È incredibile il lavoro che è stato fatto in fase di scrittura con Only Murders in the Building, una delle sorprese seriali dello scorso anno e tornata a giugno con una seconda stagione, che si è rivelata fin da subito ancora migliore della prima. Elemento per niente scontato, che dimostra il talento e la lungimiranza degli autori che non hanno dormito sugli allori e hanno un quadro generale ben chiaro, come dimostrato dal finale di stagione, in onda il 23 agosto su Star di Disney+. Aggiungiamo a questo l'iniezione di fiducia da parte di HULU, che ha rinnovato lo show comedy per un terzo ciclo di episodi, quanto mai necessario. Ecco gli elementi che hanno fatto la fortuna della mystery comedy rendendola diversa da tutte le altre: ecco perché Only Murders in the Building è una serie per cui uccidere.
Attenzione come nei migliori gialli se proseguite in questo articolo troverete degli spoiler sul finale della seconda stagione!
Mabel Mora una di ... loro
Il mistero così come la soluzione del secondo caso di omicidio che ha coinvolto l'Arconia, il maxi-condominio al centro della storia, è arrivato dal passato dei protagonisti. È interessante notare come, dopo che il ciclo inaugurale si era concentrato su ciò che aveva portato Mabel Mora (una splendida Selena Gomez) ad essere ciò che è oggi, il focus in questa nuova stagione si sia spostato sugli altri protagonisti, che data l'età avevano ancora di più da raccontare e svelare dal proprio vissuto. Mabel è il primo motivo per cui Only Murders in the Building è una serie per cui uccidere e perché ha fatto funzionare lo strampalato trio messo in piedi da John Hoffman e Steve Martin, co-creatore e co-protagonista dello show, quando di primo acchito poteva sembrare fuori posto e solamente "la quota giovane" del casting. Il suo animo antico e il suo passato di appassionata di gialli insieme ai suoi amici, gli Hardy Boys, l'incidente/omicidio in cui rimase coinvolta Zoe e ora quello di Tim Kono, insieme alla rivelazione nella seconda stagione che il padre è morto di cancro quand'era piccola e che lei non aveva compreso subito il quadro generale del puzzle, suo passatempo preferito insieme al genitore, la fanno essere un perfetto contraltare per Charles e Oliver. La sua vita è insomma stata scandita dalla morte e questo non può che far invecchiare prima del tempo una persona.
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La chiave è nel passato
Ora invece ci concentriamo sul passato di Charles (Steve Martin) e Oliver (Martin Short) che in entrambi i casi sembra riguardare il ruolo di padre. Per Charles il rapporto complicato col suo, che spariva misteriosamente all'Arconia per intrattenere una relazione con una misteriosa pittrice (una Shirley MacLaine in grande spolvero) che gli ha lasciato un quadro, che nasconde quanto in realtà volesse bene al figlio. Nel frattempo Charles riallaccia anche i rapporti con la propria figliastra, allonatanata anni prima dopo che aveva troncato con la madre, aprendosi quindi le porte per un rapporto futuro meno disfunzionale. Lo stesso non si può dire per Oliver, che ha un rapporto altrettanto altalenante con la propria progenie, finché non scopre che in realtà è figlio biologico del suo aminemico Felix (Nathan Lane), proprio colui che era invischiato nelle attività illegali dell'Arconia nella prima stagione. Rapporti che si ribaltano e prendono una piega molto diversa in vista del futuro. La chiave è in ciò che è stato per comprendere ciò che sta accadendo: è nel torbido passato di Cinda Canning (Tina Fey) e della sua assistente Poppy (Adina Verson) che troviamo un'altra rivelazione che sarà anche la soluzione per il caso nel presente, chiudendo addirittura le trame di ben due stagioni e promettendo quindi una sorta di reboot per la terza.
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(Not) Only Murders in the Building
Io so chi è stato, il titolo del finale di stagione, è emblematico e strizza l'occhio alla frase ripetuta dall'uccello di Bunny, l'amministratrice di condominio all'Arconia, della cui morte sono stati accusati direttamente i tre podcaster del nostro cuore, dopo che Mabel è stata trovata sporca di sangue sul luogo del delitto. Arconia che è diventato sempre più personaggio e meno mera ambientazione: quasi un tabellone del Cluedo, con tanto di passaggi segreti, storici tunnel nascosti e armi del delitto nei vari appartamenti. Il killer reveal party del finale ha strizzato dannatamente l'occhio alla riunione dei sospettati per rivelare il colpevole di Hercule Poirot e Miss Marple nei gialli di Agatha Christie.
Un altro elemento che ha reso Only Murders in the Building 2 una stagione per cui uccidere è stato giocare sapientemente con i generi, equilibrandoli e mostrando soprattutto in questa seconda stagione molti momenti da sitcom con personaggi e guest star di grido che bussavano alle porte degli appartamenti dei protagonisti e irrompevano sulla scena (come se fossimo in uno stage teatrale, ancora una volta l'Arconia) per stravolgere ancora di più la loro realtà. Dopo l'episodio quasi interamente nel linguaggio dei segni della prima stagione, abbiamo avuto altre puntate "monografiche" come quella che ripercorre in toto l'ultimo giorno di vita di Bunny Folger (Jayne Houdyshell) e un'altra che mostra attraverso un blackout la giornata tipica del finora respingente Howard "il gattaro" (Michael Cyril Creighton), per ricordarci che in un giallo tutti i personaggi sono importanti. Ora però bisogna guardare al futuro, tanto che il finale della seconda stagione ci ha portato in un salto temporale di un anno, con un cambio di location significativo (l'omicidio avviene su un palco di Broadway, quindi bisognerà capire come questo si inserirà nell'ottica del podcast "Solo omicidi avvenuti nel palazzo" come si erano ripromessi i protagonisti nel ciclo inaugurale. C'è anche l'anticipazione di una big star - a cui oramai ci ha abituato la serie - che sarà protagonista dei nuovi episodi: nientemeno che Paul Rudd, ex marito di Phoebe in Friends e attualmente Ant-Man nel Marvel Cinematic Universe. Apparentemente un rivale di Charles a Broadway e suo co-star nello spettacolo diretto da Oliver. Ancora una volta ci troviamo a teatro (questa volta non metaforico) e ancora una volta il passato bussa alla porta dei nostri indomiti e improvvisati podcaster? Lo scopriremo nella prossima stagione, rimanete sintonizzati!