Siamo in pieno periodo kinghiano e NOS4A2 in qualche modo lo conferma. No, la nuova serie AMC che arriva in Italia su Amazon Prime Video non è tratta da una storia di Stephen King, ma dal romanzo omonimo di suo figlio Joe Hill e si inserisce, per temi e suggestioni, nell'universo narrativo del Re dell'horror. La serie apre sull'ambiguo personaggio di Charlie Manx, misterioso essere soprannaturale che va in giro a bordo della sula Rolls Royce per rapire bambini e condurli in un inquietante villaggio di Natale. Gli fa da contraltare la giovane artista Vic McQueen, anche lei dotata di un particolare potere: riesce a trovare ciò che è perduto, che siano cose o persone. Il nostro giudizio sui primi episodi della serie potete leggerlo nella nostra recensione di NOS4A2, ma ora è il momento di lasciar parlare i protagonisti e vi proponiamo la nostra intervista a Zachary Quinto e Ashleigh Cummings, rispettivamente Charlie Manx e Vic McQueen nella storia, realizzata in quel di Canneseries ad aprile, dove è stato proiettato il primo episodio in anteprima.
Vic contro Charlie
Vic è un personaggio femminile molto forte. Cosa ti ha attirata di più di lei?
Ashleigh Cummings: Sono stata attratta dalla sua forza, ma ancora di più dal dualismo tra forza e vulnerabilità. Ho adorato la complessità del personaggio, che è presente nello script ma già esisteva nelle pagine del romanzo. Oggi vediamo molte donne emancipate su schermo, così come diverse supereroine che ci appaiono molto forti, ma quello che ho amato di Vic è che ha un potere, ma le sue principali abilità sono il cuore, la creatività, la vulnerabilità e l'intuizione. Qualità tipicamente femminili che però non capita di vedere molto spesso nelle donne emotivamente e fisicamente forti su schermo. Non c'è stata una grande preparazione per le riprese, non c'è stato bisogno di mesi di preparazione atletica come capita per molte attrici impegnate in quel tipo di ruoli, perché non si tratta di forza fisica, ma emotiva, accompagnata da vulnerabilità e cuore.
Zachary, tu invece sei abituato a ruoli da mostro. In cosa è stato diverso interpretare Charlie Manx rispetto a Sylar o al lavoro fatto in American Horror Story?
Zachary Quinto: Per me, come attore, uno degli aspetti più interessanti di questo personaggio è stato la possibilità di trasformarmi e lavorare dal punto di vista della fisicità. Dal punto di vista emotivo, ogni personaggio è diverso e va compreso in modo diverso, ogni villain ha un punto di trauma e dal punto di vista di un attore è necessario avere compassione e comprensione del personaggio e della sua evoluzione. Manx è differente perché lo è il suo trauma: è stato abusato e trascurato da bambino in modo indicibili, non si è mai integrato ed è arrivato a questo imbastardimento tra il voler salvare i bambini dai genitori che pensa li trascurino o abusino a loro volta. Ma lo fa in modo mostruoso. Sylar è diverso, aveva una madre ultraprotettiva con la quale aveva un rapporto opprimente che non riusciva più a gestire, mentre il mio personaggio in American Horror Story era ancora differente. Quello che mi intriga non è il loro essere dei cattivi, non è come si collochino nello spettro morale, quanto la loro complessità psicologica da cui questo deriva. Per questo per me sono tutti diversi.
Quindi non sei attirato dai cattivi?
Zachary Quinto: Non necessariamente, anzi ero esitante nell'accettare questo ruolo perché in qualche modo l'avevo già fatto, ma ho capito che c'era abbastanza varietà e soprattutto l'opportunità di sparire in un personaggio, che è qualcosa che stavo cercando. Il fatto che questo aspetto era presente nel ruolo è stato un grande valore aggiunto, così come il non aver fatto televisione per cinque anni. Mi faceva piacere tornare e farlo con un ruolo che al pubblico piace che io faccia. La gente risponde bene a vedermi in questo tipo di ruoli.
Che tipo di rapporto hanno Charlie e Vic?
Zachary Quinto: Penso che Manx si senta minacciato da lei. Quando Vic scopre i suoi poteri, accende questa consapevolezza in lui. Sa che qualcosa sta accadendo, che qualcuno di nuovo, di molto potente, è entrato a far parte del suo mondo e credo che si senta minacciato. Ma man mano che scopre di più su di lei, si sente anche attratto dal suo potere. Ne è spaventato e attratto allo stesso tempo, c'è un dualismo nel loro rapporto, almeno dal punto di vista di lui.
Ashleigh Cummings: Col suo arrivo, Vic disturba questa entità che ha qualcosa di lei dentro di lui. Sono ovviamente molto diversi tra loro, ma c'è una sorta di fascinazione. C'è anche qualcosa del padre di Vic in Manx, è presente anche questa dinamica.
Essere Charlie Manx e Vic McQueen
Come è stato l'approccio al personaggio? Come sei diventato Charlie Manx?
Zachery Quinto: Prima di tutto ne ho parlato con Jami e Kari Skolgand, che ha diretto i primi episodi, e abbiamo dovuto cercare un alleato per il trucco. L'abbiamo trovato in Joel Harlow, con cui avevo già lavorato in due film di Star Trek, un truccatore premio Oscar, il meglio nel suo campo. Sapevo che avremmo avuto bisogno di uno come lui e per miracolo era disponibile e interessato. Con lui e Cheryl Daniels, l'acconciatrice, abbiamo iniziato a costruire l'aspetto fisico di Manx per ognuna delle cinque fasi del suo invecchiamento. Una volta definiti questi cinque step, ho elaborato la caratterizzazione nella voce e nei movimenti, ragionando su come andare dalla sua versione più giovane e vitale, che ha un sapore d'altri tempi, a quella più anziana, che si richiude su se stessa, che è disperata e vuota. Ho creato un vocabolario fisico che potevo attribuire a ogni fase del suo aspetto, così non appena arrivavo sul set e indossavo il trucco, sapevo esattamente che scelte fisiche e vocali avrei dovuto usare, in modo da essere coerente per tutta la serie.
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Quanto a Vic, è molto intrigante il suo essere allo stesso tempo normale e straordinaria, pensi che sia qualcosa in cui tanti si possono riconoscere?
Ashleigh Cummings: Una delle mie battute preferite è pronunciata da Maggie e dice più o meno "alcuni sono incredibili cuochi, altri artisti di grande talento, altri dei grandi creativi", quindi si può dire che lei è straordinaria, ma ognuno ha il proprio modo di esserlo. Non mi piace l'idea di un supereroe, penso che ognuno di noi abbia qualcosa che lo contraddistingua, che può coltivare per creare un dono per il mondo. Penso che sia importante vedere come Vic abbia questa grande creatività, ma nessuno gli abbia ancora insegnato a essere emotivamente completa, vedere come questa sua spinta creativa, insieme ai disagi che vive a casa, riesca a esplodere nella sua abilità di trovare le cose. Mi fa piacere che questo emerga, perché tutti noi abbiamo qualcosa da offrire, tutti possiamo avere un nostro superpotere se decidiamo di coltivarlo e dedicarvici.
Zachary Quinto: Vic rappresenta qualcuno che sta cercando di capire se stesso e cosa abbia ereditato dai suoi genitori, di sfuggire a se stessa. Charlie invece rappresenta qualcuno che non l'ha mai fatto, che non ne ha mai avuto la possibilità. La vita non ha fatto altro che buttarlo giù, lo capisci nel romanzo e in particolare nella graphic novel: non ha mai avuto la possibilità di essere migliore. È un personaggio con molte sfumature, penso che lui sia convinto di fare del bene ed è quello che lo rende diverso dal tipico cattivo. Lui pensa di aiutare, mentre sta distruggendo le vite di questi bambini. Ha una visione del mondo distorta, una percezione distorta che trovo stimolante.
E questa trasformazione, non solo nel trucco ma anche nel comportamento, lasciava un segno alla fine di una giornata di lavoro?
Zachary Quinto: A volte quando lavoravo alla versione più anziana, per una certa fisicità che mi portavo dietro. Ma faccio esercizio fisico e cerco di restare sempre connesso al mio corpo, indipendentemente da ciò a cui sto lavorando. Emotivamente sono abbastanza bravo a tener separato la mia vita da quella dei miei personaggi, ma fisicamente capita che ci sia qualcosa che ti porti dietro soprattutto sulla lunga distanza, infatti a fine stagione sono stato contento che fosse finita. Vedremo cosa accadrà se ne faremo una seconda, ne abbiamo parlato e forse ci concentreremo maggiormente sulle origini di Charlie, quindi non dovrà dedicarmi troppo alla sua versione anziana.
Nel mondo di Zachary Quinto
Cosa ti piace maggiormente sul lavoro?
Zachary Quinto: Mi piacciono i personaggi interessanti e lavorare con le persone che sappiano ispirarmi. Vengo dal teatro e ci torno ogni volta che posso, se potessi avere lo stesso tipo di carriera lavorando solo a teatro, lo farei senza pensarci due volte, è quello che mi dà il maggior senso di connessione e soddisfazione, adoro tornare sul palco. Ho anche una casa di produzione con cui mi occupo di tante cose particolari, mi interesso di ogni tipo di narrazione, mi piace sovvertire le aspettative: se faccio una cosa, poi devo fare il suo opposto. È il mio modo per tener vivo l'interesse.
E cosa ti ha lasciato il lavoro su Star Trek?
Zachary Quinto: Spock è un personaggio iconico. L'opportunità di immergermi in un personaggio così amato e riverito in tutto il mondo è stata un vero onore. Ma la più grande sorpresa e più grande ricompensa nell'aver interpretato Spock è stata il mio rapporto con Leonard Nimoy. La mia amicizia con lui, l'esser diventati così intimi, quanto abbia imparato dal conoscerlo, quanto mi abbia fatto crescere. Questo è il dono più grande.
Qual è la cosa più importante che hai imparato da lui?
Zachary Quinto: Ho imparato com'è un uomo nobile alla fine della sua esistenza. E sono grato di aver avuto l'opportunità di essergli vicino in quel periodo.
Saresti disposto a legarti alla serie se dovesse andare avanti a lungo?
Zachary Quinto: Io ho firmato per due stagioni. Se poi ne vorranno fare un'altra si vedrà, non si può mai dire. Quando firmi per un progetto del genere, si tratta di un impegno iniziale che poi dovrà essere ridiscusso. Mi sento in linea con tutti quelli coinvolti, quindi si vedrà, ma sono un Gemelli, mi piace andare sempre avanti e non ristagnare sullo stesso progetto. La mia creatività ha bisogno di stimoli sempre diversi, di varietà, ma allo stesso tempo è interessante lavorare a uno show che va avanti per anni, perché è una sfida costruire un rapporto con il personaggio che lo sostenga e ne mantenga la freschezza.
Nel mondo di Joe Hill
Conoscevate il romanzo prima di lavorare alla serie?
Zachary Quinto: Non prima che mi fosse proposto il ruolo. Ho letto sei degli script di Jami, perché un'ottima cosa di questa serie è che tutte le sceneggiature erano pronte prima di iniziare le riprese ed è un dono, perché puoi capire il percorso del personaggio. Sono stato in serie in cui ricevi pagine di sceneggiatura la sera prima di girare e diventa difficile.
Ashleigh Cummings: A me è stato vietato! È stata una decisione condivisa con gli autori, non volevano che anticipassi nulla di quello che accade a Vic, che vivessi la sua storia senza preconcetti.
Zachary Quinto: Sì, è comprensibile, ma nel mio caso è diverso, perché dovevo farmi un'idea mentale della sua evoluzione fisica, dovevo capire che età avrebbe avuto in momenti diversi della storia. Arriviamo ai nostri ruoli da prospettive diverse. Il libro l'ho letto dopo aver firmato per la serie e mi ha reso ancora più felice di averlo fatto. Penso che sia fenomenale, ma c'è anche una graphic novel intitolata Wraith che approfondisce la storia di Charlie. Ho scoperto che c'era una gran mole di informazioni sul personaggio su cui basarmi.
Joe Hill è figlio di Stephen King, che rapporto hai con le sue opere?
Zachary Quinto: Crescendo ero ossessionato da Stephen King. Ricordo la raccolta di racconti Scheletri, storie come La scimmia che mi davano i brividi: ero terrorizzato ma non vedevo l'ora di tornare nel suo mondo, perché sapevo che ogni volta che avrei preso quel libro in mano sarei stato trasportato in quel mondo di terrore. Ma non potevo fare a meno di leggerlo. Non avevo letto Joe Hill prima di NOS4A2, ma ho scoperto che rappresenta una grande evoluzione di quello spirito: viene da lì, ma è incredibile che abbia un talento così personale, che abbia una voce così originale. Ha chiaramente imparato dal padre e viene da quel mondo, ma ha una propria personale prospettiva e una grande consapevolezza del proprio mondo. Non esisterebbe senza il padre e porta avanti quell'eredità creativa. Conoscerlo è stato prezioso, somiglia tanto al padre, ha una visione del mondo che è chiaramente influenzata da lui, ma allo stesso tempo riesce ad avere un proprio personale punto di vista. Lo rispetto molto e amo come autore quanto amo il padre. È trovo che sia molto bello che collaborino e lavorino insieme.
Da Stephen King ad Alan Moore: quando gli scrittori non amano i film tratti dalle loro opere
NOS4A2 andrà su AMC un episodio a settimana, ma tante serie oggi vengono distribuite per intero. Voi che approccio avete alla visione? Siete tipi da binge-watching?
Zachary Quinto: Di recente ho fatto binge-watching di un paio di cose, ma non mi piace molto farlo, mi sento come se divorassi del cibo. A un certo punto arrivi a un punto di saturazione e guardi perché senti di doverlo fare, otto ore di seguito come uno zombie, non apprezzi più nel modo in cui dovresti. Per questo mi sono dato una regola di non guardare mai più di due episodi insieme, che è più o meno la durata di un film, e mi sembra ragionevole. Poi faccio passare un paio di giorni prima di tornarci, perché altrimenti sento di non fruirne nel modo in cui è stata pensata. Magari non aspetto una settimana prima di riprendere, ma almeno tre giorni. Per ora penso che sia questo l'approccio giusto per me.
30 serie TV perfette per il binge-watching
Ashleigh Cummings: Non ho fatto molti binge-watch di recente, ma penso che sia terrificante per il nostro lavoro pensare che tante persone divorano tutto quello che abbiamo fatto in una manciata di ore e poi devono aspettare un anno, un anno e mezzo prima di vedere altri episodi. Inoltre penso che il passare del tempo sia presente anche all'interno del racconto e penso che sia un bene lasciare un po' di respiro e gustarsi la storia nel corso del tempo per rifletterci e assimilarla.