L'uomo pensa sempre di più allo spazio. Non con la sognante ingenuità o la filosofica profondità del passato, ma con la pragmaticità di chi sa che prima o poi il pianeta su cui viviamo sarà insufficiente ad ospitare la moltitudine di esseri umani che cresce in modo esponenziale, incurante delle conseguenze delle sue azioni. Prima o poi saremo costretti a farlo in modo concreto, per ora è un pensiero che sta lì ed alimenta sogni di grandezza alla Elon Musk o soggetti per prodotti di finzione, per serie e film che ipotizzano un futuro lontano dal pianeta Terra.
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Lo ha fatto di recente la prima serie di National Geographic, Marte, raccontando un futuro viaggio verso il pianeta rosso ed i suoi presupposti scientifici, lo fa in modo diverso e con chiave meno documentaristica Passengers, pellicola con impianto fantascientifico diretta da Morten Tyldum (quello di The Imitation Game, per capirci) che punta su un aspetto di sicuro appeal per il grande pubblico... anzi due: i protagonisti Chris Pratt e Jennifer Lawrence, tra le giovani star più in vista degli ultimi anni, con diversi successi alle spalle ed un carisma adatto a garantire l'impresa difficile a cui sono chiamati, ovvero tenere la scena da soli, o quasi, per buona parte della storia.
Nello spazio profondo nessuno può sentirti urlare
E sono costretti a farlo perché lo spunto di Passengers è quantomeno intrigante: siamo sulla Avalon, un'astronave in viaggio verso il pianeta Homestead II per impiantarvi una colonia. È il business della Homestead, appunto, l'azienda che costruisce le modernissime e lussuose navi come la Avalon e organizza questi lunghissimi viaggi intergalattici per portare verso nuovi mondi gli aspiranti colonizzatori, persone disposte a cambiare vita per sempre, lasciandosi tutto alle spalle. Una promessa per loro, un sicuro affare per la Homestead: perché il viaggio dura 120 anni, oltre un secolo da passare in un sonno criogenico per essere svegliati pochi mesi prima dell'arrivo e dell'inizio della nuova vita. Così almeno dovrebbe essere.
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Perché a causa di un malfunzionamento, la capsula che ospita Jim Preston lo fa uscire dal sonno criogenico troppo presto, 90 anni prima del previsto, solo tra i 5000 coloni di Homestead II e gli oltre 300 membri dell'equipaggio. Solo per oltre un anno, dandosi da fare per trovare una soluzione mettendo a frutto le sue competenze da meccanico, tornare a dormire o semplicemente tenersi impegnato in un guscio lussuoso ma vuoto. Almeno fino a quando non esce dal sonno anche un'altra viaggiatrice, Aurora Lane, aspirante scrittrice che da questa avventura vuole trarre un libro di sicuro interesse e successo. Tra i due nasce un amore che dovrà superare diverse prove, sia di natura pratica che morale dovuta alle scelte di Jim, non per ultimo l'imminente disastro a cui va incontro la Avalon man mano che le avarie iniziate con il problema alla capsula di lui diventano più gravi, estese e letali.
Space Love Story
Inutile sottolineare quanto l'impianto narrativo di Passengers ruoti attorno ai due suoi protagonisti, Jim e Aurora, e quanto sia stato fondamentale, quindi, scegliere due interpreti di sicuro appeal e carisma. È stato fatto affidandosi a due star ormai consolidate: per Jim ci si è affidati ad un Chris Pratt che nell'ultimo paio di anni ha scalato le classifiche di gradimento mettendo a segno alcuni colpi indelebili come Jurassic World e Guardiani della Galassia, dimostrando una presenza scenica ed un'ironia al livello del miglior Harrison Ford; per la controparte femminile, la più intellettuale Aurora, è stata invece scelta un'attrice come Jennifer Lawrence che con Hunger Games e le sue prove da Oscar ha saputo raggiungere un pubblico variegato e vasto.
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Va detto però che entrambi trovano difficoltà a reggere il peso di Passengers sulle proprie spalle, complice anche uno script non sempre all'altezza della situazione, che alterna mire da alta fantascienza, con scelte morali ed uno sguardo interessante al futuro, ad una storia d'amore più sbrigativa e terra terra. Pratt evidenzia così qualche limite a fronteggiare un ruolo drammatico, mentre la Lawrence tende invece a strafare e finire sopra le righe, più di quanto abbia fatto in altre occasioni. La chimica tra i due è però evidente e funziona quando supportata da tutto l'impianto messo in piedi dal regista Tyldum.
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Ridley Scott, dove sei?
Passengers sembra quasi tre film in uno, con una prima parte evocativa e opprimente, uno sviluppo romantico forzato e frettoloso, ed un finale carico di tensione e azione. Delle sue tre anime, la più riuscita è senza dubbio la prima che evoca suggestioni alla The Martian, ma Tyldum non è Ridley Scott e quel primo atto resta incompiuto cedendo alla tentazione di mettere in scena la relazione tra le due star (con preannunciata scena di sesso e nudo) e senza il coraggio di approfondire le conseguenze di uno dei dilemmi etici più forti introdotti dal plot. A questo vanno aggiunte un paio di sequenze decisamente poco riuscite, ma sarebbe ingiusto non citare una costruzione visiva notevole, dalle scenografie e dalla messa in scena della ipertecnologica e lussuosa Avalon alla rappresentazione del solitario viaggio interstellare, per un film che in definitiva riesce ad intrattenere lo spettatore, purché non si faccia troppe domande e non si aspetti qualcosa di più di quello che Passengers è: una storia d'amore spaziale e un'occasione sprecata, che sorvola soltanto sulle questioni morali che introduce.
Movieplayer.it
2.5/5