Se c'è un regista che sa utilizzare le atmosfere del thriller per raccontare le varie sfumature dell'animo umano mettendo alla prova i suoi protagonisti attraverso le loro debolezze, questo è senza dubbio David Fincher. Il regista americano, dopo gli inizi negli effetti speciali alla corte di George Lucas, si è imposto all'attenzione del pubblico con Seven e Fight club, due pellicole diventate un cult della cinematografia degli anni novanta. E mentre le loro trappole psicologiche continuano ad attrarre l'attenzione degli spettatori, Fincher ê andato avanti con Il curioso caso di Benjamin Button, Millennium - Uomini che odiano le donne, The Social Network e House of Cards, l'osannata serie televisiva di cui è produttore esecutivo.
Fino ad ora il suo è stato un cinema prevalentemente al maschile, concentrato su ritratti di uomini sfidati dalla vita, come dall'assurdo e dalla propria genialità. È così che nel corso degli anni ê riuscito a immergere Brad Pitt in atmosfere oscure, ha riconosciuto la follia di Edward Norton ed ha privato Daniel Craig della sua potenza fisica per portare alla luce l'attore. Con L'amore bugiardo - Gone Girl, però, tratto dal romanzo di Gillian Flynn, si trova a gestire un personaggio femminile dotato di una forza tanto imprevedibile quanto distruttiva. Infatti il film, che apre la 52 esima edizione del New York Film Festival mette a confronto Ben Affleck e Rosamund Pike con l'intenzione di ricostruire le idiosincrasie di una coppia che si rispecchia senza troppi pudori nella sottocultura di un paese nutrito a sensazionalismo e voyeurismo. Al centro dell'attenzione ci sono Nick ed Amy, una coppia arrivata, più o meno felicemente, al quinto anno di matrimonio. Ma proprio nel giorno del loro anniversario, Amy scompare nel nulla lasciando un marito imperfetto ad affrontare l'indesiderata attenzione della stampa, i sospetti della polizia e un rebus sula loro vita tutto da risolvere. Ad aiutare Fincher nella realizzazione di questo nuovo thriller psicologico gestito anche con una buona dose di ironia dark, è la stessa autrice, che ha realizzato un adattamento per il grande schermo capace di stupire anche i più accaniti fan del romanzo.
David, ti presento Gillian
Un regista come Fincher non ha alcun bisogno di attribuirsi meriti non suoi. Per questo continua a chiarire senza indugi che la visione di questo film non è esclusivamente merito suo, almeno non all'inizio del viaggio produttivo. La gloria deve essere giustamente condivisa con La Flynn che,arrivando nella sua vita attraverso le pagine del romanzo omonimo, gli ha lanciato una vera e propria sfida parlando alla parte più dark del suo cuore. "Non è certo la prima volta che adatto un romanzo per il grande schermo. È successo con Fight Club di Chuck Palahniuk e Seven di Andrew Kevin Walker, giusto per citare due titoli. Il mio atteggiamento é sempre quello di compiacere l'autore. O meglio, desidero che questo sia soddisfatto del mio lavoro e che veda la sua creatura uscire fuori dal contesto letterario e prendere forma in modo, possiamo dire, distillato. Il mio lavoro, infatti, consiste proprio nel trovare l'essenza della storia per far in modo che il ritmo della narrazione cinematografica venga rispettato senza impoverire la ricchezza originaria. In sostanza, se in un romanzo c'é posto per quattro diversi finali, nel cinema se ne deve considerare solamente uno". Per la Gyllian però, l'incontro con Fincher ha rappresentato soprattutto un sogno diventato realtà visto che, anche durante la scrittura del romanzo, non ha smesso di pensare a lui come probabile regista. "Quando sono volata a Los Angeles per incontrarlo di persona - racconta - ero alla stesso tempo eccitata e intimidita. Stavo per conoscere il regista con cui ho sempre sognato di lavorare. Perfino mentre scrivevo il romanzo non facevo che pensare "Fincher potrebbe dirigerlo". Ci sono molte scene in Gone Girl che ho visto attraverso il suo sguardo. Credo che lui, come pochi, comprenda il valore della tensione e della paura. Inoltre ogni suo film è caratterizzato da un senso dell'umorismo dark ed anche in Gone Girl ce n'è molto. Quindi sapevo perfettamente che si trattava del regista giusto e che non si sarebbe allontanato da questo elementi."
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Riscrivere il mondo di Nick ed Amy
Gone Girl ha venduto oltre sei milioni di copie e questi numeri, volente o nolente, rappresentano un "peso" che grava sulle spalle del regista e dello sceneggiatore che non possono perdere di vista la responsabilità nei confronti del pubblico e dei lettori. In questa ottica Fincher e la Flynn hanno collaborato a quattro mani per rendere puramente visivo un racconto interiore. "Il primo elemento con cui ci siamo scontrati a livello di scrittura é la struttura stessa delle due voci, quella maschile e femminile - spiega il regista - La questione era, come rendere efficace tutti quei lui dice e lei dice senza perdere di vista la finalità che hanno nel l'intreccio principale? Devo dire che Gillian é stato perfetta e veloce nel trovare una soluzione. Così le riflessioni di Amy si sono trasformate in flashback, mentre quelle di Nick negli eventi quotidiani che si svolgono sotto gli occhi dello spettatore". Ma il lavoro di adattamento non é certo una attività semplice, anche e soprattutto se si conosce tanto intimamente la materia. "La struttura del romanzo è stata una vera sfida - continua la Flynn - Si tratta di una narrazione interiore che gioca molto con il tempo e la cronologia. Non si tratta di un romanzo che, mentre lo leggi, ti immagini automaticamente di vederlo sul grande schermo. Ho dovuto fare un passo indietro destrutturando la storia e rimettendola insieme nuovamente. Per me questa è stata la parte migliore del lavoro. È come se avessi dato a tutto una seconda vita."
Formare il team
Un conto è avere una visione, un altro è trovare i volti giusti in grado di incarnare una determinata personalità. Per questo motivo il casting di Gone Girl ha rappresentato un lavoro da svolgere con particolare attenzione, cercando di volta in volta quegli elementi unici in grado di definire un vero e proprio team. "Quando inizi a scegliere i tuoi protagonisti devi avere bene in mente una cosa, ossia che ogni singolo attore deve essere considerato come il membro di una squadra capace di interagire con gli altri in modo del tutto personale. Seguendo questo principio ho cominciato a guardarmi intorno per scovare la mia Amy." Sembrerebbe che il ruolo della protagonista sia stato ambito da molti nomi noti del cinema, ma come é riuscita la Pike a vincere sulle sue colleghe? "In questi anni avevo visto Rosamund in quattro o cinque film però non ero riuscito a capire bene chi fosse. E proprio questo elemento mi ha intrigato. Per Amy volevo un volto diverso, non così riconducibile ad altro. E quando ci siamo incontrati personalmente a Los Angeles ho capito di aver trovato la persona giusta." Per quanto riguarda Ben Affleck, invece, la scelta sembra essere stata quasi forzata, ammette con evidente ironia Fincher. " Perché Ben? Beh era l'unico ad essere disponibile in quel momento."