La lunga storia degli Oscar, che nel 2023 celebrano la loro novantacinquesima edizione, è ricca di momenti shock che si sono rivelati fonte di sorpresa e di dibattiti. Talvolta questi episodi hanno lasciato un ricordo piacevole, o quantomeno 'vivace': si pensi all'infrazione dell'etichetta da parte di uno scatenato Roberto Benigni mentre si dirige verso il palco saltellando sulle poltrone. Ma proprio questi momenti bizzarri sono fra quelli che, in positivo o in negativo, hanno segnato l'immaginario del premio. Da quando, per la cerimonia degli Academy Award del 1952 (trasmessa in diretta il 19 marzo 1953), gli Oscar sono diventati un evento televisivo, scene del genere hanno corredato diverse edizioni, suscitando a seconda dei casi risate o imbarazzo. A tal proposito, abbiamo selezionato nove episodi inaspettati e particolarmente memorabili, da ripercorrere in ordine cronologico fino ad arrivare a quelli che, con pochi dubbi, rimarranno a lungo i due picchi inarrivabili in termini di "shock da Oscar"...
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1. Feud: Bette Davis e Joan Crawford (1963)
In apparenza, ad osservare il filmato dell'assegnazione dell'Oscar alla miglior attrice del 1962, non ci sarebbe nulla di così strano: Maximilian Schell dichiara come vincitrice Anne Bancroft per la sua intensa performance in Anna dei miracoli. La Bancroft, tuttavia, è assente perché impegnata a teatro, e quindi a ritirare la statuetta al suo posto e a leggere un breve ringraziamento è un'estasiata Joan Crawford. Il dramma, in compenso, si consuma nel dietro le quinte: Bette Davis, candidata per il thriller Che fine ha fatto Baby Jane?, puntava infatti a conquistare il suo terzo Oscar. Ma la delusione, per la Davis, sarà doppia: non solo vedrà sfumare le proprie speranze di segnare un record, ma dovrà osservare la Crawford, sua partner in Che fine ha fatto Baby Jane? e sua storica rivale, mentre avanza sul palco al posto suo. Bette Davis considererà questo gesto come un affronto personale, rimarcandolo in seguito in varie interviste. L'intera vicenda, fra le più note e famigerate nella storia degli Oscar, è stata ricostruita esemplarmente due anni fa in E la vincitrice è... (gli Oscar del 1963), quinto episodio della serie televisiva Feud: Bette and Joan.
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2. It's a tie! Katharine Hepburn e Barbra Streisand (1969)
Un colpo di scena da perfetto win win (letteralmente!) è quello annunciato, nella cerimonia del 1969, da una sbalordita Ingrid Bergman all'apertura della busta con il nome della miglior attrice del 1968. "The winner... it's a tie!", dichiara la Bergman: un ex aequo matematicamente semi-impossibile, ma che permette una doppia vittoria per due fra le interpretazioni in assoluto più acclamate e meritevoli nell'albo d'oro dell'Academy. Ad aggiudicarsi l'Oscar a pari merito sono infatti Katharine Hepburn (come da tradizione, assente) per il dramma storico Il leone d'inverno, che le vale una terza statuetta in questa categoria (e la seconda consecutiva, dopo il premio per Indovina chi viene a cena?), e l'esordiente Barbra Streisand per il musical Funny Girl. La Streisand, superstar della serata, salirà sul palco con un abito trasparente e aprirà il proprio discorso con una citazione famosissima tratta dal film di cui è protagonista: "Hello, gorgeous!".
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3. Il gran rifiuto di Marlon Brando (1973)
Appena due anni dopo un primo rifiuto, quello di George C. Scott (eletto miglior attore del 1970 per Patton), all'edizione del 1973 fa ben più clamore il rifiuto di una leggenda di Hollywood, Marlon Brando, destinatario del suo secondo Oscar per il ruolo di don Vito Corleone nel classico Il Padrino. Quando Liv Ullmann legge il nome di Brando, a salire sul palco è una ragazza nativa americana, Sacheen Littlefeather, che per conto di Marlon Brando dichiara di non poter accettare il premio a causa del trattamento riservato ai nativi-americani da parte dell'industria cinematografica. Le sue parole, accolte dagli applausi e dai fischi dei presenti, contrassegneranno uno dei momenti più famosi delle notti degli Oscar.
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4. David Niven e l'uomo nudo (1974)
Al termine della cerimonia del 1974, il conduttore David Niven sta per introdurre sul palco Elizabeth Taylor, incaricata di assegnare l'Oscar per il miglior film: "Qualcuno che ha offerto un importante contributo al mondo dello spettacolo...". Peccato che a comparire davanti alle telecamere, in quel preciso momento, non sia la diva di Cleopatra, bensì un uomo completamente nudo. La reazione di David Niven è caratterizzata da un impeccabile aplomb britannico; l'attore, trattenendo a stento l'ilarità, saprà sfoderare infatti una risposta perfetta per l'occasione: "Non è affascinante che, probabilmente, l'unica risata suscitata da quell'uomo sarà per essersi spogliato e aver mostrato le proprie carenze?".
5. Vanessa Redgrave contro i "teppisti sionisti" (1978)
All'edizione degli Academy Award 1977, la grande attrice inglese Vanessa Redgrave ottiene la sua quarta nomination all'Oscar grazie al ruolo del titolo in Julia, dramma ambientato fra l'Europa e l'America durante l'ascesa del nazismo. In quello stesso periodo la Redgrave, da sempre molto molto attiva in campo politico, sostiene apertamente la causa palestinese e produce un documentario dal titolo The Palestinian: da quel momento l'attrice diventa l'oggetto delle contestazioni di un movimento sionista, la Jewish Defense League, che organizza una manifestazione di protesta davanti al Dorothy Chandler Pavilion per la notte degli Oscar (pochi mesi dopo, il 15 giugno 1978, un membro dell'associazione farà esplodere una bomba davanti a un cinema che proietta il documentario).
Chiamata all'inizio della serata a ritirare la statuetta come miglior attrice supporter, Vanessa Redgrave pronuncia un discorso appassionato in cui, dopo i ringraziamenti di rito, prende di petto la questione: "Penso che dobbiate essere molto orgogliosi per aver resistito, nelle ultime settimane, e per aver rifiutato di farvi intimidire dalle minacce di un piccolo gruppo di teppisti sionisti il cui comportamento è un insulto alla statura degli ebrei in tutto il mondo e alla loro grande ed eroica lotta contro il fascismo e l'oppressione". L'attrice prosegue celebrando chi si è opposto alla "caccia alle streghe" di McCarthy e di Nixon, provocando fischi ed applausi; ma una replica diretta alla Redgrave arriverà quella sera stessa, da quello stesso palco. Due ore più tardi, infatti, è lo sceneggiatore Paddy Chayefsky ad alzare ulteriormente la tensione in sala, con una polemica al vetriolo contro la neo-vincitrice dell'Oscar: "Mi piacerebbe dire, ovviamente è un'opinione personale, che sono stufo della gente che sfrutta l'occasione degli Academy Award per la diffusione della sua personale propaganda politica. Vorrei suggerire a Miss Redgrave che la sua vittoria di un Academy Award non è un momento pivotale nella storia, non richiede un proclama, e un semplice 'grazie' sarebbe stato sufficiente".
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6. Tom Hanks e le origini di In & Out (1994)
Se gli Oscar sono nati per celebrare i film, si immagini il paradosso di un film nato invece sulla base di un Oscar... eppure, è quanto è accaduto nel 1997 con la popolarissima commedia In & Out di Frank Oz. Facciamo un passo indietro a tre anni prima, quando alla cerimonia degli Academy Award Tom Hanks viene proclamato a furor di popolo miglior attore del 1993 grazie alla sua commovente interpretazione in Philadelphia di Jonathan Demme. Ricompensato per il proprio ritratto di Andrew Beckett, un avvocato omosessuale licenziato dopo aver contratto l'AIDS, nel suo discorso di ringraziamento Tom Hanks rende omaggio, fra gli altri, al suo insegnante di teatro del liceo, Rawley Farnsworth, definendolo uno fra "i migliori gay d'America". Un outing che avrebbe suscitato grande attenzione mediatica, in un periodo in cui ancora persistevano numerosi tabù in merito all'omosessualità, e da cui sarebbe nata appunto l'idea per In & Out: la storia di un insegnante di una cittadina di provincia (interpretato da Kevin Kline) il cui orientamento sessuale viene svelato all'improvviso proprio durante la premiazione degli Oscar.
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7. Michael Moore contro George Bush (2003)
Se Vanessa Redgrave ha stabilito un primato in termini di acceptance speech di carattere politico, nella medesima categoria non poteva non collocarsi pure il più militante dei documentaristi americani, Michael Moore. All'edizione degli Oscar del 2003, Diane Lane annuncia Bowling a Columbine come vincitore del premio per il miglior documentario del 2002; e Moore, nel ritirare la statuetta, non esita a lanciare un'infuocata invettiva contro George W. Bush, denunciando "il fittizio risultato elettorale che ha eletto un Presidente fittizio". La platea si spacca immediatamente fra contestazioni ed applausi, ma Michael Moore va avanti tra i fischi dichiarando a gran voce: "Noi siamo contro la guerra, Mr. Bush! Vergognati, Mr. Bush!". Un episodio, quello dell'Oscar a Moore, che riflette in maniera emblematica il clima di tensione di un paese appena imbarcatosi in un rovinoso conflitto militare.
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8. La La Land, Moonlight e una gaffe epocale (2017)
Tutti i colpi di scena e i momenti 'accesi' o imbarazzanti finora elencati impallidiscono in confronto al più inatteso, assurdo, spettacolare disastro che le cerimonie degli Academy Award abbiano mai sperimentato: il gran finale della notte degli Oscar del 2017, quando sul palco salgono Warren Beatty e Faye Dunaway, mitici co-protagonisti di Bonnie and Clyde, per consegnare il trofeo più importante, quello per il miglior film del 2016. Tutti si aspettano che a trionfare sia La La Land, già a quota sei statuette, ma dopo aver aperto la busta Warren Beatty resta in un impacciato silenzio per venti, interminabili secondi, prima di porgere la busta a Faye Dunaway: la sua collega lancia una rapida occhiata e dichiara La La Land vincitore del premio.
Trascorrono più di due minuti, nel corso dei quali il palco è occupato dall'intero team del musical di Damien Chazelle, quando all'improvviso tra la folla inizia a serpeggiare una certa concitazione, fino alla surreale rivelazione: si è verificato un errore e l'Oscar come miglior film in realtà appartiene a Moonlight. Tra sguardi confusi, volti carichi di delusione ed esclamazioni di sorpresa, Beatty riguadagna il microfono per spiegare l'equivoco (un fatale scambio di buste), mentre i produttori e il cast della pellicola di Barry Jenkins giungono a ritirare le proprie statuette, suggellando una gaffe epocale: un meccanismo calcolato al millimetro che collassa in diretta televisiva di fronte a milioni di spettatori. Ma per certi versi, anche il più grande spettacolo che gli Oscar potessero regalarci...
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9. Lo schiaffo di Will Smith (2022)
Se l'envelope-gate sembrava destinato ad attestarsi come il momento più imbarazzante nella storia dell'Academy, in pochi avrebbero potuto immaginare che, appena cinque anni più tardi, un altro episodio avrebbe surclassato il pasticcio delle buste, attestandosi come la scena più vergognosa mai verificatasi nel corso di una cerimonia degli Oscar. Durante la serata degli Oscar 2022 Chris Rock sale sul palco per consegnare il premio al miglior documentario, ma prima, durante un breve monologo comico, lancia una battuta all'indirizzo di Jada Pinkett Smith: "Ti voglio bene, non vedo l'ora di vedere Soldato Jane 2", in riferimento alla testa rasata dell'attrice, affetta da alopecia. La telecamera inquadra suo marito Will Smith mentre ride alla battuta, ma pochi istanti più tardi quest'ultimo sale sul palco (probabilmente in seguito all'espressione contrariata di sua moglie) e colpisce Chris Rock con uno schiaffo in pieno viso.
Rock tenta subito di sdrammatizzare l'episodio, ma dal proprio posto Will Smith gli urla per due volte la frase "Tieni il nome di mia moglie fuori dalla tua cazzo di bocca!". In sala cala il gelo: la sua reazione furiosa è la prova che non si è trattato di una gag prestabilita. A rendere ancora più assurda l'intera situazione è, da lì a poco, la preannunciata vittoria di Smith per il film Una famiglia vincente e il discorso in cui l'attore, in lacrime, tenta di giustificare il proprio comportamento. Dimostrazione del peggior machismo trasmessa in diretta televisiva, l'aggressione fisica e verbale contro Chris Rock sarebbe stata sanzionata dall'Academy pochi giorni più tardi, con la decisione di escludere Will Smith da tutti gli eventi legati agli Oscar per i dieci anni a venire.
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