One More Time with Feeling: Andrew Dominik ci racconta Nick Cave, il dolore e la musica

Al suo quarto lungometraggio Andrew Dominik racconta, in bianco e nero e in 3D, il processo di registrazione di Skeleton Tree, ultimo album di Nick Cave e The Bad Seeds. Il documentario, quasi a insaputa del suo autore, si è trasformato in una riflessione universale sul dolore: ne abbiamo parlato con il regista. One More Time With Feeling è nelle sale italiane il 27 e 28 settembre.

Soltanto un amico da più di trent'anni come Andrew Dominik avrebbe potuto realizzare Nick Cave & The Bad Seeds - One More Time With Feeling: con un bianco e nero ipnotico e un utilizzo del 3D che sembra dare corpo ai suoni, il regista australiano ha documentato la registrazione dell'ultimo album di Nick Cave & The Bad Seeds, Skeleton Tree, realizzato grazie all'instancabile vitalità di Warren Ellis, collaboratore e sostegno di Cave, con cui il cantautore ha composto anche la colonna sonora del film di Dominik L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford. Dominik e Cave, che si conoscono grazie a Deanna Bond, ex fidanzata del cantautore divenuta poi moglie del regista, hanno affrontato insieme un percorso partito come un semplice documentario ma che si è trasformato in una vera e propria seduta di psicoterapia: una confessione a cuore aperto su un dolore impronunciabile, costante, impossibile da cancellare.

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Nick Cave & The Bad Seeds - One More Time With Feeling: Nick Cave in un'immagine tratta dal documentario
Nick Cave & The Bad Seeds - One More Time With Feeling: Nick Cave in un'immagine tratta dal documentario

Nel luglio del 2015 Arthur, figlio di Cave, è morto tragicamente cadendo da una scogliera in Gran Bretagna: questo evento, di cui il cantante non ha mai voluto parlare in pubblico, è diventato il tema centrale del documentario girato da Dominik, in cui l'arte assume una funzione salvifica, in grado non tanto di lenire un dolore lacerante come quello della perdita di un figlio, ma di dare speranza all'umanità intera, permettendole di affrontare la propria mortalità passando dal bianco e nero ai colori.
Presentato fuori concorso alla 73esima Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia, One More Time With Feeling resterà nelle sale italiane solo il 27 e il 28 settembre. Abbiamo parlato della pellicola con il suo autore, Andrew Dominik, presente al Festival.

L'origine del progetto e la scelta del bianco e nero in 3D

Come e quando è nata l'idea di questo progetto?

Ero su un aereo, stavo andando a girare uno spot, il mio amico Warren Ellis voleva fare la musica per un altro film e mi ha detto che voleva girare una pellicola su questo album che stava registrando. Sono andato a Parigi e Warren mi ha fatto sentire il disco: il giorno dopo ho incontrato Nick a Londra e anche lui voleva fare un film sul cd.

La scelta del 3D insieme al bianco e nero è interessante. Come mai ha deciso di girare il film così?

Volevo realizzare un film che fosse un'esperienza e allo stesso tempo un documentario. Questa scelta sembra cogliere perfettamente la natura dell'argomento che tratta e la struttura del film, che non ha una trama, ma cerca semplicemente di lanciare letteralmente dei sentimenti allo spettatore, come se fosse una poesia. Credo che abbia funzionato bene.

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Cave & The Bad Seeds - One More Time With Feeling: Nick Cave in un'immagine del documentario
Cave & The Bad Seeds - One More Time With Feeling: Nick Cave in un'immagine del documentario

Raccontare il dolore senza sfociare nella pornografia emotiva

Questo film comincia come un documentario su una rock star ma finisce parlando di dolore, un dolore universale. Com'è stato affrontare una sofferenza di questa portata?

Cave & The Bad Seeds - One More Time With Feeling: Nick Cave sul set del documentario
Cave & The Bad Seeds - One More Time With Feeling: Nick Cave sul set del documentario

L'intenzione era di fare un film che esplorasse l'arte e la morte, in modo da esorcizzarla. La paura più grande era quella di realizzare una pornografia del dolore: quindi abbiamo deciso di essere semplicemente onesti, senza dare peso alla confusione che circondava questo evento. Delineiamo il ritratto di una persona che ha subìto un trauma, ma non volevamo che diventasse un'intervista in stile Barbara Walters, in cui si finisce tutti a piangere. Non sapevamo bene quale fosse il confine: abbiamo mostrato tutto, il film è improvvisato, all'inizio non sapevamo dove saremmo finiti, ci abbiamo lavorato strada facendo. È stato molto eccitante, perché è bello andare a lavoro senza sapere cosa farai quel giorno: devi fidarti del tuo istinto e devi sperare che questo ti porti a realizzare qualcosa di coerente. Per fortuna poi i pezzi messi insieme hanno dato vita a un qualcosa di sensato. Lavorare in questo modo mi ha dato grande fiducia come regista.

Nel film viene nominata la "metafora dell'elastico", un concetto quasi filosofico (tanto più si cerca di scacciare il pensiero del trauma che ci ha sconvolti, impegnandoci con altro, più questo torna indietro colpendoci con violenza). Nick Cave "tende l'elastico" grazie alla musica, lei grazie al cinema: crede che l'arte permetta meglio di altre cose di tenere a bada l'elastico?

Nick Cave & The Bad Seeds - One More Time With Feeling: Nick Cave in un momento del documentario
Nick Cave & The Bad Seeds - One More Time With Feeling: Nick Cave in un momento del documentario

Sì. Credo che l'arte permetta all'artista di non sentire più le cose: un artista prende un sentimento, lo trasforma in arte e lo confina in quella forma. In questo modo non deve provare in prima persona quel sentimento. In questo caso però credo che non abbia funzionato: Nick prova a distaccarsi, ma questo sentimento continua sempre a colpirlo. Mi sono accorto che ogni volta che ritorna lo sorprende. Ci sono volte in cui pensa che sarà devastato e invece non lo è, e altre in cui crede di stare bene e invece è completamente distrutto. Non ha controllo. Nessuno di noi ce l'ha: nessuno sa come si sentirà da un minuto all'altro. Credo che ora lui ne sia consapevole. Non puoi fare niente per contrastare un sentimento: puoi soltanto provarlo. Tutti cerchiamo di avere il controllo dei nostri sentimenti, ma con un avvenimento del genere non c'è nulla che tu possa fare. È interessante vedere le reazioni delle persone che gli stanno intorno: si preoccupano costantemente per lui, cercano di fare qualcosa per aiutarlo ma non c'è nulla che possano fare. Non si può aiutare in una situazione del genere ed è molto difficile accettare il fatto di non poter essere utile.

Alla scoperta di Nick Cave

C'è un aspetto di Nick Cave che non conosceva e che ha scoperto grazie al film?

Il regista Andrew Dominik a Cannes al photocall di Killing Them Softly
Il regista Andrew Dominik a Cannes al photocall di Killing Them Softly

Gran parte di quello che ha detto sul lutto mi ha sorpreso: mi ha sorpreso quanto la sua famiglia abbia tratto giovamento dalla preoccupazione degli altri per loro. Mi ha sorpreso che volesse parlare dell'accaduto. Credo che abbia sentito che le persone si preoccupavano per lui e voleva far sapere a quelle persone come stava. L'altra cosa che mi ha stupito è stata che non aveva perso la capacità di provare gioia. Una mia fidanzata perse sua madre quando aveva 12 anni e mi disse che provò per la prima volta di nuovo gioia soltanto due anni dopo, sentendosi come se quella felicità fosse un tradimento verso sua madre. In qualche modo per lei sentirsi felice dopo un trauma come quello disonorava la memoria della persona morta. Nick, Susie ed Earl (Susie Bick la moglie di Cave ed Earl, fratello gemello di Arthur) non si sentono per nulla così: sono in grado di apprezzare la gioia e l'affetto delle persone che li circondano. Sono persone molto sane. Una situazione come questa può tirare fuori il meglio dalle persone: mi hanno dato questa impressione.