzz, in una sorta di buddy movie. Nel secondo è stato quasi naturale andare ad approfondire le storie dei due protagonisti. Se per Buzz si trattava di avere a che fare con il suo arcinemico, Zurg, per Woody la novità è stata scoprire altri personaggi del mondo da cui veniva, come la cowgirl Jesse, il cavallo Bullseye e l'ambiguo Stinky Pete: i primi due entreranno a tutti gli effetti nella squadra dei giocattoli di Andy (e anche nelle grazie dei bambini!), mentre, come nel primo film, il cattivo è umano, il negoziante di giocattoli Al. E, per Woody, è già tempo di fare delle scelte.
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Toy Story 3: la fuga dall'asilo
Sembrava impossibile fare meglio dei primi due Toy Story, sembrava impossibile continuare. Eppure Toy Story 3 - La grande fuga, che arriva nel 2010, ben undici anni dopo il secondo film della saga, ha una grande idea: la crescita di Andy e la sua partenza per il college, una sorta di addio che deve essere soft, ma, per il solito equivoco, diventa più traumatico. E così Toy Story 3 - La grande fuga brilla grazie a un nuovo mondo, quello del Sunnyside, un asilo che scopriamo essere una prigione controllata dall'Orso Lotso che, a dispetto del suo aspetto rassicurante, è in realtà un dittatore, aiutato dall'inquietante bambolotto Bimbo. Il nuovo ambiente permette ai creatori di Toy Story 3 di lasciarsi andare a una fantasia sfrenata e di scherzare al massimo su alcuni giochi: dall'allegra fattoria usata come una roulette in un casinò clandestino, ai momenti che vedono protagonisti Barbie e Ken, preso di mira per il suo essere un giocattolo per bambine. Ancora una volta un sequel è un modo per scoprire qualcosa di più di sé. In particolare, Buzz scopre un'anima "latina" e un amore per Jesse. Toy Story 3 ci dice ancora qualcosa di più nel rapporto tra i nostri bambini e i giocattoli, guardandoli sempre dal punto di vista di questi. Alla fine arriva Bonnie, un'altra bambina. E ci sembra il perfetto finale di questa favola. E invece è solo l'inizio.
Toy Story 4: verso l'infinito e oltre
Se il "vissero tutti felici e contenti", una volta arrivati a casa di Bonnie, dopo l'incubo del Sunnyside, ci sembrava il finale perfetto della favola, in Toy Story 4, che arriva a nove anni dal precedente, abbiamo capito che era solo l'inizio. Che anche Bonnie, per quanto piccola, sarebbe cresciuta, e avremmo avuto altri cambiamenti. Toy Story 4 ha il pregio di cambiare completamente storia, città, mondo, grazie a un viaggio che porta i nostri eroi fuori dalla "comfort zone" in cui, bene o male, eravamo tutti abituati. In un'altra cittadina gli sceneggiatori hanno scelto altri due luoghi in cui mettere alla prova i nostri eroi: un luna park e un negozio di antiquariato. Più ancora che altre volte hanno scelto di puntare su personaggi nuovi: Woody è, ancora più che in altre occasioni, al centro della storia; Buzz è sempre al suo fianco, anche se spesso i due non sono insieme in scena. Ma arrivano moltissimi personaggi nuovi, tra cui il buffissimo Forky (ve li raccontiamo tutti nel nostro articolo sui nuovi personaggi del film). La grande idea è aver riscoperto Bo Peep, la pastorella di cui era innamorato Woody, nei primi film una presenza piuttosto neutra, e averla rinnovata, dotata di una backstory e messa al centro del racconto. Quanto a Woody, per lui sarà tempo di scelte ancora più dure che in passato...
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Cars 2: si vira verso la spy story
Se fino al 2010, l'anno di Toy Story 3, sembrava che l'arte dei sequel fosse appannaggio solo di Toy Story, in quanto film unico nel suo genere, e capostipite di tutti i film Pixar, nel 2011 si è capito che i sequel potevano diventare una pratica piuttosto in voga in casa Pixar. Cars - motori ruggenti, non dimentichiamolo, è uno dei film più di successo della Pixar, anche per il merchandising a cui, inutile negarlo, i personaggi si prestano alla perfezione. Cars 2 è forse l'unico passo falso a livello artistico della Pixar: l'idea per rimettere in pista Saetta McQueen e Cricchetto è un po' forzata e, soprattutto, ci allontana da quel mondo molto americano, alla Giorni di tuono, che caratterizzava il primo film. Non ci sono la Piston Cup né Radiator Springs, e, insieme a un agente segreto inglese, Finn McMissile, una sorta di James Bond su quattro ruote, veniamo trasportati in giro per il mondo in una spy-story. Un mondo poco adatto ai nostri eroi.
Cars 3: Rocky e il coraggio di fermarsi
Molto meglio Cars 3, del 2017, che riprende, in parte, le atmosfere del primo film ma, soprattutto, riesce a cogliere alla grande l'epica dei grandi film sportivi. Il riferimento è ai film di Rocky, Rocky III in primis, di cui cita la scena dell'allenamento sulla spiaggia, ma anche Rocky IV, il tutto con una tecnica che ricrea le corse automobilistiche con grande realismo. Parliamo spesso di idee, in questo articolo. Qui c'è il coraggio di aprire il film con un incidente di un realismo impressionante, e di raccontare il crepuscolo, la fase calante di un campione come Saetta McQueen. Cars 3, a dispetto dei colori sgargianti e dell'azione senza fiato, dei nuovi personaggi come Jackson Storm e Cruz Ramirez, è un film malinconico, intenso e commovente.
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Monsters University: e se facessimo un prequel?
Gli sceneggiatori di casa Pixar hanno trovato delle potenzialità nei personaggi di Sully e Mike: se la storia, con il primo film, Monsters & Co., del 2001, è parsa a tutti completa, hanno capito che di loro due, in fondo, sapevamo poco. Come si sono conosciuti? Come si diventa mostri in grado di spaventare? E così ecco l'idea di un prequel, caso unico in casa Pixar. In Monsters University (2013) vedere Sully e Mike all'università è divertente e l'idea permette di rifarsi a tutta una serie di film come Animal House e simili. I nostri adorabili mostri ci stanno sempre a cuore, ma, mancando un altro pezzo del primo film, la bambina Boo, viene a mancare l'effetto commovente e tenero del film. Che nella Pixar più o meno c'è sempre.
Alla ricerca di Dory: se non si ha paura di mettere da parte i protagonisti
Alla ricerca di Dory arriva nel 2016, tredici anni dopo Alla ricerca di Nemo (2003), uno dei più grandi successi della Pixar. Spazio per un sequel, nel grande mondo marino costruito nel primo film, ce n'era. Ma alla Pixar non hanno voluto fare un sequel banale, che richiamasse la storia del primo film. Hanno scelto invece di fare un film nuovo, pur ambientandolo nel mondo sottomarino che conosciamo bene, anche se spostandosi un po'.
Gran parte delle vicende accadono infatti al Gioiello di Morro Bay, in California, invece che in Australia come nel primo film. Ma è dal titolo che si può capire tutto il coraggio di questo sequel: il nome del protagonista non compare nemmeno, e il film si chiama Alla ricerca di Dory. Si è scelto di cambiare punto di vista, e si è scelto di dare il ruolo di protagonista alla simpatica pesciolina che aveva conquistato tutti nel primo film. Accanto a lei un nuovo gruppo di personaggi geniali, Destiny, uno squalo balena, e Bailey, un beluga, ma soprattutto Hank, polipo scorbutico e in grado di mimetizzarsi ovunque, un personaggio che diventa subito amatissimo. In questa storia c'è il coraggio di prendere due personaggi chiave del primo film, Nemo e il papà Marlin, e metterli in secondo piano nella storia. Non è da tutti.
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Gli Incredibili 2: caliamo un asso, anzi... un Jack
Anche Gli Incredibili 2, sequel de Gli incredibili (2004), arriva dopo molto tempo, nel 2018, ben 14 anni dopo il primo film, quando credevamo non sarebbe arrivato più. La storia, però, inizia immediatamente dopo la fine del primo, giusto pochi minuti. Ha il grande pregio di giocarsi un asso che nel primo film non si era ancora giocato. Ma più che un asso... è un Jack. Sì, è Jack Jack, il bebè che nel primo film avevamo visto poco, e farlo esplodere in tutti i suoi superpoteri (e in una scena cult, la lotta con il procione). Se l'intreccio è interessante, e gioca al meglio con tutti i canoni del cinecomic e della spy-story, la grande idea, aggiornata ai nostri tempi, è il cambio di ruoli all'interno della famiglia. Così Elastigirl lavora e Mr. Incredible sta a casa per accudire il piccolo Jack Jack. Anche in queste scelte la Pixar sa il fatto suo.