Oliver Stone si fa perdonare il ritardo con cui fa il suo ingresso nel Media Center di Via Verdi per la masterclass che chiude Torino 2023 intavolando una lunga conversazione in cui affronta questioni spinose di politica internazionale. Si può essere d'accordo o no con le sue tesi, che nascono comunque da un attento lavoro di ricerca e indagine come nel caso di Nuclear Now, documentario a sostegno dello sviluppo dell'energia nucleare promosso da Stone con un minitour italiano che, dopo Torino, toccherà Bologna e Roma.
Oliver Stone ci tiene a chiarire di non aver sposato la causa del nucleare per partito preso. Nuclear Now nasce da un lungo lavoro di ricerca durante il quale sono stati interpellati numerosi scienziati: "Nel film io suggerisco di continuare con le energie rinnovabili come eolico e solare, anche se l'energia idroelettrica è ai massimi livelli di sfruttamento, ma sostengo anche che il nucleare sia necessario per ridurre a zero il consumo di carbone e centrare l'obiettivo emissioni zero entro il 2025. Il petrolio ha un ruolo chiave sul mercato energetico, in USA è una lobby potente, il gas è considerato "pulito", ma in realtà è inquinante. Abbiamo bisogno del nucleare perché ci serve un maggior volume di energia. L'altro motivo per cui trovo il nucleare è così promettente è che ha molti altri usi, potrebbe servire per i trasporti e le scorie sono molto più limitate di quelle di carbone e petrolio".
L'ossessione per Kennedy, "ucciso perché parlava di pace"
La crociata di Oliver Stone va controcorrente rispetto all'impegno contro il nucleare di molte star liberal come Jane Fonda e Bruce Springsteen, ma il regista invita a informarsi e a non limitarsi ad assorbire il pensiero superstizioso e i timori intorno a questa energia generati da incidenti come Cernobyl e Fukushima, Come spiega, "molti temono l'aereo, ma gli incidenti automobilistici sono infinitamente più numerosi e mietono molte più vittime". La dedizione del provocatorio cineasta, che dall'alto dei suoi 77 anni continua a perseguire tenacemente l'obiettivo di combattere le bugie dei media anche a costo di inimicarsi Hollywood (l'ultimo suo film di finzione, Snowden, risale al 2016), si è manifestata ogni volta che ha toccato temi che gli stavano a cuore. Uno su tutti: l'omicidio di Kennedy,
Stone è tornato più volte sul tema, che per lui è una vera e propria ossessione, prima col film di finzione JFK, che ha stimolato l'apertura di una nuova commissione dopo i risultati fallaci della Commissione Warren, e poi con un documentario e una miserie tv. "La morte di Kennedy è stata una delle più grandi bugie dopo il Vietnam. L'autopsia fu realizzata in modo disastroso e non ci furono investigazioni approfondite perché all'epoca non interessava nessuno scoprire la verità. Kennedy è stato il miglior presidente americano ed è stato ucciso perché era l'unico che parlava di pace. Voleva lasciare il Vietnam. Dopo la sua morte Johnson si tuffò nella guerra a capofitto". Come ammette il regista, "JFK mi perseguita ancora oggi. Sono stato attaccato per le tesi in esso contenute, il film ha danneggiato la mia carriera, ma ne è valsa la pena".
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La verità a qualunque costo
Oliver Stone ha sentito il bisogno di tornare più volte sul caso Kennedy, a distanza di decenni, proprio per via delle informazioni "raccolte a pezzi e bocconi" in un arco temporale molto lungo. Ed è questo il valore del lavoro documentario del cineasta, la sua strenua ricerca delle fonti e la sua determinazione nell'approfondire le questioni invece di limitarsi alla versione ufficiale fornita dai media. "Per Nuclear Now ho controllato tre volte tutte le affermazioni contenute nel film. Bisogna stare molto attenti quando realizzi opere come queste, non ci possono essere inesattezze" Come chiarisce, "non sono un ricercatore, ho ingaggiato dei ricercatori per essere sempre aderente ai fatti, qualunque sia il tema affrontato".
E tra i temi "scomodi" affrontati da Oliver Stone c'è anche l'Ucraina, di cui lui si era occupato ben prima dello scoppio della guerra con la Russia. "Con l'Ucraina succede la stessa cosa che con il caso Kennedy, la gente non investiga" dichiara. "Ho prodotto un film intitolato Ukraine on Fire, ma non è interessato a nessuno ciò che è successo nel 2014. Fin dalla Seconda Guerra Mondiale l'Ucraina è sotto il controllo degli USA, che la manipola a piacimento. La guerra serve a far entrare l'Ucraina nella NATO per provocare la Russia. I neoconservatori americani, che operano sotto la superficie, mirano a distruggere Putin per impossessarsi della sua ricchezza e delle sue risorse. Vogliono una presenza nel paese. Questo piano nato nel 1944 si è interrotto nel 1992, ma ora è ripartito e stanno accelerando. Gli americani dovrebbero fare una cosa sola: smettere di voler controllare le altre nazioni e andarsene dalle 800.000 basi posizionate in modo strategico dalla CIA nel mondo".